Sogliano Cavour, mafia e politica: 22 anni a Coluccia, condanna per l'ex vicesindaco

L'operazione Contatto
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di Roberta GRASSI
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Mercoledì 4 Ottobre 2023, 16:51 - Ultimo aggiornamento: 20:28

Arriva il conto per gli imputati nel processo sulle presunte connessioni tra mafia e politica che ha riguardato Sogliano Cavour. I giudici del Tribunale di Lecce (presidente Fabrizio Malagnino, a latere Marco Marangio Mauro e Maddalena Torelli) hanno condannato a 22 anni per associazione mafiosa Antonio Coluccia (di Noha), 1 anno e nove mesi per Andrea Giannuzzo (di Cutrofiano), 4 anni e 8 mesi per l’ex vicesindaco di Sogliano, Luciano Magnolo, 10 anni e 6 mesi per Tamara De Simone, di Sogliano Cavour. Sono state decise alcune assoluzioni parziali. Prosciolti per difetto di querela Sonia Murino, Antonio Rosario Nucida, e Rocco Stampete. Il pm della Dda, Carmen Ruggiero aveva invocato pene fino a 16 anni.

La posizione di Magnolo

Coluccia (difeso dall’avvocato Ladislao Massari e Luigi Greco) rispondeva di associazione per delinquere di stampo mafioso.

Magnolo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. È assistito dagli avvocati Giuseppe e Michele Bonsegna gli è stato contestato di aver instaurato un rapporto del dare e dell’avere con la criminalità di Sogliano, subalterna - queste le conclusioni dell’inchiesta “Contatto” - al clan della Scu dei fratelli Coluccia di Noha. Nel dettaglio, rispondeva di aver fornito borse-lavoro e sussidi alla madre dell’uomo ritenuto il numero uno della criminalità locale (dall'ipotesi di corruzione è stato assolto).

I collaboratori

Nell’inchiesta, prima, e durante il dibattimento, poi, sono state anche vagliate le dichiarazioni di due pentiti, i due collaboratori che hanno riferito sulle dinamiche del clan Coluccia. Si tratta di Vincenzo Antonio Cianci e dell’ultimo, in ordine di tempo, Gerardo Dino Coluccia. A puntare il dito contro Magnolo, e anche contro l’ex sindaco Paolo Solito (che fino alle ultime battute del processo risultava indagato in procedimento connesso) era stato proprio Cianci, con un memoriale in cui sostenne proprio di aver ricevuto la promessa del versamento di 30mila euro, in varie tranche, e vari favori in campagna elettorale. In cambio di sostegno elettorale. Circostanza negata in aula, con convinzione. Si parlava anche di favori come la gestione di un ristorante, l’assegnazione a parenti di alloggi popolari, l’affidamento della gestione della Sagra delle friseddhre del 2016, l’appoggio in paese per proporre contratti non meglio precisati a negozi ed artigiani nonché il pagamento delle bollette di luce acqua e spazzatura di alcuni suoi conoscenti. Cianci aveva narrato anche di “pensieri” al clan Coluccia da parte dei due ex numeri uno e due della giunta comunale.

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