Mafia a Bari, le carte in Consiglio dei ministri: l’informativa di Piantedosi

Mafia a Bari, le carte in Consiglio dei ministri: l’informativa di Piantedosi
di Samantha DELL'EDERA
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Mercoledì 27 Marzo 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:48

Il caso Bari approda in Consiglio dei ministri. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha svolto ieri una informativa in merito anche alla decisione di inviare i commissari a Bari per valutare un eventuale scioglimento del Comune, dopo l’inchiesta che ha portato a 130 arresti e ha rivelato legami tra mafia e politica. Piantedosi ha elencato vari passaggi che hanno portato poi alla sua decisione di inviare i commissari, a cominciare dagli incontri che ha tenuto a Roma sia con i parlamentari del centrodestra sia con lo stesso sindaco Antonio Decaro. «L’accesso - ha ribadito il ministro - non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento». Nell’informativa è contenuta una ricognizione sui provvedimenti adottati negli ultimi anni, dopo il caso Bari.

La ricostruzione

Dall'entrata in vigore dell'istituto dello scioglimento, nel 1991, ha ricordato Piantedosi, sono stati effettuati complessivamente 463 accessi ispettivi, a cui sono seguiti 387 scioglimenti (380 comuni e 7 Asl).

Negli ultimi 10 anni - dal Governo Renzi ad oggi - sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa 133 Comuni e in un solo caso la magistratura ha annullato il provvedimento. Sono 15 i Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose dal Governo Meloni (4 centrodestra, 3 centrosinistra, 8 liste civiche). Ad oggi sono 22 i comuni gestiti da commissari straordinari per scioglimento per infiltrazioni mafiose. Non è la prima volta che viene disposto un accesso ispettivo in una grande città, è un altro passaggio dell'informativa, era già avvenuto a Roma (dove poi era stato sciolto il XV municipio di Ostia), Reggio Calabria Foggia, Lamezia Terme e Castellammare di Stabia (comuni questi ultimi quattro poi sciolti). L'accesso ispettivo, è stato sottolineato, non è pregiudizialmente finalizzato allo scioglimento dell'Ente bensì mira ad un'approfondita verifica dell'attività amministrativa, anche a tutela degli stessi amministratori locali che, in quella sede, potranno offrire ogni utile elemento di valutazione. L'accesso ispettivo garantisce inoltre lo stesso Comune perché, qualora emergano elementi di compromissione della struttura amministrativa, i dipendenti coinvolti potranno essere sospesi o destinati ad altro ufficio: viene così assicurato il ripristino delle condizioni per una corretta gestione dell'Ente. Per quanto riguarda la vicenda di Bari, è stato disposto l'accesso ispettivo sulla base di due indagini giudiziarie in corso nel capoluogo pugliese: una riguarda le attività dei clan mafiosi della città, che ha portato all'arresto di oltre 130 persone accusate di associazione mafiosa, voto di scambio e di aver favorito le attività dei gruppi criminali; l'altra riguarda invece le infiltrazioni mafiose nella Amtab - l'azienda di trasporti partecipata al 100% dal Comune - che nel frattempo dallo scorso 22 febbraio è stata posta dal Tribunale di Bari sotto amministrazione giudiziaria, affidata alla guida di un manager scelto dal tribunale stesso. La nomina è avvenuta ai sensi dell'articolo 34 «Codice antimafia», norma che prevede che un'azienda venga commissariata se emergono indizi di condizionamento diretto o indiretto delle sue attività economiche da parte delle associazioni criminali, oppure quando agevoli in qualche modo gli interessi dei clan.

Il lavoro dei commissari

E i tre commissari hanno iniziato nella giornata di ieri a visionare gli atti dell'inchiesta per poi passare ad atti più amministrativi che riguardano il Comune e la gestione delle partecipate. I tre, inviati dal Ministero, (Claudio Sammartino, prefetto in pensione, Antonio Giannelli, viceprefetto e Pio Giuseppe Stola, maggiore della Scico, il servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di Finanza) hanno preso "possesso" di un ufficio proprio all'interno della Prefettura. Sarà quella la base operativa non solo per visionare carte e documentazioni ma anche, eventualmente, per audire rappresentanti delle istituzioni.

Il compito della commissione, come spiegato nell'articolo 143 del Testo unico degli Enti locali, sarà quello di verificare la sussistenza di "concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori".

Dovrà essere verificata anche l'eventuale sussistenza di forme di condizionamento degli stessi amministratori "tali da determinare un'alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l'imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati", cita l'articolo 143 del Tuel. La commissione ha tre mesi di tempo (minimo) per poi presentare il report al prefetto che dovrà inoltrare le sue conclusioni al ministero. Un eventuale scioglimento dovrà essere disposto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'Interno, previa deliberazione del Consiglio dei ministri entro tre mesi dalla trasmissione della relazione. Contro il decreto di scioglimento è possibile presentare ricorso prima al Tar e poi al Consiglio di Stato.

Il prefetto Francesco Russo ha quindi messo a disposizione spazi e mezzi della Prefettura ai tre commissari. Che già stanno definendo un programma di "ispezioni", a partire proprio dell'Amtab (forse già nei prossimi giorni).

Intanto il Comune ha prodotto un dossier di centinaia di pagine dove ha indicato tutte le attività antimafia portate avanti negli ultimi dieci anni. Ma non solo. Palazzo di città sta ponendo attenzione massima su tutti gli atti, anche quelli in corso. Il sindaco Decaro ha dato mandato, per tramite del direttore generale Davide Pellegrino, ai dirigenti di aprire le porte alla commissione, fornendo qualsiasi informazione richiesta.

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