Giustizia e favori, il giudice Pietro Errede lascia i domiciliari: ma deve restare in Puglia

Giustizia e favori, il giudice Pietro Errede lascia i domiciliari: ma deve restare in Puglia
di Roberta GRASSI
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Venerdì 13 Ottobre 2023, 20:29

Dopo cinque mesi dall’esecuzione dell’arresto, lascia i domiciliari il giudice civile Pietro Errede, coinvolto nella maxi inchiesta su giustizia e favori al Tribunale fallimentare di Lecce. Nell’inchiesta si contavano in tutto cinque misure cautelari, per un totale di dieci persone indagate. Errede - che si era trasferito al Tribunale di Bologna - è ora sottoposto all’obbligo di dimora in Puglia, non potrà quindi lasciare la regione. 
Lo ha stabilito il gip di Potenza, Salvatore Pignata, accogliendo l’istanza della difesa di Errede, sostenuta dagli avvocati Michele Laforgia e Donatello Cimadomo. Analoga istanza sta predisponendo per il compagno di Errede e avvocato Alberto Russi, anche lui ai domiciliari, il difensore Roberto Rella. L’attenuazione della misura cautelare è stata concessa dopo la chiusura delle indagini preliminari. 
Erano già tornati in libertà, su decisione del Riesame, Massimo Bellantone, Marcello Paglialunga ed Emanuele Liaci e sono sottoposti al divieto di esercitare la professione per un anno. L’inchiesta era giunta a conclusione a fine settembre. Sono già decorsi i 20 giorni entro cui gli indagati avrebbero potuto presentare memorie o chiedere di essere interrogati. Le accuse riguardano in tutto 10 persone. Oltre a Errede, Russi, e ai tre commercialisti citati, ci sono Antonio Casilli, avvocato e consulente del Tribunale, il commercialista Giuseppe Evangelista, l’ex funzionario della Regione Antonio Vincenzo Salvatore Fasiello, l’imprenditore Eusebio Giovanni Mariano, di Surbo e il giudice Alessandro Silvestrini. 

La ricostruzione

L’impianto accusatorio iniziale è stato sostanzialmente confermato dal procuratore della Repubblica Francesco Curcio, e dai pm Maurizio Cardea, Vincenzo Montemurro e Anna Piccininni che hanno coordinato il lavoro del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Lecce.. Le accuse contestate a vario titolo sono la tentata concussione, corruzione in atti giudiziari, turbativa d’asta e un tentativo di estorsione in danno dell’ex sindaco di Carmiano, Giancarlo Mazzotta, per un Rolex Daytona di 20mila. Orologio che Errede avrebbe alla fine acquistato personalmente e che avrebbe dovuto essere “rimborsato” da Mazzotta, imprenditore titolare della società Barone di Mare, sottoposta a misura di prevenzione e quindi al controllo giudiziario all’epoca dei fatti, ma all’insaputa del magistrato. Nell’inchiesta si è parlato, in buona sostanza, di incarichi in qualche modo “pilotati” e di una serie di regalie giunte al giudice Errede per il tramite dei consulenti. Un “sistema” fatto di contatti e amicizie e che è stato anche oggetto di intercettazioni telefoniche e ambientali. Il focus investigativo nasce da un esposto presentato in Procura, a Lecce, da Saverio Congedo ed Emanuele Macrì, in qualità di professionisti nominati quali amministratori giudiziari nell’ambito di una procedura. Poi la notizia di reato è stata trasmessa a Potenza. Da qui gli ulteriori approfondimenti: sarebbero state date a Errede avrebbe anche ricevuto informazioni privilegiate su un’asta giudiziaria, oltre a una serie di elargizioni. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Michele Laforgia, Donatello Cimadomo, Roberto Rella, Luigi Covella, Francesco Vergine, Fabio Di Ciommo, Luigi Vetere, Alberto Egidio Gatto, Luigi Suez, Enrico Chirivì, Amilcare Tana, Enrico Gargiulo, Leonardo Pace e Giancarlo Raco.
 

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