Busti senza nome e senza naso: la storia di Lecce perde smalto nella villa comunale. E De Giorgi diventa il Re dei bastoncini

Fotoservizio di Claudio Longo
Fotoservizio di Claudio Longo
di Paolo CONTE
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 24 Gennaio 2024, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 09:31

Deturpati dai segni del tempo, danneggiati dalle condizioni atmosferiche e persino sbeffeggiati dagli incivili. Nel polmone verde di Lecce, presso la villa comunale, i busti di coloro che hanno fatto la storia del capoluogo leccese e di una nazione intera hanno perso il loro smalto. E alcuni di essi anche la dignità.
Le opere dedicate alle personalità più illustri del passato si ergono in stato di totale abbondano tra nasi mozzati, nomi cancellati ed escrementi di animali volatili. La pietra corrosa e ormai annerita ha quasi trasfigurato i volti di poeti, scrittori, artisti, economisti, condottieri e generali. Le incisioni di nomi e cognomi di alcune statue si sono appianate. Non si leggono più. Come nel caso dell'opera d'arte intitolata a Francesco Rubichi, celebre principe del Foro e protagonista della vita civile e culturale del secondo Ottocento che diede a Lecce il prestigioso titolo di "Atene delle Puglie". Un volto completamente annerito e ormai depredato della sua identità.

 

I dodici busti

Dodici dei busti (ad eccezione di quella di Giuseppe Garibaldi) furono sistemate nella villa tra il 1886 e il 1889, dieci dei quali opera dello scultore leccese Eugenio Maccagnani.
«Abbiamo un patrimonio enorme - dichiara lo storico Mario Cazzato -, ma chi è preposto alla conservazione di questo patrimonio non riesce a gestirlo integralmente. La villa versa in stato di abbandono ormai da anni. Questi busti dovrebbero essere restaurati. La villa comunale è il biglietto da visita della città e mi auguro che quanto prima si possa mettere in piedi un progetto di recupero delle statue per tramandare la nostra storia alle nuove generazioni, come fatto dai nostri antenati - prosegue -. Un busto rappresenta un esempio di carattere morale e storico e deve essere preservato».
Versa in condizioni di assoluto degrado anche il busto fatto in pietra dedicato ad Oronzio Massa, generale e martire della Repubblica Napoletana. Al volto di Massa manca il naso, esattamente come al viso di Gaetano Stella, medico, studioso di scienze agrarie e membro di numerose accademie scientifiche.
Tra le opere rimaste senza nome si annovera il busto di marmo dedicato al medico, Cosimo De Giorgi. In assenza dell'intitolazione cancellata dalle intemperie, ci ha pensato un incivile a "ribattezzare" lo scienziato leccese con l'epiteto di "Re dei bastoncini". La scritta compare in rosso sulla colonna che regge il busto. La statua imbrattata di una fra le personalità più influenti del 19esimo secolo ha raggiunto l'acme del degrado traslato in derisione. Un insulto alla memoria e alla storia di chi l'ha scritta rappresentando per secoli l'eccellenza dell'intellettualità salentina.
La lista dei busti privati della loro identità si allarga allo scultore Gaetano Martinez. Anche in questo caso l'incisione del nome e del cognome dell'artista di Galatina è scomparsa dalla colonna in pietra.
Fra i monumenti in marmo più importanti spicca il "faccione" di Tito Schipa, ma nel cognome dell'illustre personaggio manca una consonante. E anche sull'erma dedicato a Giuseppe Pellegrino manca la vocale "O" del cognome, mentre la testa di Giuseppe Libertini è ricoperta dal muschio.
Il viaggio fra i 22 busti della Villa comunale è caratterizzato dalle condizioni precarie in cui versa la pietra. Mancano tanti frammenti sui volti delle statue. I monumenti sono tutti anneriti e non si riconoscono i volti dei celebri personaggi. «Il meglio della scienza, della letteratura e dell'arte che abbiamo avuto nel Salento è racchiuso in quelle opere - spiega il professore di Storia Moderna dell'Università del Salento, Mario Spedicato -. Lo stato di degrado ha raggiunto livelli inaccettabili e i busti della villa sono irriconoscibili. Ci vorrebbe un restauro totale che possa restituire nuova linfa a queste opere in tempi ragionevoli. Hanno un valore pedagogico per i leccesi ed è motivo di vanto per la città. Ma questa situazione - conclude - lede l'immagine del centro all'occhio del turista».
Oltre allo stato di deterioramento dei monumenti, come se non bastasse, la villa è aggredita da atti vandalici e fenomeni di abbandono. Alcune panchine di legno sono state spaccate, la struttura che tanti anni fa ospitava il bar della villa è abbandonata a se stessa, così come alcuni alberi totalmente essiccati. Il tutto è contornato dai graffiti che hanno imbrattato i muri dell'ex ludoteca e del porticato adiacente alla fontana.
Insomma tanto da fare per la Villa della Lupa, come si chiamava una volta, che narra tra i vialetti e le aiole un pezzo importante della città.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA