La protesta dei rider leccesi: tre ore fermi. «Basta: una consegna vale solo 3,77 euro»

La protesta dei rider leccesi: tre ore fermi. «Basta: una consegna vale solo 3,77 euro»
di Pierpaolo SPADA
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Mercoledì 6 Marzo 2024, 21:32 - Ultimo aggiornamento: 21:33

«Tariffe dignitose e tutele per poter svolgere al meglio il nostro lavoro e badare alle nostre famiglie». Sono le richieste dei rider Deliveroo attivi a Lecce che, stremati per le condizioni in cui operano, in buon numero hanno deciso di fermarsi e disconnettersi per 3 ore. 
La protesta è stata attuata l’altro ieri e ha creato un notevole disservizio, considerato il costante flusso di ordini di cui gode la piattaforma leader per il trasporto del cibo a domicilio. Queste persone - che condividono il loro status con tutti i colleghi operativi in Italia - hanno timore a esporsi col proprio nome e cognome, ma non rinunciano a raccontarsi. 

Le voci dei rider leccesi


«Noi - spiega un rider di 40 anni - lavoriamo con un contratto vecchio e scaduto, con tariffe e istituti (malattia, per esempio) non aggiornati e che, anche dal punto di vista previdenziale, vale carta straccia. Sia io che mia moglie lavoriamo per Deliveroo. Quindi, non di rado ci ritroviamo costretti a lavorare con i nostri figli. Siamo sottoposti a una tariffazione da fame: 3.77 euro per ogni consegna. Allargano le zone di pertinenza delle consegne senza estendere i compensi. E in questo modo scatenano delle aste tra rider che ovviamente mirano tutti a mettere insieme un compenso giornaliero adeguato». 
Le spese sono tutte a carico di chi effettua la consegna: «Mezzo, carburante, telefono, manutenzione e assicurazione del mezzo.

E si tenga presente che la tariffa base di 3.77 subisce variazioni man mano che gli ordini vengono rifiutati dai vari rider: cosa fareste, infatti, se vi trovaste in piazza Mazzini e vi offrissero 3.77 per consegnare un hamburger a Giorgilorio? Ed è proprio quando il rifiuto avviene che l’asta per l’aggiudicazione della consegna comincia». 


I rider chiedono dunque una tariffa unica e più elevata che consenta a tutti di accettare l’ordine e consegnare adeguatamente anche fuori città. 
«Teoricamente, questo lavoro - confida un giovane - ti permette di guadagnare anche 1200/1300 euro, ma al costo della tua salute. Perché, dopo 4 ore ai ritmi che garantiamo per essere ovunque nei tempi dovuti per soddisfare la clientela, sei sfinito e sei costretto a fermarti. Noi pranziamo pure mentre lavoriamo. E non abbiamo uno spazio dedicato in cui poterci fermare per ritirare gli ordini, per cui prendiamo rotoli di multe che ovviamente non possiamo permetterci di pagare. Per diversi giorni al mese lavoriamo, dunque. in perdita. Sì, è proprio così: siamo lavoratori - riflette il rider - ma senza essere considerati effettivamente tali».

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