Una giornata con la Polizia, obiettivo: sicurezza

Un poliziotto in servizio
Un poliziotto in servizio
di Fabiana PACELLA
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Lunedì 22 Agosto 2016, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 12:20

Pochi minuti alle 22, un giovedì afoso d’agosto, viale Otranto a Lecce pare tranquillo. La movida estiva impazza poco più in là.
Calma apparente, il palazzone della questura, imponente, controlla sottecchi che tutto sia al suo posto. I dubbi si dissolvono varcando l’ingresso. Quattro persone in divisa pronte a partire. La notte è lunga, la città grande, il lavoro imprevedibile.
È l’altra faccia, quella operativa, quella al di là dei muri del palazzo, della polizia di stato.
Eliana Martella, vice questore aggiunto, dirige l’ufficio Prevenzione generale e soccorso pubblico. In sostanza: volanti, sala operativa e anche la squadra nautica di Galllipoli, 106 uomini. Prepara i suoi ragazzi e il piano di lavoro per le ore a venire, nella consapevolezza che imprevisto ed emergenza sono in agguato, la notte nasconde insidie, molto si trasforma e appare diverso.
Profilo basso, sangue freddo. Vigili, sempre. 
Lo sanno bene i tre poliziotti con lo sguardo fisso ai monitor della sala operativa, dove giungono anche le telefonate al 113. Qualche rampa di scale per raggiungere quella stanza, defilata rispetto alle altre non a caso.
Varcata la soglia, la città più nascosta si svela. Via delle Bombarde, via Duca degli Abruzzi, la galleria di piazza Mazzini e poi angoli e strade e vicoli di Lecce, in onda in tempo reale su quattro monitor giganti in alto e poi 13 schermi in basso. I frame vengono dalla rete cittadina di videosorveglianza e dal sistema di geolocalizzazione “Mercurio”. 
La città live: chi si diverte, chi parcheggia l’auto, chi s’appoggia a un marciapiede per cedere una dose fingendo di legare i lacci delle scarpe.
“Volante 1 da sette due, collègati con Mercurio, volante 1 da sette due…”. “Confermo streaming, procedete”. La volante parte. Dentro e fuori, si lavora insieme. Un gesto comune ma anche un reato o una richiesta d’aiuto scorrono davanti agli occhi della polizia e si può intervenire prima, subito. Un clic, lo zoom e si vede il passaggio di una dose da mano a mano.
«Mercurio è un sofisticato sistema che consente alle pattuglie di effettuare gli interventi in maniera efficace – spiega Eliana Martella -. Quella di Lecce è la questura pilota che per prima si è dotata di questo apparato all’avanguardia: le volanti sono dotate di una telecamera che riprende ciò che accade all’interno e all’esterno, garantendo sicurezza anche agli agenti nel caso di situazioni di pericolo, poiché la sala operativa ascolta tutto ciò che accade nell’abitacolo».
Un tablet in dotazione agli agenti fa da remoto, consentendo di risalire all’identità delle persone, allo stato dei mezzi – un segnale acustico con la volante in movimento, segnala un’auto rubata, un uomo ricercato -, senza gravare sulla centrale operativa che però, come il dirigente, ha sempre una mappa completa delle auto, può comunicare con tutte in contemporanea o separare ogni scambio di informazioni, anche con messaggi criptati.
È tardi, si sale in auto. I turni sono da sei ore, si accavallano per garantire che non ci sia mai un istante scoperto. Da 4 a 5 auto con due agenti a bordo in giro.
Da viale Otranto a via Duca degli Abruzzi, quartiere etnico a pochi passi dalla stazione.
«Spesso ci segnalano risse da queste parti – racconta il vice questore -, accoltellamenti, abuso d’alcol. Convivono etnie differenti, non sempre in maniera serena e tollerante».
I lampeggianti delle volanti portano in strada alcuni stranieri. Sguardo basso, cercano di capire se ci siano rogne alle porte. È tutto un gioco di occhiate, da una parte e dall’altra.
Poi si riparte, verso i nuovi quartieri della prostituzione.
Dopo l’ordinanza sindacale che ha svuotato le vie adiacenti la stazione ferroviaria, il sesso si vende e s’acquista in via Monteroni con le prostitute nigeriane, in via vecchia Carmiano con i trans, a san Pio con le rumene. Ma prima dell’una l’amore a pagamento può aspettare.
E allora una sterzata verso piazza Mazzini, sono passate le 23 ma è come fosse mezzogiorno. Via Trinchese affollata, due giovani s’avvicinano agli agenti: “dov’è il teatro Apollo”?
Stare in strada, tra la gente, significa anche prossimità. «Le divise rassicurano, capita spesso che ci chiedano consigli o informazioni, ed è bello così».
Ultima tappa, ma solo per stanotte, la periferia. Viale Giovanni Paolo II: “Zara a sette due, stiamo effettuando un posto di controllo”.
I due automobilisti che frenano davanti alla paletta hanno tutto in regola, meglio così.
Il turno sta per terminare, si tirano le somme, l’agente è sempre più uomo, madre, padre.
«Una delle cose peggiori che possano capitare – sostiene Martella -, è suonare alla porta di qualcuno per comunicare che un familiare è venuto a mancare, non ci sono parole giuste…».
La cosa più bella? «Tante, questo lavoro è una sorpresa costante. Ma porto nel cuore la ragazza che voleva farla finita e incontrai di persona. La salvammo – ricorda la dirigente -, e da allora la sento spesso, mi chiama quando ha bisogno di consigli o ascolto. Abbiamo creato un rapporto umano, al di là di tutto».
“Sette due a Zara, sette due a Zara”, chiama la centrale.

Non è più tempo di confidenze, si riparte.

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