LA GUERRA

Gaza, Hamas consegna 17 ostaggi: 8 sono bambini, fra loro la piccola Abigail. Biden: «È al sicuro». Liberato anche un russo

Le ultime notizie in diretta sul conflitto in Medio Oriente

Israele: «Accordi violati, bimba rilasciata senza la madre». Liberi 26 rapiti, oggi rientrano i prigionieri palestinesi
Israele: «Accordi violati, bimba rilasciata senza la madre». Liberi 26 rapiti, oggi rientrano i prigionieri palestinesi

Biden: "L'israelo-americana Abigail è libera e al sicuro"

Joe Biden ha confermato che è libera e sicura in Israele Abigail Mor Edan, la bimba israelo-americana di 4 anni i cui genitori sono stati uccisi negli attacchi di Hamas il 7 ottobre e liberata oggi con altri ostaggi.

Gli ostaggi liberati sono tornati in Israele

«Un rappresentante della Croce Rossa ha consegnato 12 ostaggi che sono rientrati in Israele sotto la protezione di un'unità di elite dell'Idf e una dello Shin Bet nei pressi della barriera di confine al centro della Striscia di Gaza». Lo ha scritto su X il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari, spiegando che «un ostaggio ritornato in Israele è stato trasferito direttamente in ospedale» in elicottero. «Allo stesso tempo, quattro ostaggi sono ritornati in Israele attraverso il valico di Rafah dall'Egitto, da dove arriveranno al punto di incontro con le nostre forze nel territorio di Israele», ha poi aggiunto.

Chi sono gli ostaggi liberati oggi

Sono in tutto otto i bambini che sono stati rilasciati oggi da Hamas nell'ambito del terzo giorno di scambio. L'attesa maggiore era per Abigail Idan, la bambina che ha anche cittadinanza americana e che ha compiuto 4 anni venerdì scorso in prigionia, e che ha visto uccidere i suoi genitori prima di essere rapita il 7 ottobre scorso da Hamas. I sue due fratelli sono sopravvissuti all'attacco. Vi sono poi Ofri, di 10 anni, Yuval, di 9 anni, e Oriya, di 4 anni, che sono stati liberati insieme alla loro mamma Hagar Brodetz, di 40 anni. I quattro erano stati rapiti a Kfar Aza mentre il padre cercava di opporsi all'attacco terroristico. È del kibbutz di Kfar Aza anche Chen Almog Goldstein, di 48 anni, liberata con i figli Agam, 17 anni, Gal, 11 anni, e Tal, 9 anni. Il padre Nadav e l'altra sorella Yam sono rimasti uccisi nell'attacco. Un'altra donna dello stesso kibbutz, Aviva Siegel, 64enne nativa del Sudafrica, è stata liberata, mentre suo marito Keith Siegel, che è anche cittadino americano, si ritiene sia ancora prigioniero a Gaza.

È stata poi liberata una donna anziana Alma Avraham, 84enne, rapita a Nahal Oz, lo stesso kibbutz dove erano state rapite le sorelle Elaykim Ela, di 8 anni, e Dafna di 15. Nell'attacco sono stati uccisi il padre, Noam, la sua fidanzata, Dikla, e il loro bambino, Tomer. La mamma delle due sorelle, Maayan Zin, è diventata in queste settimane uno dei volti pubblici del movimento dei familiari degli ostaggi.

Infine è stato liberato Roni Krivoi, 25enne con nazionalità anche russa, rapito mentre lavorava al festival di musica Supernova.

Hamas consegna 17 ostaggi alla Croce Rossa

Diciotto ostaggi sono stati consegnati da Hamas alla Croce Rossa: 13 sono israeliani, tra cui 9 bambini, un russo-israeliano e 3 thailandesi.

Hamas: liberato cittadino russo in omaggio a Putin

«In omaggio agli sforzi del presidente Vladimir Putin ed in un segno di rispetto per la posizione della Russia sulla questione palestinese, abbiamo rilasciato uno dei detenuti che ha cittadinanza russa»: lo ha affermato Hamas, citato dalla radio pubblica israeliana Kan. Per ora non ci sono altri dettagli disponibili.

 

Casa Bianca: l'estensione della tregua dipende da Hamas

L'estensione della tregua di 4 giorni dipende da Hamas: lo ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan alla Cnn. «Se questo particolare accordo verrà esteso o meno - ha spiegato - dipende in realtà da Hamas, perché Israele è stato molto chiaro nell'ambito dell'accordo: è pronta a continuare la pausa per ogni giorno in cui Hamas libera altri 10 ostaggi. Quindi la palla è nel campo di Hamas, se non lo farà, sarà sua responsabilità».

