Decreto Sicurezza, polemica tra sindaco e caporeparto dei vigili del fuoco: il duro scontro in un post su Facebook

Decreto Sicurezza, polemica tra sindaco e caporeparto dei vigili del fuoco: il duro scontro in un post su Facebook
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Venerdì 4 Gennaio 2019, 20:41 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 10:59
S'infiamma a Lecce il dibattito sul Decreto Sicurezza, dopo la presa di posizione di alcuni sindaci - su tutti Leoluca Orlando a Palermo e Luigi De Magistris a Napoli -, schierati sulla linea della disobbedienza.
A scatenare la polemica è ora un commento con cui Giancarlo Capoccia, coordinatore per il Sud Italia del sindacato dei vigili del fuoco Conapo, commenta con parole dure il post del sindaco Carlo Salvemini. Il quale così si era espresso, manifestando profondo dissenso verso il decreto ma fermo rispetto nei confronti del diritto: "Ai tanti che mi invitano alla disobbedienza sul Decreto Sicurezza rispondo così: dell’iniziativa di Orlando e altri sindaci apprezzo lo spirito e le preoccupazioni - fondatissime - che la animano; non ritengo però che un tema così delicato possa essere affrontato - proprio per la rilevanza della questione che pone - nella solita cornice di contrapposizione mediatica". Per il primo cittadino leccese, infatti, i sindaci non possono esimersi dall'applicare la legge. "Per queste ragioni - e in considerazione del fatto che la legge è stata firmata dal Presidente della Repubblica - sostengo la posizione espressa dal presidente Anci Decaro, che ha proposto un tavolo di confronto istituzionale che faccia chiarezza. Deve essere la Corte Costituzionale a pronunciarsi definitivamente sulla Legge Salvini. Legge che io dal punto di vista politico giudico dannosa e sbagliata: crea condizioni di maggiore insicurezza nella città".



A queste parole si aggancia Capoccia, nel suo intervento postato sulla bacheca Facebook del sindaco, con espressioni di fuoco. Testualmente: "L’insicurezza l’avete data voi sostenendo assassini come Carlo Giuliani, permettendo a brigatisti rossi di dare lezioni nelle università, a volere la legge sulla tortura , a chiedere i numeri identificativi sui caschi del personale delle forze di polizia impegnate in attività di ordine pubblico. È un'Italia che vogliamo riprenderci".
Affermazioni pesanti, alle quali Salvemini risponde con lo stile manifestato prima, di rispetto delle regole: "Giancarlo Capoccia, in quanto vigile del fuoco lei è agente di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza. Segnalo questo suo commento - nel quale tra l’altro definisce assassino un ragazzo tragicamente morto durante il G8 di Genova - al comandante provinciale e ai genitori di Carlo Giuliani qualora fossero interessati ad assumere iniziative conseguenti”.
Com'è facile intuire, la questione non si è fermata lì e Capoccia ha replicato: «Carlo Salvemini forse Le sfugge un particolare, il sottoscritto Le scrive da libero cittadino e NON da Vigile del Fuoco. Se poi ci vogliamo mettere, anche nella qualità di Coordinatore Provinciale di un Movimento Civico Politico allora il suo avvertimento potrebbe anche assumere i contorni di una gentil minaccia. In ogni caso quello che conta nel momento in cui ho scritto è che ero senza divisa, un dato facilmente documentabile, e questa circostanza la può tranquillizzare. Pertanto, caro Sindaco, anche da libero cittadino sono fermamente convinto che tutto ciò che è contro lo Stato, tutto ciò che vilipende di emblema significativi dello Stato, sono degli atti di assassinio dello stesso. Valuti Lei se lanciare un estintore contro un Defender del Battaglione dei Carabinieri impiegato in attività di Ordine Pubblico non rappresenti l’atto significativo di un assassinio di Stato. Se rispetto a questa raffigurazione Lei da una differente giustificazione si accomodi pure a dare corso alle relative segnalazioni del caso. Mi difenderò con il Tricolore in mano e con la legittima consapevolezza che lo Stato e la sua Istituzione non vanno mai vilipese».
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