Scaduti i termini: il boss Nisi torna libero

Scaduti i termini: il boss Nisi torna libero
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Giovedì 9 Novembre 2017, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 12:10
È arrivato in Tribunale da spettatore. Libero da misure cautelari. Il che, per chi lo conosce di persona o per i trascorsi ed i presenti giudiziari, ha destato non poca sorpresa: Roberto Nisi, 66 anni, di Lecce, considerato il boss storico del clan cittadino che nel tempo ha dato vita ad una diaspora, ieri mattina ha assistito al processo in Appello a carico del fratello Giuseppe.
Sì, proprio l’uomo arrestato nel blitz a Roma del 12 maggio del 2012, dei poliziotti della Squadra mobile di Lecce. L’uomo che era sfuggito all’operazione antimafia “Cinemastore” dell’alba del 24 gennaio dello stesso e che fece andare su tutte le furie l’allora capo della Procura di Lecce. «Fuga di notizie mirata per il gruppo dirigente del clan», tuonò in conferenza stampa Cataldo Motta.
Nisi è un uomo libero: libero per decorrenza dei termini di custodia cautelare proprio dell’operazione “Cinemastore” che lo ha visto prendere una condanna a 18 anni di reclusione con l’accusa di essere ancora a capo dell’organizzazione mafiosa leccese imperante in quegli anni.
Cosa è accaduto? A fare scadere la custodia cautelare è stata la strategia difensiva del suo legale, l’avvocato Ladislao Massari.
È  successo tutto nel corso del processo davanti ai giudici della prima sezione penale (presidente Gabriele Perna). Ed è successo quando il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia, Guglielmo Cataldi, modificò il capo di imputazione per contestare l’accusa di associazione mafiosa collocandola in un arco di tempo più esteso. In quella occasione il difensore di Nisi ha sollevato una questione di legittimità costituzionale: una norma del codice di procedura penale impediva all’imputato di chiedere il giudizio abbreviato (si tiene sugli atti dell’inchiesta e della difesa, senza dibattimento. E prevede una riduzione di un terzo della pena, in caso di condanna), in presenza della modifica del capo di imputazione.
 
Il Tribunale ha condiviso l’eccezione ed ha sollevato il caso davanti alla Corte Costituzionale. Intanto l’avvocato Massari ha fatto presente ai giudici della prima sezione penale che sull’imputato non potevano gravare i tempi necessari alla Corte Costituzionale per decidere (l’eccezione fu poi accolta, la norma è stata dichiarata illegittima). Sul punto il collegio giudicante non ha condiviso l’istanza del difensore. Lo ha fatto poi il Tribunale del Riesame.
E così Roberto Nisi è tornato libero. Anche se seguendo una certa gradualità: prima applicato alla casa-lavoro dell’isola di Favignana durante l’estate del 2016. Poi in regime di libertà vigilata fino a ritornare totalmente libero.
Cosa fa oggi Roberto Nisi, in attesa del processo d’Appello? Certo è che hanno lasciato un segno profondo le dichiarazioni in aula bunker dell’autunno del 2012: «Sono imputato di associazione mafiosa finalizzata allo spaccio, alla quale associazione riconosco le mie responsabilità».
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