Morti sul lavoro, allarme Salento: primato in Puglia e pochi controlli

Morti sul lavoro, allarme Salento: primato in Puglia e pochi controlli
di Pierpaolo SPADA
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Giovedì 23 Settembre 2021, 10:15

Un'altra vittima. Quegli angoscianti interrogativi che tornano. E la constatazione di un quadro che stenta a mutare. Semmai, peggiora. Nel Salento si muore sul lavoro più che nel resto della Puglia. E, nonostante le continue urla di dolore, le misure di contenimento del dramma restano insufficienti, limitate le forze in campo in grado di attuarle.


Dati e freddi numeri, certo. Dietro i quali, però, ci celano volti ed esperienze, intere famiglie che non rinunciano a chiederne conto. E ignorarli non si può, nel rispetto di chi anche l'altro ieri - è accaduto a Martano - ha perso la vita. Caso dopo caso, da gennaio a oggi, 17 infortuni sul lavoro hanno avuto esito mortale in provincia di Lecce. Sono cifre contenute nel report mensile di Inail. E tracciano un andamento in inquietante aumento. Perché nei primi 9 mesi del 2020 le vittime in questo territorio erano state quasi tre volte meno (6). Un triste primato che, nel perimetro regionale solo la provincia di Bari è capace di contendere, avendo già visto morire 21 lavoratori nel 2021: 10 in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Nei primi 9 mesi del 2021 la Puglia ha perso 63 lavoratori: sono 24 in più dello stesso arco temporale del 2020. Solo nella Bat (3 vittime in meno) e nel Foggiano (-2) il trend è in controtendenza. A Brindisi (+3) e (+5), come a Bari e Lecce, infatti, le cosiddette morti bianche aumentano. Una crescita connessa a quella degli infortuni. Sempre nei primi tre trimestri del 2021 in Puglia Inail conta 13.660 infortuni: 722 in più di un anno fa. Dato stabile nel Barese (+18), ma in forte aumento a Lecce (+489), Brindisi (+147) e Taranto (+275).
Il Salento, purtroppo, fa la differenza. Ma in termini negativi e pure su scala nazionale, come rivela l'Osservatorio sulla sicurezza di Vega Engineering che pone la provincia di Lecce al sesto posto nella classifica dell'incidenza dei casi mortali (58,2) sul numero complessivi di occupati (223.143), con riferimento al periodo gennaio-luglio 2021: una posizione sotto Caserta e quattro sotto Pescara (prima), Isernia (seconda), Campobasso (terza) e Ascoli Piceno (quarta). Bari è al 28° posto, Taranto al 9° posto e Brindisi al 22°. Nella mappa in cui la colorazione riflette il rischio, il Salento figura completamente in rosso.
Chi lega la frequenza degli accadimenti alla ripartenza delle attività - alla ripresa -, probabilmente non sbaglia, sebbene alla fatalità sia riservata, come sempre, un'ampia quota di responsabilità. E - emerge anche da ambienti sindacali e professionali - in edilizia la politica del bonus (110%) sta da mesi innescando una corsa sui cantieri senza precedenti che, ovviamente, comporta conseguenze. C'è, tuttavia, un altro elemento che concorre all'aggravamento del fenomeno: la frequenza dei controlli. Sono ancora pochi, perché poche sono le unità impiegate nelle attività ispettive. Un dato parla da sé: in provincia di Lecce l'Ispettorato del lavoro dispone di 44 unità di cui 40 ispettori amministrativi e 4 tecnici più il loro responsabile. Quest'ultima è, in particolare, la squadra che si occupa dei cantieri edili, dove l'incidenza mortale è più elevata. Fino a poco tempo fa contava 8 ispettori. Poi sono arrivati i pensionamenti e la squadra è stata dimezzata.
Come emerge dall'ambiente dello stesso Itl, questi 5 ispettori tecnici sono oggi, dunque, in condizione di ispezionare 2-3 cantieri al giorno in un massimo di 3 uscite alla settimana. Lo sbilanciamento è netto, ma non del tutto ingiustificato. Il team tecnico dell'Itl è stato nel tempo sfoltito perché, parallelamente e gradualmente, la competenza sui cantieri edili è stata trasferita allo Spesal. E nella stessa direzione opera il Nil (Nucleo ispettorato del lavoro), composto a sua volta da non più di 5 unità (carabinieri). Fino a dicembre il gruppo tecnico dell'Itl sarà coadiuvato da una task force composta da 10 ispettori provenienti anche da altre province. Ma è ineludibile, il problema resta. E, come dicono da anni, i diretti interessati in questa provincia composta da 98 comuni non ci sono le condizioni per garantire un controllo capillare del territorio e prevenire il rischio di incidenti.
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