Liquidazione per i consiglieri: protesta davanti ai cancelli. Pioggia di reazioni dal centrosinistra

Liquidazione per i consiglieri: protesta davanti ai cancelli. Pioggia di reazioni dal centrosinistra
di Vincenzo DAMIANI
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Sabato 7 Agosto 2021, 17:53 - Ultimo aggiornamento: 17:57

Hanno tappezzato di striscioni i cancelli del Consiglio regionale, a Bari, e protestato per quattro ore davanti alla sede dell'Assise pugliese. «Fuori il malloppo», «Restituite i nostri soldi», sono solamente alcuni slogan urlati da un gruppo di cittadini che ieri ha manifestato contro la reintroduzione dell'assegno di fine mandato per i consiglieri regionali. Cambialone day, così è stata ribattezzata la manifestazione dagli organizzatori. Il Tfr era stato abolito nel novembre del 2012, ma durante l'ultima seduta dell'Assise prima della pausa estiva, all'unanimità i 40 consiglieri presenti hanno votato per riattivare l'assegno in maniera retrodatata, a partire quindi dal primo gennaio 2013. La reintroduzione dell'assegno di fine mandato peserà circa quattro milioni sul bilancio del Consiglio regionale pugliese, però, chi vorrà incassare il proprio Tfr dovrà prima versare, anche retroattivamente, il contributo pari all'1% dello stipendio mensile.

La protesta in via Gentile


A protestare ieri in via Gentile c'erano anche alcuni attivisti del M5S di Bari, tra cui Sabino Mangano, ex consigliere comunale: tra coloro che hanno detto sì all'assegno di fine mandato c'è anche il gruppo pentastellato in Consiglio.

L'unica ad opporsi è stata Antonella Laricchia, assente durante la seduta incriminata. «Siamo qui per esternare il nostro dissenso sulla reintroduzione della liquidazione di fine mandato spiega Mangano - parliamo di 7.500 euro per ogni anno di mandato a partire dal 2013 alla faccia dei normali lavoratori che devono accantonare il Tfr. Chiediamo di revocare tale privilegio, come fatto in passato. Quella approvata è una schifezza, un privilegio che si sono votati in un caldo pomeriggio di estate sperando che la cosa passasse in sordina. Questo assegno favorisce i consiglieri rispetto a tutti i pugliesi che vivono con grande difficoltà in questo momento. Quanto fatto deve essere annullato, questi sono soldi pubblici che devono essere investiti per la comunità non per i privilegi di pochi». Non si spengono, quindi, le polemiche, in attesa di capire se il governo nazionale deciderà o meno di impugnare l'emendamento approvato. «Chi smette di indignarsi conclude Mangano è complice. La nostra battaglia è appena iniziata». Dopo otto anni, durante l'ultima sessione di lavoro prima della pausa estiva, all'unanimità il Consiglio ha approvato un emendamento, firmato da tutti i capigruppo, che reintroduce l'assegno di fine mandato. Si tratta del Tfr che era stato cancellato nel 2013 dal Consiglio stesso dopo che il governo Monti varò una manovra di spending review. Il decreto legge 174 del 2012 impose al parlamento e ai Consigli regionali italiani di abolire i vitalizi e tagliare gli stipendi, in quel momento l'Italia viveva un momento storico particolare, il diktat dell'Europa per evitare il default fu di ridurre spese e sprechi. Così furono eliminati i vitalizi parlamentari e quelli riservati ai consiglieri regionali, la Puglia si allineò e abolì nel novembre del 2012 i vitalizi e anche l'assegno di fine mandato. Con la reintroduzione, ora alla fine di ogni legislatura i consiglieri regionali e gli assessori potranno ricevere una somma poco superiore ai 35mila euro, 7.100 euro per ogni anno passato in Consiglio. Moltiplicato per 50 consiglieri, l'esborso complessivo per il bilancio del Consiglio è di circa 1,75 milioni all'anno. A questa cifra, però, bisognerà aggiungere gli assegni non goduti tra il 2013 e il 2015 e quelli maturati nel primo anno dell'attuale consiliatura. «A far data dal primo gennaio 2013 si legge nell'emendamento approvato - a coloro che hanno ricoperto le cariche di consigliere regionale o di componente della Giunta regionale, spetta l'assegno di fine mandato anche se cessati dalla carica nel corso della legislatura. L'indennità non spetta in caso di annullamento dell'elezione».

Le reazioni

Da Sinistra Italiana, Pierpaolo Patti (consigliere comunale leccese) boccia la vicenda: «I politici devono vivere come i normali cittadini e non come una minoranza privilegiata di questi». 

Dall'Area Cuperlo "Radicalità per ricostruire" defiscono una "rivincita della casta" la reintroduzione della buona uscita cancellata da Vendola 10 anni fa. «Un scelta incomprensibile che il Pd non può permettersi».

L'associazione politica leccese Prossima stigmatizza la mancanza di sensibilità del Consiglio regionale soprattutto alla luce del momento difficilissimo del Paese chiedendo ai consiglieri di ripensarci.


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