Rumori e vibrazioni di notte: c’è un’inchiesta della Procura

Rumori e vibrazioni di notte: c’è un’inchiesta della Procura
di Serena COSTA
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Domenica 15 Gennaio 2017, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 16:58
Spetterà al pubblico ministero Francesca Miglietta appurare l’origine del cosiddetto “rumore cupo”. Un suono di sottofondo, accompagnato da forti vibrazioni, percepito in diversi condomini e appartamenti sparsi per la città. E che da 10 mesi sta impedendo a una quarantina di residenti di riposare adeguatamente. In un esposto chiedono di verificare se la causa sia da ricercare nei nuovi impianti di fibbra ottica.
Sono le persone che hanno aderito all’associazione “Difendiamo Lecce dal rumore cupo”, fondata da Maria Grazia Giorgino, e che, dopo diverse raccomandate all’indirizzo del Comune, dell’Asl di Lecce e dell’Arpa Puglia, hanno depositato un esposto alla Procura di Lecce con l’avvocato Stefano Stefanelli. 
La decisione di rivolgersi anche all’autorità giudiziaria, in attesa delle risposte dagli enti pubblici interpellati, ha dato vita ad un’inchiesta contro ignoti che contesta i reati di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone ed anche di lesioni personali colpose.
 
Maria Grazia Giorgino è stata la prima leccese in ordine di tempo a essersi resa conto di non riuscire più a condurre una vita normale: da diversi mesi la donna utilizza stabilmente tappi per le orecchie non appena posa la testa sul cuscino. Ed è perfino costretta ad assumere sonniferi su prescrizione del medico.
Dopo aver eseguito alcuni esami clinici e visite mediche, dalle quali non è risultata alcuna patologia neurologica o del nervo acustico, la fondatrice dell’associazione ha deciso di far effettuare una perizia fonometrica nel suo condominio, in via Maggio, nel rione San Pio, sostenuta dal resto delle famiglie che nel frattempo si erano rese conto anche loro di questo fastidioso e incessante ronzìo. 
I rilievi effettuati nell’appartamento della Giorgino hanno evidenziato l’esistenza di un “tono puro continuo in bassa frequenza con centro a 50 Hz, avente le caratteristiche del rumore disturbante”, che “persiste per tutta la durata del rilievo e pertanto non è associabile ad alcun macchinario o impianto interno all’edificio ove è ubicato l’appartamento della signora Giorgino”. 

In sostanza, la perizia ha rilevato come il rumore disturbante non derivi né dall’ascensore, né dall’autoclave, né da altri dispositivi elettrici che sono all’interno del condominio. Nell’esposto presentato in Procura di Lecce i guai per i cittadini insonni troverebbero un minimo comune denominatore: ovvero l’inizio dell’installazione in città della fibra ottica. Un’ipotesi che dovrà sta verificando il pubblico ministero Miglietta. A breve verrà conferita una perizia ad un’esperto individuato, intanto, scorrendo nell’elenco a disposizione del pool di magistrati dei “reati ambientali” della Procura di Lecce.
Il consulente dovrà, in sostanza, risalire all’origine del “rumore cupo”, effettuando dei rilievi e delle misurazioni nei punti della città indicati nell’esposto. Compito dell’inchiesta sarà poi chiarire se ci sia un nesso casuale con l’installazione della fibbra ottica, oppure se in nesso sia con qualche altro impianto tecnologico installato o potenziato a Lecce. Da quel chiarimento in poi potranno essere ravvisate le possibili responsabilità del disturbo.

Dunque, fino al pronunciamento del consulente della Procura resta solo una ipotesi tutta da verificare che sia la fibbra ottica rendere insonni le notti di una parte degli abitanti di Lecce.
Quelli dell’associazione “Difendiamo Lecce dal rumore cupo” hanno ben chiaro, tuttavia, che l’insorgere dei problemi avrebbe coinciso con la creazione della nuova rete per velocizzare la trasmissione dei dati. «Fino ad aprile scorso, data di inizio dei lavori di installazione delle nuove cabine di trasformazione dell’Enel e della Telecom, nessuno di noi aveva mai avuto problemi di insonnia – sottolinea la Giorgino –. Ora siamo stremati e abbiamo il diritto di capire da dove provenga questo rumore e anche gli effetti a lungo termine sulla salute dei leccesi. Un problema che le istituzioni che abbiamo contattato finora non si sono poste».
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