Federazione dei cinque atenei di Puglia: il rettore di Bari rilancia la sfida dell'Università unica di Puglia

Federazione dei cinque atenei di Puglia: il rettore di Bari rilancia la sfida dell'Università unica di Puglia
di Paola ANCORA
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Martedì 14 Febbraio 2023, 22:27

Un’unica università della Puglia, con un solo consiglio di amministrazione, un solo rettorato e un senato accademico, suddividendo facoltà e corsi di laurea sui territori, in base alle potenzialità di ciascuno, per vincere la scommessa di attrarre più studenti e più investimenti. È l’idea lanciata dal rettore dell’università “Aldo Moro” di Bari, Stefano Bronzini, nel corso del tredicesimo congresso di Legacoop Puglia che si è svolto ieri nel capoluogo pugliese. «Sono disposto a dimettermi anche domani – ha detto Bronzini - se si costituisse una federazione degli atenei pugliesi e se si votasse un nuovo rettore». 
Una possibilità, quella della federazione, prevista dall’articolo 3 della legge Gelmini sull’Università, ma che per il momento non è stata accolta con particolare entusiasmo dagli altri atenei. Già in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico al Teatro Piccini di Bari, parlando di autonomia differenziata e spiegando perché fosse contrario a questa riforma, Bronzini aveva evidenziato quanto fosse funzionale a un potenziamento dell’offerta didattica della Puglia la creazione di una federazione, capace di pesare di più ai tavoli che contano, a Roma, dove si decidono finanziamenti e futuro dei singoli atenei. 

La suddivisione delle facoltà

L’idea – ha ribadito anche ieri - è «mettere intorno a un tavolo tutte le università pubbliche della regione per trasformarle in una federazione in grado di svilupparsi attraverso poli di ricerca sui singoli territori. A Brindisi metterei l’energia – ha dettagliato il rettore dell’Ateneo barese - a Taranto concentrerei archeologia e ambiente. A Lecce troverebbero posto le nanotecnologie, a Foggia l’agroalimentare e a Bari la sanità, la fisica, il calcolo, la chimica. Facoltà molto richieste, come per esempio Giurisprudenza, le lascerei su tutto il territorio, ma legate a un solo ateneo».
Per Bronzini sarebbe una scelta vantaggiosa per tutti, perché permetterebbe di attrarre investimenti «che non siano in concorrenza ma in coesione - ha detto -. Le risorse sarebbero distribuite in modo equo e non ci sarebbe una contesa degli studenti fra atenei.

Ci sto ragionando da circa un anno - ha proseguito - con l’obiettivo di diventare la più grande Università in Italia. Alcuni colleghi sono scettici, altri ottimisti. Il mandato di tutti noi scade insieme, nel 2025 - ha concluso -. Abbiamo due anni per impegnarci in una politica diversa rispetto a quella di frammentazione tipica degli anni Novanta. La decisione dipenderà comunque dal Comitato universitario regionale di coordinamento delle università pugliesi».

La “logica del campanile”

Superare la «logica del campanile» - aveva detto Bronzini inaugurando l’anno accademico - e cercare di costruire un grande polo pugliese sarebbe una scommessa sul futuro della formazione universitaria in questa regione: «È giunto il momento di dichiarare inadeguati i paradigmi del passato e passare dalla logica del campanile a proposte innovative che possano sviluppare una crescita e uno sviluppo di poli di ricerca e di formazione su tutto il territorio regionale. È giunto il momento di dare forma ad una sempre più virtuosa sinergia di ricercatori per la costituzione di attrattivi poli tematici di eccellenza. Se siamo contenti che due nostri dipartimenti sono stati dichiarati d’eccellenza, siamo anche coscienti che unendo le forze potremmo fare molto di più per il nostro territorio. L’attuale normativa lo consente. Tocca a noi la scelta». 
In realtà una prima proposta di federazione delle università non solo pugliesi, ma anche di Molise e Basilicata risale al 2010. I rettori dei vari atenei sottoscrissero un protocollo d’intesa per l’attuazione del progetto “Federazione del sistema universitario molisano – lucano – pugliese” che puntava a mettere in rete l’Università degli Studi del Molise, quella di Bari, l’Università del Salento, l’Università della Basilicata, il Politecnico di Bari e l’Università degli Studi di Foggia. Tutte d’accordo nel ritenere, come dichiarò l’allora rettore di Unisalento Domenico Laforgia, che «il processo di avvicinamento al concetto di federazione» sarebbe stato in grado di «creare cooperazione, produttive forme e reti di collaborazione per garantire processi virtuosi e competitivi a vantaggio della collettività, del territorio e dei giovani». Anche i rappresentanti delle Regioni si dissero d’accordo. Poi il quadro è cambiato, l’idea è finita in un cassetto e oggi - al tempo dell’autonomia - fatica a farsi strada. Il dibattito, tuttavia, resta aperto. 

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