Veleni a Burgesi, chiarimenti Monteco: «Tutto in regola, collaboreremo»

Veleni a Burgesi, chiarimenti Monteco: «Tutto in regola, collaboreremo»
di Paola ANCORA
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Giovedì 29 Dicembre 2016, 08:41 - Ultimo aggiornamento: 14:39
 La discarica di Burgesi è stata «sempre gestita in modo assolutamente conforme alle norme e alle prescrizioni contenute nelle autorizzazioni» rilasciate nella fase di esercizio dell’impianto e in quella successiva, di cosiddetta “post-gestione”. La Monteco, l’impresa della famiglia Montinaro che dal 1991 gestisce la discarica di rifiuti solidi urbani in località Burgesi, a Ugento, rompe il silenzio. E all’indomani del sopralluogo del presidente della Regione Michele Emiliano all’impianto, in una nota stampa inviata alle redazioni nel tardo pomeriggio di ieri, «conferma l’assoluta disponibilità a fornire ogni possibile collaborazione per tutte le attività che le autorità competenti, a partire dalla Regione Puglia, riterranno di porre in essere per l’effettuazione delle verifiche che saranno ritenute necessarie, come del resto previsto e disciplinato dal Codice dell’Ambiente».
Proprio Emiliano, prima di entrare a Burgesi martedì mattina, ha infatti annunciato che la prossima settimana convocherà a Bari tanto i sindaci dei Comuni di Ugento, Acquarica e Presicce che il titolare di Monteco Mario Montinaro, «perché questa - ha detto il presidente - non è una discarica abusiva, ma un impianto ufficiale sul quale, nel corso degli anni, sono stati investiti diversi milioni di denari pubblici e dove, secondo le dichiarazioni di Gianluigi Rosafio, sarebbero stati commessi dei reati. Monteco - ha aggiunto Emiliano - potrà dimostrare di essere parte offesa in questa vicenda, se il tombamento dei fusti è avvenuto a sua insaputa. Non salto a conclusioni affrettate, ma vedo un cancello piuttosto difficile da valicare anche senza sorveglianza».

Proprio Rosafio, infatti, l’imprenditore già condannato nei primi anni Duemila per traffico e smaltimento illecito di rifiuti pericolosi e di policlorobifenili (Pcb) «nei pressi della discarica di Burgesi, ma al di fuori della stessa» (così scrivono i pm Angela Rotondano ed Elsa Valeria Mignone nella richiesta di archiviazione del nuovo filone di indagini, ndr) fra il 2014 e il 2015 ha riferito ai carabinieri del Nucleo investigativo e del Noe di aver svolto sedici anni fa «per conto della società Monteco che gestiva la discarica di Burgesi, l’attività di trasporto di fusti (...) che venivano prelevati dai suoi autisti dal centro di stoccaggio di Seclì della società Sea Marconi & Envirotech».

Né la Monteco né la Sea Marconi & Envirotech sono state indagate per questi fatti denunciati da Rosafio. Che ha raccontato come, all’interno di Burgesi, siano finiti tombati circa 600 fusti di Pcb, inquinanti industriali la cui presenza nel percolato è stata certificata dai ricercatori del Cnr Irsa di Bari. I Pcb sono presenti in percentuali «largamente superiori» a quelle massime stabilite.
Così, se i pm Rotondano e Mignone hanno chiesto l’archiviazione del procedimento perché i reati commessi sono stati in parte già giudicati in altri processi, in parte sono andati prescritti, Emiliano ha sottolineato che «sono imprescrittibili gli obblighi di una eventuale bonifica» in capo a chi ha inquinato. 

Monteco, dunque, si difende e garantisce proprio alla Regione la massima disponibilità al confronto, specificando che «la gestione della discarica di Ugento è stata sempre coerente sia con quanto previsto dalla disciplina normativa nazionale e regionale, sia con le prescrizioni contenute negli atti autorizzativi, così pure assolutamente conforme alle norme e agli atti autorizzativi è stata ed è - conclude l’impresa - la conduzione della fase di post gestione della stessa discarica». 
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