Cutolo puntava alla Puglia, la mala locale disse no. Fu così che nacque la Scu

Cutolo puntava alla Puglia, la mala locale disse no. Fu così che nacque la Scu
di Roberta GRASSI
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Venerdì 19 Febbraio 2021, 11:07 - Ultimo aggiornamento: 16:20

La datazione è dubbia, perfino la vera storia sulla nascita della Sacra corona unita è avvolta da un velo leggendario, una sorta di mito diventato nel tempo un racconto di vita vera. Costruito su narrazioni autobiografiche rese a processo, su pizzini (o meglio, sfoglie) e dichiarazioni dei collaboratori.
È ormai dato per assodato che all'origine di tutto ci sia stato - suo malgrado - Raffaele Cutolo, fondatore e capo della Nuova camorra organizzata, figura dall'indiscussa caratura criminale. Mai pentito, un'eminenza grigia che come tutte le figure di spicco deve la sua fortuna a una visione imprenditoriale della gestione mafiosa. E a una discreta capacità nel tessere una tela di rapporti istituzionali con lo Stato. Tornando al Salento, Cutolo, morto a 79 anni, due giorni fa, nel carcere di Parma, pensò di espandersi nella terra di nessuno, la Puglia alla fine degli anni Settanta. È ormai dato per assodato che a impedirglielo fu Pino Rogoli, il piastrellista mesagnese tuttora ristretto in regime di carcere duro, che decise di stringere la mano a Umberto Bellocco, capo dell'omonima ndrina di Rosarno. Strizzò l'occhio alla Calabria, una alleanza tuttora viva e vegeta. E così la discesa dei campani fu impedita e iniziò, forse un po' più in fretta del previsto, una nuova avventura di stampo mafioso.
Correva l'anno 1983. Si dice fosse il primo maggio. La Sacra corona unita nacque in una cella come opposizione allo strapotere dei camorristi, dentro e fuori le carceri. La guerra in Campania tra clan rivali aveva spinto Cutolo a cercare terreno fertile in Puglia; le nuove rotte del contrabbando di sigarette segnavano diverse traiettorie ed era proprio la Puglia, la più vicina ai Balcani, la porta di accesso più comoda, veloce, efficace. Ma le mire espansionistiche della Nco cozzarono contro la resistenza della criminalità autoctona, poco organizzata ma già ben collegata, con la ndrangheta innanzitutto, ma anche con la mafia. Anche questo facilitò la transizione senza scontri cruenti. Quelli ci saranno di lì a poco, ma tutti all'interno, per rivalità esplose all'improvviso tra clan di uno stesso territorio un tempo alleati e organizzati in un'unica struttura. L'idea di Cutolo di federare una fetta di Puglia, affiliandola alla Nuova camorra organizzata, accelerò le spinte associative che da queste parti cercavano ancora un amalgama e un riferimento. Da qui la Scu, contro lo strapotere dei campani, come spiegò - cercando di ridimensionare il peso e la portata della neonata associazione malavitosa - il fondatore, Rogoli. Ma la Scu non sarà mai la mafia pugliese: troppo diverse le propaggini foggiane e baresi, ma in parte anche tarantine, rispetto al nucleo storico insediatosi nel Salento.
La genesi è ripercorsa in qualsiasi ordinanza di custodia cautelare, in tutte le sentenze che narrano della Sacra corona dei tempi che furono, quella che fece affari d'oro con il contrabbando di sigarette, e di quella più recente. Le ragioni della nascita della Scu in terra di Puglia si legge tra le carte di una delle tante operazioni recenti sono da attribuire alla massiccia penetrazione tentata da Raffaele Cutolo in Puglia, indotto dalla necessità di estendere i suoi interessi criminali per sfruttare mercati nuovi ed economicamente promettenti: da qui la decisione di fondare anche in Puglia una organizzazione camorristica. Non ce la fece, non nel sud della Regione. Ma riuscì comunque a esportare un'idea, un modello. Un sistema tenuto poi insieme da una sigla, un acronimo: la Scu. Strutturato come la Camorra con un'organizzazione verticistica con capi e subordinati, responsabili di determinate aree geografiche e di specifici affari. Scandito da riti di affiliazione dall'impianto scenico solenne. I santini, il fuoco. I gradi di cui ha parlato di recente l'ultimo collaboratore di giustizia del Brindisino, un 35enne ergastolano che ha confermato ai magistrati della Dda quello che già sapevano e cioè che la tradizione si è tramandata, seppur al giorno d'oggi la pervasività e pericolosità della malavita salentina non siano paragonabili a quelle di un tempo, quando si sparava per regolare i conti.
Cutolo era un esponente della vecchia guardia. Uno di quelli che hanno fatto la storia della criminalità organizzata, intesa nelle sue varie declinazioni. Uno fra quanti hanno pensato di fornire alla gente un punto di riferimento diverso. Fondato sull'omertà e su risposte certe di protezione e assistenza. Risposte rapide, talvolta più efficaci di quelle legali. La Puglia, dipinta come incontaminata fino agli anni 70 (ma così non era: i sequestri di persona, i soggiorni obbligati dei mafiosi, tutto aveva contribuito a far maturare la svolta), non potè che cedere alle lusinghe. La Nuova Camorra organizzata era stata fondata nel 1974. Cinque anni dopo vi fu l'incontro con alcuni esponenti della delinquenza pugliese all'Hotel Florio di Lucera. Poi a Galatina. Nacque la Nuova grande camorra pugliese. Ma non durerà a lungo.
Il Professore perse la sua sfida. Era chiamato così dai suoi compagni di detenzione perché era l'unico che sapesse leggere e scrivere. E' il don Raffaè raccontato da Fabrizio De Andrè, personaggio in grado di suscitare suggestioni artistiche, anche per le stravaganze della sua vita privata. Da sempre in cella, sposato con Immacolata, giovanissima, al carcere dell'Asinara. Mai un giorno di vita coniugale insieme, un amore nato quando lei aveva appena 17 anni e mai rinnegato, fino all'ultima richiesta di clemenza del 2019, quando fu lei a chiedere una scarcerazione per motivi di salute che non gli è stata concessa. Al di là dei risvolti romanzeschi, la storia della Nco è intrisa di sangue. Di morti ammazzati, di trame oscure sui cui mai si è riusciti ad avere piena luce. Simile ma non troppo alla Scu salentina, quest'ultima diventata sì una holding, ma stremata oggi dalle moltissime collaborazioni, dai colpi inferti ai business principali e probabilmente condizionata, sin dal principio, da una vocazione socio-economica del territorio poco permeabile all'egemonia di una compagine di livello. Il contrabbando, che l'ha caratterizzata per più di un ventennio, è stato sconfitto. Restano le estorsioni, la droga. I traffici di droga. Restano fotografie in bianco e nero di auto crivellate di colpi. Ma sempre più si parla ancora di misure di prevenzione; di soldi che circolano nell'economia legale e che provengono da affari illeciti condotti in epoche diverse; di infiltrazioni nelle istituzioni e nella politica, con un preoccupante aumento di interventi drastici: scioglimenti di consigli comunali; interdittive antimafia per aziende.
Anche la Scu persegue sempre più la via degli affari, si camuffa, si inabissa. E ha purtroppo i suoi riferimenti simbolici, cui agganciare la sua storia. Come Cutolo per la camorra, qua c'è Rogoli, il fondatore della Sacra corona. Giurò fedeltà nel 1981 nel supercarcere di Trani. È in cella da quasi quarant'anni e, anche lui, non ha mai cambiato idea.
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