Referendum, Emiliano: indegno che i vertici del Pd scelgano l’astensione

Referendum, Emiliano: indegno che i vertici del Pd scelgano l’astensione
di Nicola QUARANTA
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Venerdì 18 Marzo 2016, 06:45 - Ultimo aggiornamento: 14:21
Trivelle sì o trivelle no? I vertici nazionali del Pd scelgono la via dell’astensione. Una posizione mai annunciata, in verità, quella apparsa in rete, sul sito internet dell’Agcom. È all’indomani è bufera. 
«Questo referendum è inutile. Non riguarda le energie rinnovabili, non blocca le trivelle (che in Italia sono già bloccate entro le 12 miglia, normativa più dura di tutta Europa). Chi vuole dare un segnale politico, fa politica, non spende 300 milioni del contribuente. Lunedì vedremo chi ha i numeri - a norma di Statuto - per utilizzare il simbolo del Pd», affermano i vicesegretari nazionali Pd Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani: «Lunedì, ratificheremo la decisione presa come vicesegretari».
Così l’ennesimo scontro tra il Pd regionale e il premier Matteo Renzi è servito.  
«I primi a voler evitare il referendum sulle trivellazioni petrolifere in Adriatico e nello Ionio - dice il governatore Michele Emiliano - sono stati i presidenti delle regioni referendarie, che delegarono il sottoscritto e il presidente della Basilicata Pittella a chiedere un incontro tra Regioni e Governo sulla materia delle trivellazioni, che aveva scatenato l'ira popolare di sindaci, cittadini, operatori turistici e determinato la presa di posizione di molti esponenti della Chiesa».

«Durante questo incontro, svoltosi nell'agosto del 2015 il sottosegretario Vicari con grande gentilezza prese atto delle nostre rimostranze di fronte al gran numero di permessi di prospezione di ricerca di idrocarburi nello Ionio e nell'Adriatico e si impegnò a convocarci entro la settimana successiva per definire il da farsi. Lo stesso sottosegretario Vicari dopo qualche tempo ci comunicò che il governo non aveva interesse a effettuare l'incontro con le Regioni», continua il governatore Michele Emiliano. «Sbagliata e ingiusta, dunque, la posizione espressa dai vice segretari del Partito che addebita ai promotori del referendum la responsabilità per le spese del referendum. Per due ordini di motivi: il primo, evidente a tutti, perché se il Governo avesse voluto discutere la materia con la Regioni avremmo potuto certamente evitare il referendum sin dall'inizio. Il secondo, perché non è certo colpa delle Regioni se il governo non è tecnicamente riuscito a neutralizzare con il suo intervento legislativo anche il sesto quesito sopravvissuto».

E conclude: «Il vero scopo è impedire ad ogni costo il raggiungimento del  quorum. Non ci pare uno stile degno di un grande partito democratico leader della sinistra europea. Non sono contento del mio partito e del panico in cui cade troppo spesso nei casi in cui la coscienza si divide dalla
Il governatore, poi, si concede un tweet internazionale: «Io e Barack Obama siamo contro le trivellazioni petrolifere marine. Il Pd italiano che fa?». E poi “cinguetta” ancora: «Obama vieta le trivellazioni petrolifere nell’Atlantico. E noi in Italia dobbiamo fare un referendum». 

Furioso anche Piero Lacorazza (Pd), presidente del Consiglio regionale della Basilicata, capofila delle Regioni referendarie: «Sono iscritto al Pd, ci resto e non mi astengo. Un referendum non è mai inutile, anche perchè la decisione di svolgerlo è di competenza della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale: ci sarà la possibilità di andare nel merito di questo referendum che, se fosse stato inutile, si sarebbe almeno potuto fissare la data in coincidenza delle amministrative, per evitare di sprecare 300 milioni».

Ed è bagarre anche nel gruppo parlamentare. Roberto Speranza, deputato della minoranza Pd che guida Sinistra riformista, attacca: «La direzione e l'assemblea non mi risulta abbiano mai discusso di questo referendum. Si può andare avanti così?».Prende le distanze dal Pd nazionale anche il presidente regionale del partito Elvira Tarsitano: «La posizione astensionista del segretario nazionale Matteo Renzi non solo non rispecchia la volontà dell’assemblea regionale del partito ma è stata assunta in totale autonomia. Il Partito Democratico pugliese ribadisce così il proprio “Stop alle trivellazioni” nel Mediterraneo, invitando i cittadini a partecipare attivamente alla consultazione referendaria del 17 aprile e ad esprimere con il Sì la volontà di tenere lontane le attività petrolifere dalle nostre coste per tutelarne la bellezza e l’integrità ambientale».
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