Corruzione, tentata truffa aggravata e abusivismo: a processo l'ex assessore Pasqualini e altri otto. Il caso del bar “Il Molo” a San Cataldo

Corruzione, tentata truffa aggravata e abusivismo: a processo l'ex assessore Pasqualini e altri otto. Il caso del bar “Il Molo” a San Cataldo
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Giovedì 13 Maggio 2021, 01:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 05:58

Abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, corruzione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, distruzione o deturpamento di bellezze naturali, lottizzazione abusiva, opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da esse, occupazione abusiva di suolo demaniale: sono queste le accuse delle quali, a vario titolo, dovranno rispondere politici, dirigenti e funzionari del Comune di Lecce per la realizzazione, a San Cataldo, del chiosco bar “Il Molo”, proprio accanto al Lido Salapia ormai dismesso.

Fra le persone per le quali ieri, il gup Marcello Rizzo, ha disposto il rinvio a giudizio al termine dell'udienza preliminare, c'è anche l'ex assessore al Traffico, Luca Pasqualini, insieme agli ex dirigenti del settore Urbanistica Maria Antonietta Greco e Gino Maniglio; Giancarlo Pantaleo, responsabile dell'ufficio Demanio; Daniele Buscicchio, ex responsabile dell'ufficio Paesaggio; Vincenzo Gigli, all’epoca dei fatti presidente pro tempore della commissione Paesaggio del Comune, e - ancora - Caterina Delle Canne, amministratrice della società Idea Line; Rossana Capoccia, legale rappresentante della società L.F. s.r.l.s, proprietaria del chiosco e committente dei lavori; Alfredo Barone, in qualità di titolare della “Idea Line srl”.

L'ex assessore Pasqualini, in particolare, risponde in qualità di amministratore della società L.G.

srl e di titolare del chiosco bar costruito a due passi dal mare, in cemento. 

Le contestazioni

L'inchiesta, condotta dai pm Roberta Licci e Massimiliano Carducci, contesta la realizzazione del bar avvenuta, secondo gli inquirenti, in totale assenza del permesso di costruire, dei nulla osta delle autorità preposte al vincolo e dei titoli demaniali rilasciati dal capo del compartimento. Inoltre, la concessione a costruire sarebbe stata rilasciata “in totale assenza di procedura ad evidenza pubblica”.

Il reato di corruzione viene contestato soltanto a Pasqualini e Gigli per fatti risalenti al 2017: a gennaio di quell'anno, secondo i pm,  l’ex assessore comunale avrebbe assunto la figlia di Gigli come consulente fiscale e depositaria della L.F. srl in cambio del parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione paesaggistica per costruire il chiosco. Sempre Pasqualini, insieme a Capoccia, rispondono poi di tentata truffa aggravata: avrebbero affermato, falsamente, di poter mantenere in piedi la struttura per cinque anni allo scopo di ottenere un finanziamento per realizzarla pari a circa 85mila euro, salvo poi fare dietrofront, a chiosco realizzato, per "motivi indipendenti dalla loro volontà”. 

La concessione demaniale ottenuta per “Il Molo" sempre nel 2017, inoltre, non avrebbe tenuto conto del fatto che quella zona rientra in una fascia del Piano regionale delle Coste per la quale era vietata qualsiasi concessione per i tre anni successivi alla approvazione del Prc. Il chiosco sarebbe infine stato realizzato in spregio alla vicinanza al mare, al parere contrario della Soprintendenza e alla nota del Comune emessa, nel frattempo, per scadenza del termine per la realizzazione delle opere temporanee. A ottobre del 2018, la Guardia costiera eseguì il decreto di sequestro emesso dal gip Vincenzo Brancato.

Il processo avrà inizio il 4 ottobre prossimo, davanti ai giudici della seconda sezione collegiale. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Luigi Rella, Giuseppe Corleto, Antonio Quinto, Francesco Galluccio Mezio. Gianfranco Cozza, 45 anni di Surbo, tecnico progettista della “L.F..s.r.l.s”, assistito dall’avvocato Vittorio Vernaleone, ha chiesto la “messa alla prova”.

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