Rifiuti, il “pozzo nero” degli sprechi
Cantone bacchetta Regione e sindaci

Rifiuti, il “pozzo nero” degli sprechi Cantone bacchetta Regione e sindaci
di Paola ANCORA
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Giovedì 24 Marzo 2016, 06:57 - Ultimo aggiornamento: 13:35

Sprechi, ritardi, mancati controlli e amministrazioni poco attente, al limite del disinteresse, a ergere un muro di legalità contro la corruttela. A tutti i livelli. L’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) demolisce la gestione dei rifiuti in Puglia e nel Salento. E dopo una lunga attività di vigilanza e approfondimento, il presidente Anac Raffaele Cantone invia tutti gli atti e i provvedimenti degli ultimi anni al ministero dell’Ambiente e anche alla Procura della Repubblica di Bari e alla Corte dei Conti, segnalando ritardi, sprechi e procedure poco trasparenti, quando non illegittime, nell’affidamento dei servizi di raccolta e trasporto dei rifiuti. Nel mirino finiscono la Regione, ma anche gli Aro (Ambiti di Raccolta Ottimale), i Comuni e persino i commissari ad acta, nominati ogni qual volta un ente non ha adempiuto ai suoi doveri nei tempi previsti dalla legge.
 
Il sistema pugliese di gestione dei rifiuti, secondo Anac, fa acqua da tutte le parti, è viziato «da gravi anomalie» e rischia di implodere. Peggio, le riforme che la Giunta regionale avrebbe voluto calare nei territori hanno avuto l’effetto di «cristallizzare» il comparto al 2012. A quando, cioè, con la legge 24 – pubblicata nel Bollettino ufficiale il 15 febbraio 2013 - la Regione ha stabilito che il servizio di raccolta e trasporto dovesse essere erogato dai Comuni suddivisi in Aro, con l’obiettivo di realizzare economie di scala e azzerare gli sprechi.

A partire da quella data, entro 30 giorni, i Comuni avrebbero dovuto costituirsi in Aro ed entro i successivi 90 indire le gare per l’aggiudicazione dei servizi unitari. E, nel frattempo, era loro vietata sia l’indizione di nuove gare che le assegnazioni del servizio in via provvisoria. Nulla di tutto questo è avvenuto, eccezion fatta per la costituzione degli Aro. Anzi. Anac, durissima, sottolinea che le amministrazioni locali «si sono dimostrate più interessate al mantenimento dello status quo che a perseguire obiettivi sfidanti (...), che coincidono con la prevenzione della corruzione nel mercato».
A completare il quadro a tinte fosche fatto dal presidente Cantone, si aggiungono le inchieste aperte della Procura di Lecce proprio in questi anni, mentre Anac passava sotto la lente di ingrandimento il Salento e la gestione dei rifiuti. Alcune di quelle inchieste riguardano anche presunte infiltrazioni mafiose nella gestione delle attività amministrative e dei servizi comunali, rifiuti compresi.

«I ritardi e le inadempienze negli affidamenti del servizio - scrive Cantone - (...) fanno sì che in moltissimi territori comunali la teorica gestione unitaria dei servizi a livello Aro sia in pratica frammentata e affidata nei singoli Comuni agli stessi operatori economici già aggiudicatari di vecchi contratti, ripetutamente prorogati oppure destinatari di ordinanze contingibili e urgenti o beneficiari di ripetuti “affidamenti temporanei”». Provvedimenti - ordinanze e proroghe oltre i 18 mesi - «dai gravi effetti distorsivi» e «illegittime», là dove violano chiaramente le direttive dell’Unione europea. Di più. Ricorrendo alle ordinanze per la proroga del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti nei loro Comuni, i sindaci - che sono anche i componenti dell’Aro - «determinano, rallentando o accelerando, il cronoprogramma relativo agli affidamenti dell’intero servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti nell’Aro».

Cantone evidenzia «alcuni rilevanti aspetti di criticità sulle procedure di gara in corso, che potrebbero compromettere il raggiungimento degli obiettivi del nuovo assetto gestionale, in particolare (quelli) riguardanti l’azione di prevenzione della corruzione e il corretto funzionamento delle dinamiche concorrenziali nel settore nonché il controllo della spesa pubblica e delle tariffe pagate dall’utenza». Fra le criticità segnalate, la partecipazione alle gare d’ambito di imprese raggiunte da interdittiva anti-mafia (Aro di Bari e Taranto); alle gare partecipano anche società «alle quali sono stati risolti i contratti per servizi analoghi per inadempienza o mancanza dei requisiti» (Aro di Bari e Taranto); risultano diverse «incongruenze» nei documenti a base di gara, sulla scorta dei quali si firmano contratti «incongrui» e si producono «maggiori costi del servizio». E, questo, nonostante proprio gli Aro o i commissari ad acta affidini incarichi di consulenza e redazione dei progetti a società esterne anche senza gara pubblica e dilatando i tempi di indizione delle gare.

Da qui la necessità, conclude Cantone, «di provvedere con tempestività al superamento delle gravi anomalie evidenziate», atteso che resta da attuare il «rilevantissimo» aspetto gestionale del servizio, con «procedure di evidenza pubblica a tutela della concorrenza», definendo anche «strumenti efficaci per rendere tali procedure concretamente esenti da fenomeni corruttivi e di infiltrazione mafiosa, trasparenti e pro-concorrenziali».

E i Comuni si sono dimostrati poco attenti al rispetto delle norme, la Regione – denuncia Cantone – non ha adempiuto fino in fondo al suo dovere di controllo e indirizzo, ritardando l’approdo «alla compiuta fase operativa del nuovo assetto gestionale dei rifiuti», che pure Anac riconosce essere «altamente innovativo».

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