“Lecce non è Ferrara”. Non è solo una constatazione geografica, ma lo slogan che in queste ore rimbalza sui social, rilanciato sul loro sito istituzionale dagli attivisti del comitato cittadino che si oppone al progetto di ampliamento del filobus proposto dall’amministrazione Adriana Poli Bortone.
La polemica
La polemica, stavolta, non riguarda soltanto la scelta del filobus ma si concentra su un refuso contenuto nella documentazione tecnica (nello specifico “L’analisi delle alternative progettuali”) inviata dal Comune al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nei documenti, infatti, compare un riferimento alla linea filoviaria di Ferrara, che collega il centro della città emiliana alla frazione di Cona, dove si trova l’ospedale Sant’Anna: “L’obiettivo generale del progetto è quello di realizzare una dorsale di trasporto pubblico ad alta efficienza che colleghi la città al polo ospedaliero di Cona...”.
«Quando vuoi a tutti i costi raggiungere un obiettivo – scrive il comitato -, cieco alle evidenze, sordo alle critiche, indifferente alle criticità, non ti poni limiti. Come uno studente impreparato, invece di trovare da solo la soluzione al compito che ti è assegnato – migliorare l’offerta di trasporto pubblico sostenibile tenendo conto del tuo contesto urbano – preferisci copiare. E come spesso succede, non solo sbagli, ma ti fai scoprire anche. Come nel caso della Giunta Comunale che ha trasmesso una relazione al Ministero evidentemente acquisita da altre mani. Un classico copia e incolla imbarazzante, se si tiene conto dell’importanza della richiesta: ottenere un finanziamento di 118 milioni di euro per potenziare il sistema filoviario in città. Valutata sulla base di un’istruttoria complessa, redatta tenendo conto delle Linee Guida Operative per la Valutazione degli Investimenti nel Settore Trasporto Rapido di Massa redatte dal Ministero delle Infrastrutture. Al quale non sfuggirà, immaginiamo, lo strafalcione contenuto nella relazione “Analisi delle alternative progettuali”, obbligatoriamente predisposta per poter partecipare al bando».
«Cona - continua il comitato contro l’ampliamento del filobus - è una frazione di Ferrara, di 1118 abitanti. Qui è stata realizzata una metropolitana di superficie su ferro con l’obiettivo di collegare efficacemente la città all’ospedale. Chiediamo i soldi al Ministero e per voler a tutti i costi dimostrare che potenziare il filobus serve a Lecce ci avvaliamo di tecnici che finiscono per copiare progetti presentati in altre città quindici anni fa. La conferma che, oggi come ieri, quello che interessa è ricevere a tutti i costi il finanziamento, non farne un buon uso per la città. Domanda: di chi è la manina che ha dato la soluzione sbagliata alla Giunta?»
Oltre all’errore formale, la protesta investe anche il merito della scelta. A intervenire è l’ex consigliere comunale Gabriele Molendini: «Nei documenti elaborati dal Comune di Lecce per partecipare alla gara c’è l’analisi delle alternative progettuali. Comparando i costi, il Comune di Lecce (il Comune, non io…) li stima così: per i bus elettrici “Fast charging” (con ricarica veloce alla fermata) 16.240.0000 euro; per il “filobus IMC” 36.310.000 euro. Tempi di realizzo 18 mesi per busvia elettrica BRT, 24 mesi per filobus BRT. Perché allora il filobus? Riporto solo le conclusioni dell’analisi presente nel documento: “le altre soluzioni prese in considerazione risultano, invece, meno adeguate per via dei limiti tecnici e pratici derivanti dalla non ottimizzazione del loro utilizzo rispetto al contesto territoriale, dei costi e tempi di realizzazione comunque elevati o semplicemente dal minore beneficio apportato a livello ambientale”. Nel frattempo altre città come Bari e Taranto scelgono le busvie elettriche. Ma Lecce, si dirà aveva già un filobus, circostanza evidenziata nel documento come presupposto della scelta». Ma, ricorda Molendini, anche Pescara è dotata di filobus ma partecipando allo stesso bando ha deciso di puntare sui bus elettrici.
La replica del Comune
SGM e Comune di Lecce precisano che il riferimento al “Polo ospedaliero di Cona” nei documenti per il finanziamento del progetto BRT è un semplice refuso, al posto del reale “Polo universitario Ecotekne”.
«Si tratta di un errore marginale, privo di rilievo sostanziale, che non compromette la validità dell’istanza inviata al Ministero -spiegano - . Le critiche apparse online sono ritenute sterili e strumentali, tese a distogliere l’attenzione dal valore del progetto: un sistema di trasporto pubblico moderno e sostenibile, pensato per ridurre il traffico e migliorare la qualità dell’aria. La mappa circolata sui social, infine, non proviene dai documenti ufficiali».