Blinken in Israele nel corso della settimana

Il segretario di Stato americano Antony Blinken è atteso in Israele questa settimana. Lo riporta Haaretz. Sarà la quarta visita di Blinken in Israele nel giro di un mese e mezzo, dall'inizio della guerra.

In corso i funerali dei capi militari di Hamas

A Gaza sono in corso i funerali di alcuni comandanti dell'ala militare di Hamas, Brigate Ezzedin al-Qassam. Lo rendono noto fonti locali secondo cui un migliaio di sostenitori di Hamas seguono i feretri di Ahmed Randour, il comandante della zona nord della striscia di Gaza, di Ayman Siam, capo della divisione del lancio dei missili, e di altri tre dirigenti morti nei bombardamenti israeliani. Randour era uno dei fondatori del braccio armato di Hamas ed aveva acquisito ulteriore prestigio al suo interno con il rapimento del soldato Gilad Shalit nel 2006. Era considerato un 'braccio destrò del leader politico locale Yihia Sinwar.

Blinken sarà in Israele la prossima settimana

Il segretario di Stato americano Antony Blinken è atteso in Israele questa settimana. Lo riporta Haaretz. Sarà la quarta visita di Blinken in Israele nel giro di un mese e mezzo, dall'inizio della guerra.

Hamas: bimba rilasciata senza madre? Non l'abbiamo trovata

Israele accusa Hamas di aver violato i termini dell'accordo e di aver rilasciato la 13enne Hila Rotem senza la madre Raya.

Hamas si difende e spiega di non aver violato l'accordo con Israele, che prevede che madri e figli in ostaggio non vengano separati nel momento del rilascio. «Non abbiamo trovato Raya». Lo riporta l'emittente israeliana N12.

Croce Rossa: rilascio ostaggi di oggi non è sicuro

L'alto funzionario della Croce Rossa Pascal Hundt ha dichiarato alla rete britannica Sky News che non è sicuro che oggi verranno rilasciati altri ostaggi, come riferiscono i media israeliani.

Hamas ammette l'uccisione di diversi leader dell'organizzazione

Hamas ha rilasciato un comunicato in cui ammette che Israele ha ucciso circa dieci giorni fa diversi leader dell'organizzazione terroristica, tra cui il comandante della divisione regionale dell'organizzazione nel nord della Striscia Ahmed Randour, e il capo della divisione dei lanci di missili Ayman Siam. Lo riporta Ynet. Nella nota diffusa dall'ala militare di Hamas, le Brigate Az ad-Din al-Qassam, si legge che Randor e Siam, insieme ad altri «leader» dell'organizzazione, «sono saliti a posizioni di eroismo e onore nella battaglia di 'Bol al-Aqsà. Questa è una jihad di vittoria o di martiri».

Sei palestinesi uccisi nella notte in Cisgiordania

Due palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane a Nablus e Jenin nelle prime ore di questa mattina, secondo il ministero della Sanità palestinese, portando a sei il numero dei palestinesi uccisi dalle forze israeliane in Cisgiordania nella notte. Lo riferisce la Reuters sul suo sito web.

Fonti israeliani: oggi atteso rilascio altri 13 ostaggi

Secondo fonti israeliane citate da Ynet, Hamas ha fornito a Israele un elenco di 13 ostaggi che saranno rilasciati oggi. Secondo le stesse fonti, in questo caso Hamas non ha separato componenti di stessi nuclei familiari come invece era accaduto nel secondo gruppo. La maggior parte di coloro che saranno rilasciati provengono da una stessa comunità e si prevede inoltre che questo elenco includa anche cittadini americani.

Israele: Hamas ha violato l'accordo, bimba rilasciata senza la madre

Una bambina rilasciata senza la madre. Così Hamas ha violato i termini dell'accordo raggiunto con Israele per la liberazione di 50 ostaggi israeliani in quattro giorni in cambio di una tregua e della scarcerazione di detenuti palestinesi nel rapporto di uno a tre. Lo riferiscono le autorità israeliane riferendosi al fatto che Hamas ha rilasciato la 13enne Hila Rotem senza la madre Raya, che resta nelle mani dei rapitori. La bambina è stata accolta nelle scorse ore dallo zio. «Hila sta tornando a casa senza sua madre Raya, che rimane prigioniera. Hamas ha gravemente violato l'accordo e ha separato madre e figlia», si legge in una nota delle autorità israeliane rilanciata dal sito di notizie Walla.

