Promesse tradite e pigrizia "provinciale": il grande tenore dimenticato da Lecce

Promesse tradite e pigrizia "provinciale": il grande tenore dimenticato da Lecce
di Vincenzo MARUCCIO
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Lunedì 27 Dicembre 2021, 05:00

«La sera ci portavano a vedere Tito Schipa al teatro Colon»: così racconta Papa Francesco in un’intervista rilasciata pochi giorni fa ricordando la sua adolescenza a Buenos Aires. Basterebbe questo per descrivere la grandezza di Tito Schipa: transoceanica, universale, mai più eguagliata da un altro salentino. Probabilmente, la voce più bella della lirica del Novecento. Capace di farsi amare dai critici e dal grande pubblico. 

 

Schipa celebrato in tutto il mondo, ma non a Lecce

Peccato che la sua terra natìa abbia sempre tenuto spenti i riflettori sul suo genio. Celebrato nel resto del mondo. Appena menzionato nella sua Lecce, giusto qua e là, in occasione di qualche sporadico evento. Con gli assessorati alla Cultura, gli intellettuali, gli accademici impegnati, invece, a pontificare o ad organizzare eventi su personaggi semisconosciuti a nord dell’Ofanto. 
Di Schipa, invece, poco o nulla, se non la voce trasmessa ogni mezzogiorno dagli altoparlanti di Palazzo Carafa. Niente convegni di studi, niente marketing culturale. Di musei neanche a parlarne. Lasciando sconcertati i turisti - e i tanti appassionati - in cerca una targa sulla sua casa o di qualche testimonianza da fotografare. Nonostante i proclami, gli annunci, le promesse. Un caso più unico che raro di nemo propheta in patria, questa volta postumo.
Meglio, per questo, non lasciarsi andare a facili entuasiasmi: la proposta di legge condivisa in Consiglio regionale per la nascita della Fondazione Tito Schipa è un passo in avanti - l’unico concreto da molto tempo a questa parte - ma bisogna riempirla di contenuti e dargli obiettivi e prospettive. 
L’impulso all’iniziativa della Fondazione, per certi versi, è paradossale: arriva da Bari (sia pure lanciato da politici salentini e condiviso bipartisan dai vertici della Regione) e non da Lecce.

Il capoluogo barocco, ancora una volta, aspetta tatticamente che siano gli altri a fare la prima mossa forse troppo condizionato da diffidenze reciproche. Come è accaduto per il progetto di restauro e di fruizione dell’ex liceo Schipa (“donato” molti decenni fa dal grande tenore alla città) e per ora rimasto un bellissimo guscio vuoto nonostante le auspicate finalità di un’innovativa “casa della musica”. 

Un'occasione da non perdere: stop ai veti incrociati

 


L’occasione c’è, ma per passare dalle parole ai fatti bisognerà dare uno statuto, un management e una sede alla Fondazione Schipa. C’è una prima dotazione finanziaria - 150mila euro annui per un triennio - ma è giusto testarne step e volontà “politica” prima di adeguarne il budget. Una casa, un museo, un visitor center: l’elenco delle opportunità è lungo quando il protagonista è così universalmente riconosciuto e si tratta solo di scegliere bene e di farlo bene. Cominciando, forse, da cimeli (ad esempio, la collezione privata di Gianni Carluccio), costumi, documenti e molto altro ancora che in un’altra parte del mondo farebbero a gara per valorizzare e rendere fruibili.
Lecce e il Salento sono chiamati a dare risposte efficaci e rapide mettendo da parte gelosie, sgambetti e veti incrociati tra enti e istituzioni culturali che hanno finora pesato e non poco sulla mancata “sprovincializzazione” del territorio. Per non incorrere, su Schipa, in un doppio peccato: prima averlo dimenticato, ora far finta di ricordarsene. Che, forse, è ancora peggio.
 

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