Minacce alla giudice, è il terzo episodio: una testa di capretto trafitta da una lama, prima le scritte col sangue

Il macabro ritrovamento sull'uscio dell'abitazione leccese della magistrata. Sul posto Squadra mobile e Digos

La giudice Francesca Maria Mariano e la testa di capretto mozzata ritrovata sull'uscio di casa
La giudice Francesca Maria Mariano e la testa di capretto mozzata ritrovata sull'uscio di casa
di Roberta GRASSI
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Venerdì 2 Febbraio 2024, 21:29 - Ultimo aggiornamento: 6 Febbraio, 14:03

Nuovo inquietante episodio di minacce in danno della magistrata Maria Francesca Mariano, giudice delle indagini preliminari a Lecce, già sotto scorta per precedenti intimidazioni.  La scorsa notte, poco dopo la mezzanotte, una testa di un capretto insanguinata con una lunga lama da macellaio infilzata, è stata trovata sull'uscio dell'abitazione della giudice, a Lecce. Sul posto sono intervenuti i poliziotti della Squadra mobile e della Digos per i rilievi. La magistrata, a quanto appreso, ha udito il rumore di alcuni gatti che litigavano e ha poi individuato sulle scale dell'abitazione la presenza del macabro avvertimento, con la scritta "Così". 

Le indagini sui filmati delle telecamere 

La testa di capretto è stata sottoposta a sequestro, per gli accertamenti necessari. Si stanno visionando i filmati delle telecamere presenti in zona. Mariano era già stata fatta oggetto di minacce, su cui indaga la Procura di Potenza, nell'ambito - è emerso - di un'inchiesta condotta sulla Scu del Brindisino. In particolare aveva ricevuto diverse missive, firmate, l'ultima delle quali riportava anche contenuti riferiti al demonio. Oltre alla gip, ad essere vittima di intimidazioni anche Carmen Ruggiero, la pm della Dda che aveva seguito l'inchiesta su un clan operativo a San Vito dei Normanni e dintorni.

Il sostituto procuratore aveva anche subito una aggressione con coltello durante un interrogatorio di garanzia. 

Le piste seguite e l'inchiesta sulla Scu del Brindisino 

 Le due, come si è detto sin dal principio dell’escalation, avevano rispettivamente chiesto e disposto un’ordinanza di custodia cautelare riguardante un clan della Scu del Brindisino, nel cui ambito d’azione sembrerebbe vada ricercato l’autore dei gesti intimidatori. Va specificato, tuttavia, che i vertici del gruppo avevano esplicitamente preso le distanze dalle minacce. Tornando all’ultimo avvenimento: intorno alla mezzanotte e quindici di venerdì, personale della Squadra mobile e della Digos della questura di Lecce si è recato presso l’abitazione della gip Mariano. Lei stessa si era preoccupata, nel cuore della notte, per aver udito strani lamenti di gatti nei dintorni. Aperta la porta di casa si è ritrovata dinanzi agli occhi la testa di capretto insanguinata con una lama che la trafiggeva per intero. Era stata appoggiata su un pezzo di cartone su cui c’era una scritta a penna: “Così”. I poliziotti, sul posto, hanno effettuato i rilievi di rito. Hanno prelevato il materiale e lo hanno posto sotto sequestro. È stato appurato che nella zona in cui risiede la magistrata ci sono telecamere di videosorveglianza e quindi nei video potrebbero essere contenuti elementi importanti per le indagini. Per identificare, quantomeno l’esecutore materiale: chi ha raggiunto il posto per recapitare il pacco, un pacco contenente qualcosa di realmente terrificante. Fa riflettere, oltre al resto, il fatto che stavolta la destinazione scelta non sia stata istituzionale ma privata. Chi ha agito sapeva quale fosse l’indirizzo di casa della giudice e non ha avuto alcuna remora a recarsi lì, nonostante tutte le misure di tutela che sono state nel tempo disposte. Aveva già suscitato stupore, misto ovviamente ad angoscia, il fatto che nello scorso novembre due missive senza intestazione e senza francobollo fossero arrivate in tribunale, giunte sulla scrivania della gip, portate a mano da qualcuno che era riuscito a farle arrivare senza che potessero essere bloccate. Erano scritte col sangue, c’erano riferimenti al demonio e la manifesta intenzione di uccidere. Si trattava di scritti firmati. Lo stesso era accaduto in piena estate. Destinataria Mariano, ma anche la pm della Dda Carmen Ruggiero. Fu allora che a seguito di comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica furono disposte le prime misure di tutela, poi irrigidite nel corso dei mesi. Su tutto ciò che si è verificato indaga la Procura di Potenza, trattandosi di procedimento che coinvolge come persone offese magistrati del distretto di Lecce. 

La solidarità dell'Anm

"Apprendiamo con sgomento dell’ennesimo vile atto intimidatorio ai danni del Giudice Maria Francesca Mariano. La Ges di Lecce, Brindisi e Taranto, facendosi portavoce dei sentimenti di tutti i magistrati del distretto, esprime la sua solidarietà e vicinanza alla collega che, in questi mesi, ha continuato a svolgere il suo lavoro quotidiano nell’interesse della collettività e con la serenità e imparzialità che la contraddistinguono. Auspica una celere e ferma risposta degli organi investigativi nell’individuazione dei responsabili. Ribadisce la condanna di ogni forma di condizionamento all’imparziale e indipendente esercizio della giurisdizione". Così il presidente dell'Anm distrettuale, Vincenzo Scardia e il segretario Laura Orlando. 

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