Dal 7 ottobre uccisi 57 giornalisti

Sale ancora il numero dei reporter morti a causa della guerra tra Israele e Hamas. Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) afferma che il numero di giornalisti e operatori dei media uccisi tra il 7 ottobre e il 25 novembre è pari a 57. Di questi, secondo la stessa fonte, 50 sono palestinesi, quattro israeliani e tre libanesi. L'osservatorio, citato da Al Jazeera online, ha inoltre aggiunto che almeno 11 giornalisti sono rimasti feriti, tre risultano dispersi e 19 arrestati.

Gli Stati Uniti a Israele: "Fate entrare più aiuti umanitari a Gaza"

Il segretario alla Difesa americano Lloyd J. Austin ha avuto un colloquio telefonico con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e ha espresso la necessità di maggiori aiuti umanitari a Gaza. Lo riporta il quotidiano Haarets citando il Pentagono. «Il segretario Austin ha condiviso il suo punto di vista secondo cui gli aiuti umanitari devono aumentare e che i civili devono avere aree sicure per ricevere aiuti in tutta Gaza», riferisce la nota del Dipartimento Usa alla Difesa. Austin ha inoltre riaffermato la necessità di impedire che il conflitto si espanda al Libano.

Chi sono i 13 israeliani rilasciati

Israele ha confermato in serata l'identità dei 13 ostaggi liberati poco fa dalla prigionia di Hamas e, secondo le prime informazioni, sono tutti in buone condizioni di salute. Si tratta, scrive il Jerusalem Post, di sette bambini e sei adulti, tra cui Emily Hand, nove anni, rapita dai terroristi durante il massacro del 7 ottobre e inizialmente ritenuta uccisa. Era stata rapita insieme alla sua amica Hila Rotem di 13 anni, che è stata pure liberata ma che torna senza sua madre, Raya Rotem, che rimane ancora nella mani dei terroristi. C'è poi Maya Regev, 21 anni, è stata prelevata dal rave Nova il 7 ottobre insieme al fratello Itay. La mattina dell'aggressione il papà di Maya ha ricevuto una telefonata da lei che urlava «Papà mi sparano, sono morta». Maya torna a casa senza il fratello diciottenne. Ci sono poi Noam e Alma Or, fratello e sorella, di 17 e 13 anni. Il loro padre rimane invece a Gaza. E Shiri e Noga Weiss, madre e figlia, rispettivamente di 53 e 18 anni. E ancora, Sharon e Noam Avigdori, madre e figlia, 52 anni e 12 anni. Shoshan Haran, 67 anni, fondatrice della Ong Fair Planet, che aiuta a portare tecniche agricole e agricole innovative nelle parti meno sviluppate del mondo. Infine, Adi, Yahel e Neveh Shoham: Adi, 38 anni, suo figlio Naveh, 8, e sua sorella, Yahel di tre. Sono stati tutti rapiti dal Kibbutz Bèeri insieme al resto dei membri della loro famiglia allargata.

di Mauro Evangelisti

Un frullatore con angoscia, sofferenza, delusione, rabbia e infine sollievo. La situazione si sblocca solo a tarda sera, per tutto il pomeriggio l’accordo tra Israele e Hamas era stato sul punto di saltare. Finalmente viene annunciato: saranno liberati altri 17 ostaggi. Sono 13 israeliani (8 bambini e 5 donne del kibbutz Beeri) e 4 thailandesi. La consegna alla Croce rossa è avvenuta ieri alle 23 (ora locale), mezz’ora dopo c’è stato il passaggio al varco di Rafah. Sui mezzi della Croce rossa c’è Emily Hand, che ha anche passaporto irlandese, 9 anni: inizialmente fu detto che era stata uccisa ma era stata portata via con l’amica Hila Rotem, 13 anni, che è stata pure liberata.

La mamma di Hila, Raya Rotem è stata crudelmente trattenuta dai terroristi.

Tornano a casa Maya Regev, 21 anni, rapita dal rave insieme al fratello ancora in mano ad Hamas (il papà il 7 ottobre ricevette una telefonata da Maya che urlava «mi sparano, sono morta»). Liberi Noam e Alma Or, fratello e sorella, di 17 e 13 anni, Shiri e Noga Weiss, madre e figlia, di 53 e 18 anni, Sharon e Noam Avigdori, madre e figlia, 52 e 12 anni, Shoshan Haran, 67 anni. Infine ci sono Adi, 38 anni, e i figli Yahel, 3, e Neveh, 8.

Israele ha rilasciato 39 prigionieri palestinesi: 33 ragazzi e 6 donne (una è Israa Jaabis, accusata di voler compiere un attentato con una bombola di gas in cui rimase sfigurata al volto).

Eppure, per tutto il pomeriggio si è parlato di ripresa immediata della guerra perché l’accordo si stava sbriciolando tanto che c’è stato anche l’intervento di Biden, che ha parlato al telefono con l’emiro e il primo ministro del Qatar, per salvare l’intesa.


