Denatalità in Puglia: rischio spopolamento per le città

Denatalità in Puglia: rischio spopolamento per le città
di Alessio PIGNATELLI
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Martedì 8 Febbraio 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 14:07

La crisi delle culle. Fuor di metafora, una denatalità crescente in tutta Italia e uno spopolamento ancor più radicato al Sud. Con una statistica che fa riflettere: la prima provincia pugliese che si aggiudica il non entusiasmante primato nel calo demografico è pugliese, ossia Barletta Andria Trani dove i nuovi nati iscritti all’anagrafe ogni mille abitanti in vent’anni sono il 39,5% in meno. Ma in questa classifica, nei posti meno ambiti, sono presenti anche Lecce all’undicesimo posto (-34%), Bari al quattordicesimo (-33%) e Foggia al ventunesimo (-32%). Brindisi è trentaduesima (-30,9%) mentre solo Taranto scavalla il dato nazionale (-27,7%) attestandosi al sessantaquattresimo posto con un calo del 25,6% rispetto al 2002.

Le statistiche Istat

Magari non sconvolgerà un trend già conosciuto ma, certamente, le statistiche Istat degli ultimi vent’anni rielaborate su base provinciale dal Sole 24 Ore sulla natalità non possono lasciare indifferenti. Il dato nazionale, aggiornato al 2020, è di 6,8 figli ogni mille abitanti, quasi il 28% in meno rispetto al 2002 «che significa circa 125.550 nuovi nati in meno nell’arco dell’anno».

L’Italia è anche il fanalino di coda dell’Europa. E, chiaramente, la pandemia non farà altro che addensare le nubi per ovvie ragioni: precarietà economica, sfiducia nel futuro, instabilità generale. Ma è bene tarare questi dati sul territorio dove si nota un aspetto particolare. Come spiega il quotidiano di Confindustria, la mappa provinciale del calo demografico ha viaggiato a due velocità. «Dal 2002 al 2008 la flessione ha riguardato solamente Sud e Isole, mentre al Centro le nascite addirittura sono risultate in crescita del 10 per cento. Dal 2008 ad oggi, invece, il calo è stato generalizzato in tutto il Paese. Il risultato è un trend più marcato nel Mezzogiorno dove, rispetto a inizio secolo, la flessione è iniziata prima».

Una crisi iniziata prima

Questo aiuta a comprendere come la crisi del Sud sia iniziata ben prima di quella generalizzata del 2008 che ha colpito tutto il mondo e l’Italia intera. Il Mezzogiorno sconta quindi difficoltà endemiche già prima della recessione con un processo di denatalità e spopolamento iniziato a inizio secolo. Una cartina di tornasole è quella pugliese: aiuta, in questo senso, il paragone con la situazione nazionale. In Italia si osserva che il tasso di natalità si è attestato a 6,7 bambini ogni mille abitanti contro una media di 8,9 nascite nei 27 paesi dell’area euro. La Bat - pur essendo la provincia che, come visto, ha avuto un tracollo dei nuovi nati iscritti all’anagrafe ogni mille abitanti: il 40% in meno rispetto a vent’anni fa - è l’unica provincia in cui il tasso di natalità del 2021 è leggermente più alto del dato nazionale: 7,4. Diverse province pugliesi sono al di sotto con Brindisi e Lecce al 6,2 e Taranto al 6,3 mentre reggono Bari e Foggia al 6,8. Dal punto di vista della natalità quindi i tassi sono molto simili e proprio questo dà un’indicazione: nel Mezzogiorno, rispetto al passato, la fecondità si è abbassata di parecchio allineandosi alla media italiana. Insomma, quella peculiarità storica della tradizionale e numerosa famiglia al Sud sembra ormai un lontano ricordo. Ecco perché si leggono quei crolli di percentuale in vent’anni sul nostro territorio.

I flussi migratori

Un altro spunto riguarda i flussi migratori: in Italia, nel primo decennio, c’è stato un grande fenomeno di arrivi dall’estero che ha fatto aumentare molto la popolazione nel Centro Nord. Ha fatto la differenza sotto diversi aspetti: quantitativo dal punto di vista numerico e qualitativo da un punto di vista anagrafico degli immigrati. È stato cambiato molto il quadro ringiovanendo la popolazione centrosettentrionale e mutando il rapporto tra le due aree. A questo si somma la migrazione interna di persone che si spostano dal Sud al Nord. Il problema è certamente generalizzato e assolutamente non da sottovalutare. Tant’è che sono indicative le parole espresse nelle ultime ore dal peso specifico enorme. L’argomento è stato toccato infatti dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante il discorso per il suo insediamento bis. Il monito del Capo dello Stato invitava proprio a «superare il declino demografico a cui l’Europa sembra condannata». E in questo senso, ancora una volta, per il Mezzogiorno la condanna sembra ancora più preoccupante.

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