Caos in Tribunale, il presidente Giardino: «E' dura perché il ministero non ci ascolta, ma ce la faremo»

Caos in Tribunale, il presidente Giardino: «E' dura perché il ministero non ci ascolta, ma ce la faremo»
di Alessandro Cellini
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Mercoledì 30 Dicembre 2015, 10:17

«Sui Giudici di Pace il presidente Fatano ha ragione. Ma direi che nel complesso la giustizia nel Salento sta bene». E questo nonostante i problemi che hanno caratterizzato gli ultimi mesi. Problemi che non ricevono risposte dal Ministero. Il presidente del Tribunale traccia un bilancio dell’anno appena trascorso. Un bilancio che appare tutto sommato appare positivo, per quanto il 2015 sia trascorso non senza tensioni e criticità.

Presidente Giardino, qual è lo stato di salute della giustizia a Lecce?
«Direi che ci troviamo in una situazione non molto diversa rispetto a quella del 2014; l’unico dato rilevante è stata la definizione della nuova geografia giudiziaria, con il completamento dei trasferimenti che hanno ridefinito gli uffici giudiziari di primo grado su tutto il territorio. Dal punto di vista dei carichi di lavoro, siamo di fronte a un leggero miglioramento nel civile, mentre nel penale il dato è tranquillizzante, assistiamo a una riduzione dell’arretrato con tempi accettabili di definizione dei fascicoli».



La riforma ha però creato non pochi problemi. Come giudica la soppressione delle sedi periferiche di tribunale?
«È una legge dello Stato e come magistrato non posso che rispettarla. Io vengo da un’esperienza in cui alcune sezioni erano nella impossibilità di funzionare per scarsità di personale e per la difficoltà di trovare giudici. Alcune sedi erano diventate organismi asfittici».

L’ultima emergenza riguarda i Giudici di Pace. Il presidente dell’Ordine degli avvocati Raffaele Fatano ha parlato di un «sistema vicino al collasso». Come giudica la situazione?
«Il presidente Fatano ha colto nel segno. Per quanto ne so, da tempo riceviamo doglianze da parte di alcuni uffici periferici sulle difficoltà operative. Sia chiaro, alcuni uffici funzionano bene, e per altri sarebbe ingeneroso attribuire tutte le disfunzioni alle amministrazioni comunali. In alcuni casi siamo davanti a una scarsa propensione del personale a transitare da una mansione all’altra, anche per via di una insufficiente preparazione tecnica. Si tratta di competenze diverse che comportano preparazione. Fatano, in ogni caso, ha fotografato esattamente la situazione. E per quello che ne so, il presidente della Corte d’Appello ha continuamente rappresentato al Ministero queste situazioni, senza però avere risposte ufficiali. Siamo in attesa di capire quale sarà l’orientamento del Ministero».

Recentemente ha tenuto banco il caso degli ascensori rotti nel palazzo di viale De Pietro. Ma le sedi giudiziarie di Lecce soffrono da tempo di problemi strutturali ben noti. Una situazione che potrebbe risolversi con la realizzazione della Cittadella della Giustizia, di cui si parla da tempo. A che punto è l’interlocuzione con il Comune?
«L’amministrazione comunale ha individuato possibili aree su cui eventualmente collocare una struttura del genere, ma ora che le competenze dei Comuni in materia di giustizia sono state azzerate è difficile immaginare se e quando intenda occuparsi di questa questione. Bisognerebbe chiederlo a loro. Noi certamente abbiamo bisogno di spazi, e ci sono state diverse iniziative, negli ultimi mesi, rivolte in diverse direzioni. Ma tutte le soluzioni, qualcuna anche abbastanza celere per la verità, richiedono che il ministero dia il nullaosta, perché è l’unico ente che può erogare i finanziamenti».

Il 2015 è stato l’anno in cui gli avvocati, dopo le dure proteste dell’anno precedente, hanno “deposto le armi”. Ma rimangono in stato di agitazione. Quali prospettive ci sono per venire incontro alle richieste dell’avvocatura?
«Io recentemente ho molto apprezzato un intervento di Fatano in occasione della Giornata della giustizia civile, e in particolare nel passaggio in cui ha formulato la proposta di istituire una sorta di consultazione con altri componenti - personale amministrativo, avvocati, magistrati - che sono quotidianamente coinvolti nell’amministrazione della giustizia. Siamo pronti a fare la nostra parte sui temi su cui abbiamo una minima possibilità di intervento. Ci sono situazioni in cui il dialogo è fondamentale».

La sede di via Brenta è quella più problematica dal punto di vista logistico. Com’è la situazione ora?
«In via Brenta c’è soprattutto un problema di aule, che sono piccole e insufficienti. Sono stati messi in atto alcuni accorgimenti per cui siamo riusciti a ridurre gli inconvenienti che c’erano alla ripresa delle attività a settembre. Attendiamo di capire dove il Ministero può darci una mano».

A partire da settembre la gestione finanziaria della giustizia è passata interamente a carico del Ministero, alleggerendo di fatto il carico sulle casse comunali. Come sono andati i primi mesi di questa nuova gestione?
«Grossi mutamenti non ci sono stati. C’è stata una convenzione tra Corte d’Appello e amministrazione comunale, che consente il protrarsi dell’attività di assistenza da parte del Comune in interventi di manutenzione ordinaria. Ma una cosa positiva il passaggio al Ministero l’ha portata: la soluzione dell’annoso problema degli ascensori, che forse per la scarsa possibilità economica del Comune finora non era stato mai affrontato».

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