«Entreremo a Gaza. Compiremo una missione operativa, professionale, per distruggere i militanti di Hamas, le infrastrutture di Hamas, e terremo bene a mente le immagini, le scene e i morti dello Shabbat di due settimane fa». Herzi Alevi, capo di Stato maggiore delle Forze di difesa israeliane, parla al fronte ai comandanti della Brigata Golani pronti alla battaglia disposti in file sugli spalti di una base militare. Labbra serrate, sguardo duro, contenuto nei gesti. La mano destra sottolinea le parole con l’indice o il pugno. Nessuna enfasi. Alevi, 55 anni, è stato il primo ebreo osservante a capo dell’Intelligence militare, e ha fatto tutte le guerre di Israele dalla prima Intifada in poi. «Gaza è complessa, Gaza è densa, è piena di nemici. Si stanno preparando, e anche noi. Avrete con voi tutte le capacità dell’Idf». L’Idf, l’esercito della Stella di David, ha ammassato i carri armati a poche miglia dalle barriere, pronto a sfondare e cominciare l’azione di terra a Gaza. Gli ufficiali mettono a punto i piani. Accanto ai tank sono allineati i Caterpillar D9R, i Dooby, in ebraico gli “orsacchiotti”, mezzi di sfondamento compatti, micidiali, simili a ruspe cingolate che spazzano via dalle barricate ai fili spinati, dalle mine agli ordigni artigianali stile iraniano, specialmente nei vicoli di Gaza che non hanno vie di fuga.
L’incursione
All’ondata di “orsacchiotti” seguiranno i carri armati israeliani Merkava, “carrozze”, tra i più potenti al mondo.
La battaglia
In alcune parate militari sono apparsi i droni Ababil-2 iraniani e le copie palestinesi, gli Shahab. Infine, i fucili di precisione dei pasdaran, mitragliatrici cinesi e parapendii Saberin, che nei vicoli serviranno a poco. Il pericolo più grande è rappresentato dalla possibile apertura del secondo fronte, quello libanese con gli Hezbollah sciiti filo-iraniani, con cui anche ieri Israele ha ingaggiato una battaglia a bassa intensità di contro-artiglieria, nel mirino le postazioni al confine tra Libano e Israele. «Oggi siamo nel cuore della battaglia», dice il numero 2 di Hezbollah, lo sceicco Naim Kassem. «Stiamo cercando di indebolire il nemico israeliano e fargli sapere che siamo pronti».
A suo dire, sarebbero tre le divisioni israeliane impegnate grazie al fuoco di Hezbollah. «Credete che se cercate di schiacciare la resistenza palestinese, altri resistenti nella regione non agiranno?», incalza lo sceicco. Il ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant, prende atto che «Hezbollah ha deciso di unirsi alla battaglia e gli stiamo facendo pagare un prezzo pesante». A missili e razzi risponde l’aviazione: «Le sfide si faranno più grandi, tenetevi pronti», dice Gallant ai soldati. Ma lo stesso presidente Biden preme su Gerusalemme perché eviti di allargare il conflitto.