L'Anac di Cantone: «Sprechi nella gestione dei rifiuti dell'Aro 9»
Gli atti in Procura

Raffaele Cantone
Raffaele Cantone
di Paola ANCORA
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Mercoledì 23 Marzo 2016, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 13:39
La condanna dell'autorità anticorruzione è netta sulla gestione dei rifiuti nell'Aro 9 e la vicenda ora finirà in Procura e all'attenzione della Corte dei conti che dovranno valutare le responsabilità sugli sprechi rintracciati nel sistema dell'Ambito territoriale ottimale del Salento.
Giunge così al capolinea la vicenda dell’Aro LE 9 con una durissima reprimenda da parte di Raffale Cantone. Il massimo responsabile dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) ha passato in rassegna l’intero sistema degli Ambiti Territoriali Ottimali della Regione Puglia e ha concluso impietosamente che «Le risultanze istruttorie mostrano una non radicata cultura di condivisione della attività amministrativa, di un confronto costruttivo tra i rappresentanti delle comunità locali, che ha impedito una sintesi degli interessi locali tempestiva, stabile e produttiva di effetti».

In parole povere gli interessi politici avrebbero prevalso sul risparmio di denaro pubblico. E il tutto finirà ora in Procura. La vicenda nasce dagli esposti redatti dall’avvocato Pietro Quinto per conto dei Sindaci dei Comuni di Parabita, Miggiano, Specchia e Montesano Salentino che si erano tenacemente opposti, dopo aver conseguito anche un risultato favorevole del Tar Lecce, alla determinazione della maggioranza guidata dal Comune di Casarano che aveva improvvisamente revocato il bando di gara indetto dalla stessa Aro (quando era a guida del Comune di Parabita) e sottoposto a riesame il Piano d’Ambito, così azzerando tutti gli atti del procedimento e determinando una violazione dei termini posti dalla Legge istitutiva dell’Aro per gli adempimenti utili alla gestione unitaria dei servizi di igiene.

Nei vari esposti Quinto aveva, tra l’altro, evidenziato che così facendo non solo si violavano i termini perentori, riconosciuti oggi come tali anche dall’Anac, per l’esercizio delle funzioni istituzionali ma in buona sostanza si finiva per «favorire le illegittime proroghe dei servizi gestiti dai singoli Comuni in violazione di tutte le leggi in materia di appalti». Di ciò viene dato atto nella Relazione-denunzia di Anac che stigmatizza siffatti comportamenti al punto da inoltrare copia degli atti alla Procura della Repubblica di Bari e alla Procura della Corte dei Conti.

«Talvolta il venir meno della ragione costituisce la prima causa della violazione delle regole di comportamento e soprattutto la causa fondamentale della disfunzione della buona amministrazione che, a sua volta, genera fenomeni corruttivi -  commenta l'amministrativista leccese -. E’ triste dover constatare che nonostante i reiterati interventi in sede propria per cercare di richiamare i responsabili al rispetto delle leggi e dei regolamenti, occorre aspettare l’intervento straordinario degli Organi di controllo o peggio l’intervento sanzionatorio della Magistratura penale».

Ancora una volta gli Amministratori - come sottolineato nella Relazione di Cantone - sono sintomo ed evidenza di una Amministrazione locale più interessata al mantenimento dello status quo anziché proseguire –pur nel rispetto delle legittime prerogative e interessi locali- obiettivi sfidanti, migliorativi dello status quo medesimo, che nel caso di specie, coincidono con la prevenzione della corruzione nel mercato e la piena contendibilità del ricco mercato pugliese dei servizi di gestione unitaria dei rifiuti».






 
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