Emiliano-Fitto, ancora botta e risposta sui fondi europei. «Il Sud attende». «Prima chiarezza sul passato»

Michele Emiliano e Raffaele Fitto
Michele Emiliano e Raffaele Fitto
di Domenico PALMIOTTI
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Martedì 13 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 07:32

Non si placa la battaglia a distanza tra il ministro Raffaele Fitto (Affari europei, coesione e Pnrr) e il governatore della Puglia, Michele Emiliano, sul Fondo di sviluppo e coesione Fsc. L’ennesimo “duello” è andato in scena ieri a Taranto nel convegno sull’economia del mare e le Zes promosso da Confindustria nazionale e Taranto.

Il governatore Emiliano

«Il ministro Fitto continua a ripetere che loro non sono obbligati a distribuire il Fondo di sviluppo e coesione. Questa formalmente è una cosa vera, ma non è mai accaduto, nella storia più recente, che il Governo non abbia distribuito alle Regioni del Sud, che ne hanno diritto nella parte dell’80%, il Fondo di coesione», afferma Emiliano. 
«Io - prosegue Emiliano riferendosi al presidente degli industriali pugliesi - non so più cosa dire al presidente Fontana.

Dopo che l’ex ministro Carfagna ha ripartito i 4,5 miliardi per la Puglia, ci avevi detto - puntualizza Emiliano riferendosi a precedenti colloqui con Sergio Fontana - che eri stato autorizzato ad acquisire tutte le domande di finanziamento. E anche questo è costato soldi alle imprese. Se io poi dico no, scusate, abbiamo scherzato, lasciamo perdere, a parte la ricaduta economica perduta, c’è tutto il tempo che abbiamo perso. E noi non possiamo permettercelo. È una cosa di concretezza assoluta, non c’è alcuna polemica da parte mia. Non possiamo buttare a mare tutta una categoria di imprese che sta combattendo».


Per Emiliano, sull’Fsc «la Puglia non è in discussione. Sì - prosegue - c’è qualche impresa, qualche associazione, che ha tardato a inserire sul portale del Governo la rendicontazione del Fsc, ma voglio anche dire che il Governo ha mutato il portale. Ce ne era uno che non andava bene. E quindi hanno preteso che le imprese reimpostassero la rendicontazione sul nuovo portale». 

Quasi 5mila imprese in attesa


«A Brindisi, nell’assemblea di Confindustria - rievoca Emiliano - ebbi modo di chiedere al Governo che se c’è un problema finanziario, se avete timore di distribuire l’Fsc, perché avete paura che si determini un buco di bilancio come quello delle quote latte degli allevatori del Nord e volete utilizzare l’Fsc per completare il Pnrr, parliamone chiaramente. In modo che io possa dire alle 4.700 imprese - rileva Emiliano a proposito del numero delle aziende in attesa in Puglia delle risorse per i loro progetti - guardate, che il problema è questo. Non mi si può dire verifichiamo e rendicontiamo tutto quello che è successo nel passato, che è ormai andato, e poi, se ve lo meritate, ripartiamo l’Fsc».

La linea del Governo


Il ministro Fitto, che si collega col convegno di Taranto, ribadisce invece la linea: coordinare i vari strumenti e fare chiarezza sul passato. «È importante avere un quadro d’insieme sulle politiche di intervento - afferma -. Siamo in una fase di confronto per un avvio di modifica del Pnrr. Il 31 di agosto è il termine dato a tutti i Paesi membri per il capitolo aggiuntivo e quindi per definire le modifiche del Pnrr. Il Governo - aggiunge - ha fatto una scelta organica. Si tratta di creare un collegamento tra le politiche del Pnrr con le politiche di coesione per avere un quadro complessivo. Rischiavamo di trovarci davanti al paradosso di avere il Pnrr, la coesione e il fondo di sviluppo e coesione non raccordati tra di loro, quindi abbiamo messo insieme una strategia che è quella che il Governo ha stabilito sin dall’inizio: creare un raccordo tra i diversi fondi». 


Anche perché, rammenta Fitto, «il Pnrr ha una data di scadenza che è giugno 2026 e ci sono vari interventi che da qui a giugno 2026 avranno delle difficoltà oggettive. Se non saranno realizzati entro quella data, ci sarà la revoca dell’intervento. L’obiettivo è quindi creare una sinergia tra i diversi fondi, a partire da quello della coesione, che ha come scadenza il 31 dicembre 2029, e il fondo di sviluppo e coesione che non ha una scadenza».

La posizione di Confindustria

Confindustria, col vice presidente nazionale Vito Grassi, sostiene, nel convegno di Taranto, che «andrebbero rifinanziati» i progetti che dall’Fsc «potrebbero dover lasciare il posto ai progetti Pnrr». 
Analizzando «la possibilità, anticipata dal Governo, che alcune misure possano essere trasferite dal Pnrr ad altre programmazioni di fondi europei e nazionali che hanno tempi più lunghi rispetto alla scadenza del 30 giugno 2026», Grassi osserva che «si tratta di risorse già assegnate e programmate, sia a livello nazionale che regionale, e per la maggior parte andrebbero a impattare direttamente sui territori per progetti che vedono coinvolte le imprese, che stanno anche programmando i relativi investimenti. Da qui l’importanza di preservarli pur in un’ottica di ottimizzazione delle risorse e dei tempi imposti dall’Europa».

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