L'assessore regionale Delli Noci: «Fondi Fsc ancora bloccati dal Governo, le imprese non possono più aspettare»

L'assessore regionale Delli Noci: «Fondi Fsc ancora bloccati dal Governo, le imprese non possono più aspettare»
di Paola ANCORA
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Venerdì 9 Giugno 2023, 17:00

«Non possiamo più aspettare». L'assessore allo Sviluppo economico della Puglia Alessandro Delli Noci è netto: «Anche nel corso dell'incontro dei giorni scorsi a Roma con il presidente Emiliano- spiega - il ministro Raffaele Fitto non ha dato risposte su un tema fondamentale quando si parla di Fondi di Sviluppo e Coesione: il tempo. Abbiamo necessità di definire le linee strategiche dei bandi e la nostra programmazione e non possiamo più attardarci».
Assessore, quali sono gli effetti pratici, reali di questo blocco della ripartizione dei Fondi che il Governo ha deciso, ufficialmente, per ridefinirne la governance?
«La decisione di tenere i bandi sempre aperti ha generato 1,5 miliardi di investimenti soltanto nell'ultimo anno. Parliamo in particolare di investimenti nel settore industriale e turistico si pensi, fra gli altri, a Oviesse, Pirelli, Cnh, Deloitte che hanno portato sul territorio migliaia di posti di lavoro. A ciò si aggiunga che la nostra capacità di spesa dei fondi europei è accertata da un ente terzo che conferma una crescita del Pil pugliese superiore a quella media nazionale. Abbiamo tenuto i bandi aperti per non interrompere questa crescita e forti di una ripartizione dei Fondi Fsc già conclusa con il precedente Governo. Aspettavamo semplicemente il trasferimento delle somme: a noi sarebbero toccati 4,5 miliardi e invece li attendiamo ancora. E a queste imprese dobbiamo poter dare risposte. Non solo».
Cos'altro?
«Deve partire la nuova programmazione dei fondi Ue, che prevede restrizioni molto più limitanti rispetto a quella passata. Per esempio non saranno più finanziati investimenti infrastrutturali per le grandi imprese, che invece sono stati per noi un attrattore importante. Per questo immaginavamo di mantenere quel canale di finanziamento grazie ai Fondi Fsc anziché con i Fesr. Ma alla luce di questa indisponibilità del Governo a sbloccare le somme, il rischio concreto è che le imprese vadano a investire altrove».
Ci dia qualche numero.
«La programmazione 2014-2020 ha sostenuto con successo il tessuto produttivo ed economico regionale: al 31 dicembre 2022 è stato raggiunto e superato il tetto dei 7,3 miliardi di euro di investimenti promossi da tutto il tessuto imprenditoriale. Parliamo di grandi imprese, medie, piccole ma anche di micro e startup, con un impegno di risorse pubbliche pari a circa 3 miliardi di euro. La Puglia si colloca al primo posto nel Mezzogiorno e al quarto posto in Italia dopo Toscana, Veneto e Lombardia per l'occupazione. L'incremento dei lavoratori dipendenti tra il 2018 e il 2022 è di ben 63.000 nuove unità. Abbiamo contribuito alla creazione di 4.000 nuove imprese, per investimenti di oltre 310 milioni di euro, promosse da soggetti svantaggiati attraverso lo strumento NIDI (Nuove Iniziative di Impresa) che sostiene l'autoimpiego e l'autoimprenditorialità; di queste iniziative ben 1.700 imprese sono interamente femminili. Questi sono solo alcuni numeri che parlano del lavoro svolto e dell'importanza dei fondi che spettano al Sud e quindi anche alla Puglia. Vogliamo veramente fermare tutto questo?
Ha incontrato oggi (ieri, ndr) i sindacati. Avete discusso anche di questo?
«Alcune sigle sindacali hanno già preso pubblica posizione tanto su questo tema che sulle Zes, per le quali procede speditamente la fase di investimenti relativa all'attuale perimetrazione e solo quella».
Cosa intende?
«Ritengo urgente sia assegnare gli ettari residui già previsti per le Zes della Puglia sia la riperimetrazione delle attuali Zone economiche speciali in attesa della quale stiamo vedendo allontanarsi possibili investitori. Il decreto che dovrebbe provvedere l'assegnazione degli ettari residui e la riperimetrazione degli attuali, definito nella Conferenza delle Regioni, è fermo sul tavolo del Governo da ormai quasi nove mesi. E ciò nonostante lo stesso commissario Zes, Guadagnolo, si sia espresso circa la possibilità concreta di risolvere alcuni complessi casi di riconversione industriale, come quello di Baritech, proprio attraverso la perimetrazione aggiuntiva».
Assessore che spiegazione vi siete dati per questo blocco? Non saranno certamente motivi politici, atteso che nella stessa situazione si trovano le altre Regioni del Mezzogiorno.
«C'è la volontà del ministro Fitto e del Governo di riorganizzare i fondi e la programmazione incrociandoli con il Pnrr, ma il problema è che si interviene su un treno in corsa ed è impensabile tirare il freno a mano. Altrimenti il rischio non è che si fermi tutto, ma che si finisca per deragliare».
Ne avete parlato con il ministro nel dettaglio? Il confronto con Emiliano è parso ai più molto freddo e poco fruttuoso.
«Il presidente Emiliano ha esposto problemi e preoccupazioni ed è chiaro che noi abbiamo portato al tavolo la nostra visione delle cose e che il Governo ne ha una complessiva, ma quest'ultima non può ignorare la prospettiva territoriale e le necessità di chi quotidianamente si occupa di programmazione e di sviluppo.

Tanto più se si parla di una Regione, come la nostra, che è prima a livello europeo per spesa dei fondi Fesr e che per i fondi Fsc ha sempre rispettato i termini di spesa. Il prossimo 15 giugno porteremo i nuovi bandi all'attenzione del partenariato economico-sociale e discuterò di questo anche con le associazioni. Dobbiamo spiegare perché non disponiamo delle risorse necessarie a continuare con gli investimenti che avevamo programmato».

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