Lecce, Liberrima compie 30 anni: una scommessa sulla carta che ha battuto l'online

Maurizio Guagnano e Mery Dipalma
Maurizio Guagnano e Mery Dipalma
di Leda CESARI
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Sabato 25 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 19:04

A quei tempi Internet era affare da stregoni informatici, si parcheggiava in piazza Duomo e Lecce capitale d’arte, come si suol dire in salentino, non stava scritta a nessun calendario. Era il 1993, e il 6 novembre nasceva a Lecce, sulle ceneri di un vecchio negozio d’abbigliamento, il famoso “Marasco”, “Liberrima”, un luogo che definire “libreria” era riduttivo all’epoca, figuriamoci oggi che il mondo si è decuplicato in complessità e forme d’espressione culturale con cui lo spazio in questione si tiene al passo tutti i giorni.

Il compleanno tondo

Un compleanno tondo che si festeggia oggi in Corte dei Cicala con una giornata di appuntamenti per tutti i palati, non solo gourmet, sotto l’occhio benevolo di un Sant’Oronzo in forex alto 2,50 metri che - appunto - stenderà su tutti i partecipanti alla festa il suo “tre” protettivo. Numero che a ben vedere - e qui entriamo nei misteri dei mondi sottili - fa magicamente pendant con tutte le tappe di quest’irresistibile ascesa. Un percorso che Maurizio Guagnano e Mery Dipalma, genitori della “creatura” oggi in festa, hanno delineato in trentasei anni di vita insieme, mettendo ognuno nell’avventura le proprie competenze e sensibilità: lui quella dell’imprenditore con master in direzione d’azienda, lei quella della dottoressa in Scienze statistiche con trascorsi tributari e nell’alta moda a Roma.

Un mix fecondo che ha originato - oltre a due virgulti che hanno sgambettato fin da subito tra libri e caffè - uno stile che dall’anno scorso conquista ogni giorno anche Bari, dove Liberrima fa cultura e tendenza tutti i giorni in pieno centro. Nella sua versione più recente, ovviamente: quella del piacere multisensoriale. Per arrivare a oggi, però, le tappe sono state molteplici e spesso in salita. Nel ’93, come già detto, la libreria tout court: «I primi dieci anni, difficilissimi», raccontano Maurizio e Mery a una voce sola. Nuovo concetto di libreria, tanta concorrenza - Palmieri, Pensa, Milella, Adriatica, per dirne alcune - e un centro storico pre-Urban ancora invaso dalle auto (“ma dalle grandi opportunità”). E, per sovrammercato, il sabato pomeriggio con obbligo di chiusura delle librerie cittadine, considerate elementi a mero servizio delle scuole: «Una situazione assurda, che finché il Comune non intese finalmente dare applicazione alla normativa nazionale vigente ci causò multe e chiusure». Nel 2003 il primo allargarsi: l’acquisto del “Piccolo Bar” di Gino Perulli, e ad agosto l’apertura del locale contiguo “All’ombra del barocco”. Dopo cinque anni il ristorante, seguito nel 2013 - ancora un tre - da “Gusto Liberrima” (angolo corso Vittorio Emanuele - via degli Antoglietta). Spazio, quest’ultimo, chiuso l’anno scorso, ma oggi sostituito dalla nuovissima enoteca che ha chiuso il cerchio di Corte dei Cicala (“obiettivo raggiunto dopo vent’anni”), che continua a solleticare il palato, letterario e no, dei tanti viaggiatori che ormai affollano il centro storico di Lecce tutto l’anno: «Lecce è diventata meta turistica internazionale, ma sbaglia chi pensa che il borgo antico sia esclusivamente destinato ai turisti. È parte integrante della città, un luogo in cui la concentrazione di bellezza ha un impatto anche sull’animo. E in questo periodo non è poco: i leccesi dovrebbero tornare a frequentarlo». Facile a dirsi oggi, ma allora - nel 1993 - fu una vera e propria sfida. Ad iniziare dalle 10mila brochure d’invito spedite (con francobolli) tra Lecce e provincia, e indirizzate agli «audaci lettori di Terra d’Otranto… cui la Fortuna finalmente ha sorriso»; ai lettori «che hanno osato immaginare un servizio dedicato alla cultura del futuro».

Un caso di chiaroveggenza

Un caso di chiaroveggenza decretato dai fatti: la visita di Papa Wojtyla nel 1994, l’arrivo della sensibilità femminile di Adriana Poli Bortone a Palazzo Carafa e i fondi del Piano Urban accesero un nuovo interesse nei confronti del borgo antico della città. Processo di recupero di cui Liberrima è stata protagonista indiscussa, «e sfidiamo chiunque a provare il contrario»: libreria indipendente fin dall’origine, è entrata nel 2014 nel network Ubik, «che ci consente di tutelare la nostra origine pur stando insieme agli altri». Il suo “ecosistema” unico, infine, le ha consentito di reggere gli urti di trent’anni terribili, della crisi economica come della pandemia, delle guerre in corso come dell’avvento dell’e-commerce, che ha fiaccato il mercato dei libri, ma non l’ha steso «come avvenuto invece per i negozi di dischi. Un vero peccato». Liberrima, il consolidamento di una visione da esportare anche a Bari, in via Calefati, dove rimane aperta fino a mezzanotte: «Una città che fa parte della nostra storia, per radici familiari e per motivi di studio. E poi avevamo voglia di testare appunto un modello vincente: perché il centro storico di Lecce è ripartito anche grazie a Liberrima e alla sua vocazione naturale, che non è solo quella di vendere libri ma di promuovere il territorio e i suoi prodotti, dal cibo al vino». E di mantenere un legame speciale con il territorio, connessione «che qualche marchio blasonato ha tentato di spezzare, senza riuscirci», concludono Maurizio e Mery. I trend, d’altronde, sembrerebbero dare ragione a un team che continua a puntare tutto su un luogo tangibile dello stare insieme: «I dati lo dimostrano, le vendite di libri on line sono in calo, e per converso c’è grande ripresa dell’esigenza di vivere fisicamente le esperienze, di avere un rapporto vero anche con il libraio. Relazioni vere, non virtuali: ecco il successo di Liberrima, non luogo di merci ma di condivisione della cultura». 

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