Ergastolano in fuga a Lecce. Uilpa e Sappe: "Vicenda incredibile, sicurezza ormai allo sbando". Il Dap avvia un'indagine amministrativa

Ergastolano in fuga a Lecce. Uilpa e Sappe: "Vicenda incredibile, sicurezza ormai allo sbando". Il Dap avvia un'indagine amministrativa
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Sabato 21 Novembre 2015, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 11:49
"La sicurezza penitenziaria è allo sbando, temiamo e riteniamo debba parlarsi di escalation di episodi che mettono a nudo le criticità della sicurezza penitenziaria nell'intero Paese. Ieri sera ignoti hanno divelto una recinzione del carcere di Vicenza ed esploso alcuni colpi apparentemente di arma da fuoco, oggi la rocambolesca fuga di un ergastolano a Lecce". Lo afferma Angelo Urso, segretario generale della Uilpa Penitenziari.



"Continuiamo a ripetere - aggiunge - che l'emergenza penitenziaria non è affatto superata e che la soluzione non può essere ricondotta ad un esercizio geometrico finalizzato a fare in modo che ogni detenuto abbia a disposizione almeno tre metri quadri, né con altri palliativi". "Il governo Renzi e soprattutto il ministro Orlando - prosegue Urso - devono prendere atto di come e quanto sia necessario addivenire con urgenza ad un ripensamento del modello di esecuzione penale che passi per l'immediato potenziamento degli organici della polizia penitenziaria, che invece con la cosiddetta riforma Madia si vorrebbero ulteriormente tagliare. Non è pensabile, infatti, a meno di non essere in mala fede o fuori dalla realtà, continuare ad aumentare le attività destinate ai ristretti e che si ripercuotono sul carico di lavoro della Polizia penitenziaria senza investire ed anzi colpendo proprio quest'ultima".



Urso sottolinea che "è indispensabile assicurare l'operatività della polizia penitenziaria anche approvvigionandola adeguatamente di mezzi e strumenti efficienti e formandola ed aggiornandola costantemente sulle tecniche operative e nel maneggio delle armi. E poi bisogna garantire l'efficienza psicofisica e la reattività dei poliziotti che certamente viene compromessa da turni di servizio molto più lunghi del previsto, riposi settimanali diluiti e ferie annuali rinviate".



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"Quel che è accaduto oggi a Lecce ha dell'incredibile. Mi auguro che l'evaso venga presto catturato, ma la grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza (spesso trascurate) con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria". Lo denuncia Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. Capece parla di "agenti in sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi".



E sottolinea "il quotidiano e sistematico ricorso di visite mediche in ospedali e centri medici fuori dal carcere, con contestuale massiccio impiego di personale di scorta appartenente alla polizia penitenziaria, per la diffusa presenza di patologie tra i detenuti. Dal punto di vista sanitario la situazione delle carceri è semplicemente terrificante: secondo recenti studi di settore è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti. Questo significa che almeno due detenuti su tre sono malati. Tra le malattie più frequenti, proprio quelle infettive, che interessano il 48% dei presenti. A seguire i disturbi psichiatrici (32%), le malattie osteoarticolari (17%), quelle cardiovascolari (16%), problemi metabolici (11%) e dermatologici (10%)". Il leader del Sappe denuncia infine le gravi criticità operativi dei poliziotti penitenziari per "i diffusi tagli al del comparto sicurezza".



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Il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha avviato, a quanto si apprende, subito dopo l'accaduto, un'indagine amministrativa sull'episodio avvenuto a Lecce, dove un detenuto portato all'ospedale per una visita medica si è impossessato dell'arma di un agente penitenziario di scorta e ha sparato, ferendo tre persone. Gli accertamenti mirano ad avere informazioni dettagliate sulla dinamica e ad appurare eventuali negligenze.



Tra gli elementi che il Dap deve acquisire, uno riguarda la tipologia della visita che il detenuto doveva effettuare e cioè se si trattasse di una visita programmata o d'urgenza, le due tipologie previste dall'ordinamento penitenziario per le quali i detenuti possono essere condotti in ospedale. La valutazione sull'urgenza è affidata al medico. Un altro elemento è legato al numero di uomini di scorta. In questo caso - a quanto risulta - oltre ai due agenti che accompagnavano il detenuto, era presente l'autista e normalmente la presenza di tre unità risulta regolare per la scorta di soggetti che non siano detenuti in particolari regimi di sicurezza, come il 41bis. L'indagine dovrà poi fare luce sulla dinamica, visto che a un agente è stata sottratta l'arma d'ordinanza con la quale, poi, il detenuto evaso ha sparato.
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