Ripercorriamo le tappe di una giornata drammatica. Alle 16 (ora locale) i familiari degli ostaggi israeliani, ma anche quelli dei prigionieri palestinesi, si aspettano la replica di quanto avvenuto il giorno prima: doppia liberazione, festeggiamenti. Sia l’Egitto sia fonti militari israeliane fanno sapere: il secondo gruppo di 13 ostaggi è stato consegnato alla Croce rossa. Non è vero.

L’illusione dura pochi minuti. Si paventa un ritardo per «problemi tecnici». Ma la valanga s’ingrossa. Arriva la smentita, «no, gli ostaggi non sono stati consegnati». Pensare che fino a qualche ora prima si parlava della possibilità di prorogare il cessate il fuoco oltre i quattro giorni previsti e di aumentare il numero complessivo di ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi da liberare. Tutto sembra crollare. Nel tardo pomeriggio appare lo spettro della rottura: significa proseguimento dell’incubo per gli ostaggi ma anche per chi abita nella Striscia di Gaza, perché torna la paura dei bombardamenti e si fermano i camion con gli aiuti umanitari. Hamas dice che non consegnerà il secondo gruppo di ostaggi.

 

A chiudere sono le brigate Al Qassam, l’ala militare, mentre i leader politici, che però sono in Qatar e in Libano, sembrano più possibilisti. Invece le brigate Al Qassam avvertono: «Ci sarà un ritardo nella liberazione degli ostaggi perché Israele non ha attuato gli elementi dell’accordo. Tra questi l’aiuto umanitario a Gaza e al Nord della Striscia e il rilascio dei prigionieri palestinesi».

Eppure, i camion con cibo e carburante sono entrati. Ma Hamas contesta i criteri nella scelta dei prigionieri da liberare: sostiene che il patto prevedeva di scarcerare prima coloro che da più tempo sono in cella, ma lo Stato ebraico non starebbe rispettando questo criterio. Ore 19, esponenti dello Stato ebraico lanciano un ultimatum: «Hamas sa che se gli ostaggi non saranno rilasciati entro la mezzanotte, l’esercito riprenderà le operazioni di guerra. Abbiamo trasferito nel Nord della Striscia ben 61 camion di aiuti umanitari sui 200 passati oggi, tra cui cisterne di carburante e gas». Il messaggio è chiaro: se non saranno liberati altri ostaggi, riprenderanno gli attacchi. Qualche ora prima un aereo del Qatar, con a bordo funzionari dello Stato qatariota, era atterrato all’aeroporto di Tel Aviv, per giocare un ruolo di mediatori. Altri soggetti - in primis Egitto e Stati Uniti - si mobilitano per salvare l’intesa. I familiari degli ostaggi vivono ore di illusione prima e delusione poi. Verso sera il sito israeliano di Ynet rivela che c’è stata una riunione del gabinetto di guerra.

In una piazza di Tel Aviv si svolge una manifestazione, con centomila persone, per chiedere il rilascio di tutti gli ostaggi, c’è chi chiede anche le dimissioni di Netanyahu. Alle 21 circola la notizia che l’applicazione dell’accordo riparte e festeggiano soprattutto quelli del kibbutz Beeri perché gli ostaggi interessati provengono da lì. Anche questa volta resta nelle mani di Hamas il piccolo Kfir, il bimbo di 10 mesi rapito con la mamma.


SORRISI
Lo spettro del fallimento della tregua appariva ancora più brutale se paragonato alle immagini circolate fin dal mattino sulla felicità dei primi tredici ostaggi tornati a casa. Premessa: alcuni dei rapiti liberati hanno raccontato che, prima di salire sui mezzi della Croce rossa, venerdì sera diversi palestinesi hanno lanciato pietre contro di loro, hanno temuto di essere linciati; inoltre, durante la prigionia sono stati nutriti solo con qualche manciata di riso al giorno. Ma ieri spiccava la forza dei quattro bambini che sembravano già avere messo alle spalle l’orrore vissuto (spiegavano però gli esperti israeliani: saranno necessari approfondimenti per capire quali ferite psicologiche siano rimaste). Ha colpito ad esempio la serenità di Ohad, il ragazzino con gli occhiali che ha compiuto nove anni mentre era prigioniero di Hamas insieme alla nonna e alla mamma (anche loro liberate). Nell’elicottero su cui è salito in una delle tappe del trasferimento lo si vede occupato con una delle sue grandi passioni, il cubo di Rubik; in ospedale un video lo mostra correre ad abbracciare il padre; altre foto lo ritraggono mentre mangia un gelato insieme a un gruppo di amici coetanei.

© RIPRODUZIONE RISERVATA