«Spillati 600mila euro all'ex compagno»: vedova genio della truffa

«Spillati 600mila euro all'ex compagno»: vedova genio della truffa
di Erasmo MARINAZZO
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Martedì 21 Luglio 2020, 09:35
Se l'amore ha un prezzo e se si possa quantificare materialmente, non si può certo non dire che non l'abbia pagato piuttosto caro. Seicentomila euro. Vittima un uomo di Torino che per sei anni ha convissuto con una salentina rimasta vedova - gli ha raccontato - di uno sportivo che aveva fatto fortuna. Questa donna ora è finita sotto inchiesta con l'accusa di truffa aggravata dall'entità del danno causato all'ex. Anche grazie ad attestazioni fatte passare come atti del Tribunale di Torino, ma risultate false.
In pratica le viene contestato di avergli fatto credere di possedere un patrimonio ingente ma tutto investito all'estero e pericoloso da gestire per il timore dei controlli dell'Agenzia delle Entrate e della Guardia di finanza.
E così - sostiene questo l'inchiesta condotta dalla Procura di Torino - la 58enne di Taviano D.L. avrebbe indotto il compagno a versarle tutto quel denaro che - fatti due conti - corrisponde a 100mila euro per ogni anno della loro relazione. I fatti sono collocati dal 2010 al 2016, la competenza si è radicata nel capoluogo piemontese poiché i versamenti sono stati effettuati nella banca di quella città dove l'uomo aveva accumulato i suoi risparmi.
Artifici e raggiri, dice il lessico del capo di imputazione. Negli atti dell'inchiesta e nell'eventuale processo si capirà quanto l'innamoramento abbia obnubilato la ragione di quest'uomo lungo tutta la durata del rapporto e cosa l'abbia poi messo in allarme tanto da cominciare a sospettare che forse non era proprio vero del patrimonio ostentato dalla sua donna fin dai primi approcci. E che forse si sarebbe preso gioco di lui, certa delle sue capacità e del suo potere di condizionarlo anche in scelte come la gestione dei risparmi.
Gli raccontò - come riporta il capo di imputazione - di potere contare su un presente e su un futuro agiati e sicuri della loro vita di coppia grazie sia ad una cospicua eredità, ma anche per i premi in denaro vinti dal marito nel corso della sua lunga e vittoriosa carriera sportiva.
In seguito - e siamo al secondo atto di questa vicenda - gli avrebbe fatto presente che quel patrimonio fosse stato investito all'estero dal coniuge. E che temeva di finire sotto accusa per evasione fiscale se avesse dato disposizioni di farlo rientrare in Italia. Bloccato, dunque, quel patrimonio. Indisponibile.
Da ricca ereditiera alla prospettiva dell'imminente indigenza, il passo fu breve. E siano al terzo atto: ad un certo punto spuntarono delle difficoltà economiche. L'indagata risponde di avere prodotto documenti con l'intestazione falsa del Tribunale di Torino che attestavano l'esistenza di un debito di 600mila euro. Ed ancora: al nuovo compagno quella donna gli mostrò anche delle scritture private di prestiti ricevuti da alcuni amici. Falsi anche questi, dice l'inchiesta.
Quarto atto di quello che gli inquirenti ritengono un raggiro: la firma di un documento che riconosceva al compagno il debito. Per garantirgli la restituzione, in pratica per tranquillizzarlo. Con il risultato di convincerlo ad effettuare il versamento. E di non averlo mai restituito.
Difesa dall'avvocato Biagio Palamà, l'indagata ha ora la possibilità di raccontare la sua verità in una memoria o chiedendo di essere interrogata. La verità che ad ogni modo toccherà stabilirla all'eventuale processo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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