Scuola e Invalsi: livello di italiano inadeguato per uno studente su due

Scuola e Invalsi: livello di italiano inadeguato per uno studente su due
Scuola e Invalsi: livello di italiano inadeguato per uno studente su due
di Donato NUZZACI
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Lunedì 12 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 08:24

Soltanto uno studente su due al quinto anno ha un livello di apprendimento adeguato in italiano. Ed è allarme dopo la pubblicazione dell’indagine realizzata da Openpolis sulla base dei dati Invalsi, dove viene evidenziato che il livello di preparazione degli studenti italiani è sempre più basso e non accenna a risalire, con disparità educative e geografiche tra Nord e Sud Italia e disuguaglianze sociali che aumentano in termini di apprendimento. Tra le ragazze e i ragazzi che l’anno scorso sono arrivati alla fine delle superiori, solo il 52% ha conseguito infatti un livello di padronanza della lingua italiana, in peggioramento rispetto all’ultimo test Invalsi pre-covid.

I dati salentini

In provincia di Lecce sono stati raccolti i dati delle scuole superiori di Lecce, Alessano, Casarano, Copertino, Galatina, Galatone, Gallipoli, Maglie, Martano, Nardò, Tricase. E per le prove Invalsi è stata costruita una scala che si articola su cinque livelli, da 1 a 5.

I livelli 1 e 2 identificano un risultato non in linea con i traguardi previsti per il grado scolastico oggetto d’interesse, mentre il livello 3 rappresenta un esito della prova adeguato ai traguardi di apprendimento previsti dalle Indicazioni nazionali, infine i livelli 4 e 5 rappresentano il raggiungimento dei risultati di apprendimento più elevati. Nell’analizzare i numeri emerge che oltre il 40 per cento degli studenti salentini partecipanti si attesta tra i livelli 1 e 2 nei test di Italiano, cioè tra le posizioni medio-basse. In particolare Nardò spicca in negativo, il 38,07 per cento degli studenti si attesta sul livello 1, il più basso, mentre a Galatone si registra il numero percentuale più alto nella tabella con livello 5 (il 13,13 per cento degli studenti), seguito dagli studenti delle scuole di Tricase con il 10,16%. 

Il dito puntato contro i correttori automatici

«Le competenze in generale di letto-scrittura sono peggiorate a causa purtroppo anche del semplice utilizzo dei correttori automatici - spiega la Chiara Vantaggiato dirigente scolastica dell’Istituto superiore “Salvemini” di Alessano -. L’applicazione che viene fuori dell’uso del corsivo, ad esempio, è fondamentale, purtroppo però con la scrittura al computer i ragazzi perdono la capacità di concentrazione, già messa a dura prova anche con l’uso indiscriminato dei social per molto tempo. Noi del Salvemini, comunque, abbiamo avuto dei risultati sopra la media nelle prove Invalsi. Prima dei test alleniamo i ragazzi con un programma specifico, inoltre abbiamo partecipato anche alle Olimpiadi del problem solving con buoni risultati. Facciamo parte della giuria del Premio Strega Giovani e abbiamo di recente fatto una maratona “eletturale” per cercare di diffondere l’importanza della lettura». Ciò che risalta maggiormente nelle scuole sembra essere la difficoltà con la lingua italiana: «Si registra una sofferenza nelle domande di grammatica, di costruzione della frase, c’è poca dimestichezza con l’approfondimento degli studenti, purtroppo le nuove tecnologie a volte possono accentuare queste problematicità, senza volerle demonizzare perché comunque sono un aiuto importante».

Gli studenti usano poche parole

Per Giuseppe Orsi, docente di italiano presso il Liceo Artistico Nino Della Notte-Don Tonino Bello di Poggiardo, «c’è stato un impoverimento del linguaggio, mentre prima i ragazzi andavano oltre le 1600 parole, adesso gli studenti usano 500-600 parole e questo è un limite. È chiaro che impoverendosi il lessico, quello che viene fuori è un pensiero debole, non conoscendo i vocaboli i ragazzi non possono avere un pensiero complesso che si è ormai attenuato. Occorre dunque lavorare secondo me dal punto di vista del linguaggio emotivo oltre che sulla comprensione del testo». 
Un’altra questione viene sollevata dal docente sull’utilità delle prove Invalsi: «Da una parte hanno una funzione di uniformare la qualità dell’apprendimento scolastico con quello europeo e i risultati che emergono sono sempre oggettivi e trasparenti, tuttavia c’è la componente soggettiva del valutatore che manca, per cui non viene favorita l’inclusione ma c’è una forma di discriminazione oggettiva. Si crea anche una competizione tra le diverse scuole e tra le diverse parti del Paese Italia, purtroppo i criteri di valutazione non sempre sono adeguati e rischiano pure di sminuire il docente».

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