«Sola e con tre figli, spero di essere riassunta. Lo Stato non ci abbandoni»: la speranza di Paola

«Sola e con tre figli, spero di essere riassunta. Lo Stato non ci abbandoni»: la speranza di Paola
di Pierpaolo SPADA
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Domenica 3 Maggio 2020, 11:10 - Ultimo aggiornamento: 15:14
«Io ho 42 anni, sono separata e madre di tre figli. Ero stata assunta a tempo determinato 6 mesi fa. Il 31 marzo, però, il mio contratto è scaduto. E non ho potuto fare altro che proporre istanza per ottenere la Naspi. Ora è già passato un mese e mezzo ma non ho ricevuto ancora nulla». Paola Palma è un’impiegata amministrativa. Finche le è stato consentito farlo, ha prestato la sua opera a Galatina nell’ufficio costi di Gda srl, una delle aziende più avanzate nel settore dell’abbigliamento di lusso su questo territorio. Parla con voce netta. È determinata. La grinta che la anima è percepibile al primo ascolto. Ha accolto l’invito senza esitare, perché lei ha voglia di raccontarsi, di far comprendere cosa significhi per una donna nelle sue condizioni far fronte alla vita quotidiana. Le difficoltà contro di cui sta lottando dovranno, infatti, pur trovare una risposta. È la sua casa a necessitarne, la sua famiglia.

«Ho un figlio universitario, gli altri due frequentano le scuole superiori. Quindi, abbiamo, subiamo- dice - dei costi non indifferenti. Ci sono tasse, bollette e debiti, come per tutti, da pagare. E io sto consumando tutto quello che avevo messo da parte per riuscire a onorare gli impegni assunti. Ma tra poco non avrò più la possibilità di pagare, perché, al momento, non posso fare affidamento più su alcuna entrata. Ho urgente necessità di trovare delle soluzioni», ammette. Il momento peggiore, anche per lei, è corrisposto al giorno in cui, come a tutti i suoi colleghi, le è stato imposto di smettere di lavorare e di rifugiarsi in casa.

E, ancora oggi, quel momento non passa: «È una condizione realmente problematica ma per il semplice motivo che io certezze sul lavoro non ne ho. Mi ritrovo in un vortice», aggredita, come spiega, dalla sensazione di prendere schiaffi da tutte le parti. Perché nemmeno l’indennità di disoccupazione, nel frattempo - lo vuole ribadire -, arriva. «Spero solo che il mio datore di lavoro voglia riassumersi. Per ora, mi ha detto che un eventuale rientro potrebbe essere previsto a fine maggio. D’altra parte, l’azienda sta cambiano il modello organizzativo e, giustamente, è necessario del tempo per pianificare ogni nuovo step. Mi auguro davvero di poter rientrare, ho voglia e bisogno di lavorare», altrimenti giorno e notte continueranno a confondersi in una costante veglia. Che, pur angosciante, non riesce ancora a inibire l’esigenza di comunicare e chiedere risposte, anche a chi governa questo Paese: «Hanno detto tanto. E sono stati davvero incoraggianti. Ma, in sostanza - afferma questa donna -, oggi, io mi sento sola, perché non ho prospettiva di un lavoro e non ho ancora visto un euro di tutti gli aiuti che hanno promesso. Io sto consumando i miei risparmi. Tra poco non avrò più un euro e cosa dovrei fare, andare a bussare alla porta dei miei genitori? E i miei figli? Io - insiste Paola - mi rivolgo alle istituzioni: dateci una mano e non lasciateci soli, perché non ce la facciamo più».
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