Il Salento divora il suolo: persi 126 ettari in un anno

Il Salento divora il suolo: persi 126 ettari in un anno
di Maurizio TARANTINO
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Mercoledì 21 Luglio 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 08:13

Il Salento continua a divorare se stesso. Il consumo di suolo della provincia di Lecce si attesta, anche per l’anno appena trascorso, nella top ten delle province italiane (peggiore in Puglia), segnando un dato ancora negativo nonostante il lockdown. L’analisi emerge dal rapporto prodotto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) dal titolo “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” per l’edizione 2021: il documento, insieme alla cartografia e alle banche dati, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo e permette di valutare l’impatto del consumo di suolo sul paesaggio e sui servizi ecosistemici.
Il territorio salentino quindi ribadisce il triste primato già confezionato lo scorso anno, aumentando dal 14,2% del 2019 al 14,3% del 2020. Lo scorso anno il suolo consumato è stato pari a 39.360 ettari: 126,3 in più rispetto al 2019.

I danni causati da xylella e incendi

E tra le cause vanno annoverate, oltre alla brama di costruire e speculare sul territorio, anche gli incendi e la piaga della xylella che sta devastando in maniera irreversibile il paesaggio. Numeri che fanno impressione se confrontati con quanto avviene a livello nazionale, in territori che, negli ultimi decenni hanno perso gran parte della loro naturalizzazione.
Al primo posto Monza e Brianza (40,6%), poi Napoli (34,2%), Milano (31,6%), Varese (21%), Trieste (20%), Padova (18,6%), Treviso (16,7%) e Venezia (14,4%). La provincia di Lecce traina la Puglia (8,1%), al quinto posto complessivo a pari merito col Lazio, dopo la Lombardia (12,1%), il Veneto (11,9%), la Campania (10,4%) e l’Emilia Romagna (8,9%). 
Una “corsa” che mette Lecce ai primi posti anche in termini assoluti di riduzione di aree: tra il 2019 e il 2020 si sono persi 126 ettari totali cioè lo 0,32% in più (in calo rispetto all’anno passato, erano infatti 145,9 ettari, pesando con un consumo di 503 metri quadri a testa per ogni residente. Molto dipende soprattutto dalla conformazione particolare del Salento, una penisola poco estesa, in cui, le opere sul suolo hanno un impatto importante, e lo dimostrano le mappe elaborate dall’Ispra sul consumo reversibile o permanente.
E Lecce ha confermato il negativo primato anche tra le altre province, allo stesso modo, interessate dal fenomeno: Bari ha consumato il 9,6%, Foggia il 3,6%, Brindisi il 10,8%, Taranto il 9,6%, e la Bat il 7,1%.

I comuni virtuosi

Le classifiche riguardanti i comuni, hanno confermato il trend già affermatosi lo scorso anno, con Aradeo scivolato dal terzo al quarto posto regionale (28,2% il terreno consumato), Sogliano Cavour (27,2%), Castro (26,4%), San Cesario di Lecce (26,1%). Lecce, che presenta il consumo più alto in termini assoluti con 24,76 ettari, è a metà classifica con il 14,9%. In fondo all’elenco, cioè tra i comuni virtuosi, si conferma Cannole (6,2%), Carpignano (6,8%), Supersano (6,9%) e Otranto (7,1%), che nonostante l’appeal turistico non cede alle tentazioni di speculare sul territorio.
Secondo il report, i cambiamenti rilevati nell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese, come nelle aree di pianura del Nord, nelle aree metropolitane di Roma, Milano, Napoli, Bari e Bologna, nella fascia costiera Adriatica, dalle coste romagnole al Salento e nel Sud e Sud-Est Siciliano.

I cambiamenti si sono registrati soprattutto nelle pianure e nei fondivalle e nelle aree di cintura attorno ai grandi poli urbani. Importanti anche le trasformazioni da suolo consumato a suolo non consumato (in genere ripristino di cantieri e di altre aree). Il ripristino di suolo tra il 2019 e il 2020 ha coinvolto 5 kmq di suolo, in linea con i dati dell’anno precedente. La velocità del consumo di suolo, pur essendo in leggera flessione rispetto all’anno scorso, è ancora molto lontana dagli obiettivi comunitari di azzeramento del consumo di suolo netto, che dovrebbe portarla agli stessi livelli della velocità di ripristino, che attualmente si attesta a 1,37 ettari al giorno.

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