Migranti, la strage del barcone di Pylos: non ci sono più superstiti, in mare restano ancora oltre 600 corpi. Vertice Ue sul caos soccorsi

Dramma migranti, questa è stata definita "la tragedia più grande nel Mediterraneo"

Migranti, la strage del barcone di Pylos: non ci sono più superstiti, in mare restano ancora oltre 600 corpi. Vertice Ue sul caos soccorsi
Migranti, la strage del barcone di Pylos: non ci sono più superstiti, in mare restano ancora oltre 600 corpi. Vertice Ue sul caos soccorsi
di Cristiana Mangani
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Sabato 17 Giugno 2023, 06:46 - Ultimo aggiornamento: 14:57

Il passare dei giorni azzera inesorabilmente le speranze di ritrovare qualcuno in vita nel naufragio di Pylos, a sud del Peloponneso. La conta dei sopravvissuti è inesorabilmente ferma a 104, così come quella dei corpi recuperati: ancora 78. Tra le persone salvate, 71 sono arrivate nella struttura di accoglienza di Malakasa, tra cui 8 minori non accompagnati. Nelle profondità dell'Egeo, però, potrebbero esserci altri 600 corpi, compresi quelli di «un centinaio di bambini» che si trovavano nella stiva del peschereccio. Chi c'era racconta che «stavano dormendo» mentre si compiva quella che «sembra essere la tragedia più grande nel Mediterraneo», per usare le parole della commissaria Ue agli Affari interni, Ylva Johansson. Una fregata della Marina ellenica, un elicottero e tre navi continuano a operare nell'area dove il peschereccio si è inabissato, ma sono le ultime ore di ricerca. Per le indagini sulle responsabilità, invece, la magistratura di Atene ha aperto un'inchiesta e il procuratore ha deciso di secretare gli atti.

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Dopo le indiscrezioni sulle possibili cause del naufragio, la Guardia costiera greca ha confermato che circa 3 ore prima che la nave andasse a fondo «una motovedetta di Atene si è avvicinata e ha calato una piccola corda per accertarsi delle condizioni».

Un'operazione «durata alcuni minuti», interrotta «dopo che la piccola imbarcazione è stata slegata dagli stessi migranti». Le autorità greche avrebbero continuato a monitorare la situazione a distanza, anche se i migranti avevano «rifiutato - a loro dire - qualsiasi assistenza dichiarando di voler proseguire il viaggio verso le coste italiane».

L'ABBRACCIO

Atene continua, dunque, a negare le responsabilità. Ci vorrà tempo per conoscere la verità su questa strage epocale. Sempre che si riesca ad accertare. Ma, intanto, qualche miracolo si è compiuto: due fratelli siriani si sono ritrovati ed è stato un lungo e doloroso abbraccio. Fadi è diventato da poco maggiorenne, fuggito dalla Siria, ha aspettato 2 anni in Libia per tentare il viaggio della speranza. Era sull'imbarcazione affondata e, ieri, suo fratello Mohammed, che si è precipitato dall'Olanda a Kalamata, ha potuto riabbracciarlo. «Grazie al cielo sei vivo», gli ha ripetuto stringendo tra le mani il suo volto disperato.

 


La conta dei morti, i 100 bambini chiusi nella stiva e affogati nell'Egeo, stanno generando dolore e polemiche. C'è chi dice che l'Europa è tiepida rispetto a questa strage e che si potrebbe fare di più per trovare un accordo. È sembrata meno tiepida quando è avvenuta la strage di Cutro a pochi metri dalla costa calabrese. «Questa è una tragedia e siamo estremamente tristi - risponde alle critiche il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer -. L'Ue sta lavorando più alacremente che mai» sul dossier migrazione, sulla base di «due pilastri: il primo è nell'azione concreta, il secondo è sul piano legislativo. In queste ore ci sono contatti regolari con le autorità greche e due giorni fa il direttore di Frontex si è recato lì. Si sta svolgendo la riunione sulle attività Sar».

I SOCCORSI

In realtà, durante l'incontro tecnico già programmato e che si è svolto ieri, la discussione ha interessato principalmente la gestione dei soccorsi in mare dei privati, ovvero delle Ong che, nel caso del naufragio greco, non hanno avuto ruolo. Il copione sulla responsabilità dei soccorsi resta, però, al centro del dibattito europeo. La sola linea Ue per «scongiurare la perdita di altre vite» condivisa anche da Roma e dagli altri paesi del Mediterraneo è rivolta ai paesi terzi come Tunisia, Libia e Marocco: l'appello è a «fare di più insieme» per combattere i trafficanti, contrastare le partenze irregolari e rafforzare i rimpatri. Davanti alle drammatiche immagini del naufragio, Palazzo Berlyamont è tornato a ribadire che la responsabilità dei soccorsi è nelle mani dei singoli governi. L'agenzia della guardia di frontiera e costiera Ue può solo rilevare le imbarcazioni in difficoltà e informare le autorità competenti.
L'obiettivo di mettere in campo un'attività Sar comunitaria è al momento irraggiungibile. Difficilmente i singoli Stati accetteranno una Mare Nostrum europea, ovvero che la sorveglianza dei confini marittimi e delle acque territoriali sia co-gestita con autorità comunitarie. La Commissione sta tentando il piano B: un maggior coordinamento. Un working paper è già stato elaborato con l'obiettivo di stabilire dei criteri comuni nell'attività Sar. Nel breve periodo trovare il bandolo della matassa è difficile e il dramma greco rischia di avere effetti anche sull'accordo sulla migrazione, già traballante, siglato a Lussemburgo. Viktor Orban ha già promesso scintille e il nuovo governo di centro-destra finlandese ha già preannunciato «un cambio di paradigma» sul dossier.
 

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