In Salento il primo impianto biogas dalle pale di fico d'India, è il primo in Europa

In Salento il primo impianto biogas dalle pale di fico d'India, è il primo in Europa
di Silvio DETOMA
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Mercoledì 21 Giugno 2023, 13:28 - Ultimo aggiornamento: 22 Giugno, 17:24

Estarre energia dal fico d'India non è un sogno, ma quello che l'azienda Sebigas, specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti di biogas e biometano, e la start-up agricola Wakonda S.p.A, stanno realizzando in Salento. Quello appena firmato è un contratto di collaborazione per un impianto biogas che ridurrà i costi di produzione innescando un percorso di economia circolare

L'investimento in Puglia

Qualche mese fa la start-up con sede a Roma ha deciso di investire in Puglia piantumando nelle campagne salentine, in cui un tempo si ergevano gli ulivi secolari vittime della xylella, pale di Opuntia, quello che si chiama comunemente fico d'India.

Una scelta azzecata, vista la grande capacità della pianta di crescere con poca presenza di acqua dando grande resa. 

Le pale di fico d'India utile all'impianto biogas

Dagli ulivi secolari ai fichi d'India

Abbandonati dai proprietari dopo l'arrivo della xylella e la fine della produzione di olio, molti terreni erano rimasti a secco. Così Wakonda ha pensato a questo progetto per ridare ricchezza e fertilità a un territorio duramente colpito come il Salento. La Sebiga, l'azienda del Varesotto, come ha dichiarato Letizia Mariani, manager marketing e comunicazione di Sebigas, si è posta l'obiettivo di ampliare la collaborazione con la start-up espandosi non solo in Salento ma anche in tutta la Puglia e al Sud Italia. 

Del fico d'India non si butterà via niente

Il frutto sarà venduto o usato come concime, mentre le pale serviranno ad alimentare l'impianto a biogas, insieme a sansa di olive, vinacce, siero di latte e pollina, per un totale complessivo di circa 16mila tonnellate all'anno. Il ruolo di Sebigas, come ha confemato Mariani, sarà quello di seguire la start up con tecnici, analisti che si occuperanno della progettazione e della realizzazione degli impianti tecnologici. 

L'impianto a biogas

La potenza dell'impianto toccherà i 300 chilowattora. L'energia elettrica prodotta sarà ceduta poi alla rete, mentre il calore sarà completamente utilizzato nei cicli di produzione di Wakonda. La startup utilizzerà l'intera pianta di fico d'India, ma solo le pale serviranno all'impianto, il resto usato per la vendita e come fertilizzante per i terreni circostanti. Il nuovo impianto, una volta entrato in funzione, permetterà di evitare l'immissione nell'atmosfera di più di 11mila tonnellate di Co2 all'anno. 

Economia circolare

«Un modello aperto di sviluppo», lo ha definito il Ceo e Founder di Wakonda, Andrea Ortenzi. Un esempio di economia circolare, di cui tanto si parla da anni, per rimpolpare l'agricoltura pugliese. «Consentirà di recuperare molti dei terreni rimasti improduttivi a seguito della piaga della Xylella - ha detto Ortenzi - un modello aperto alla coltivazione dell’Opuntia anche da parte di altri coltivatori locali, con i quali vogliamo rapportarci per offrire una opportunità di crescita e di lavoro». Secondo Alessandro Vox, CFO di Wakonda, «il progetto del biodigestore ci permette di realizzare diversi prodotti per alimentazione umana e feed animali, che saranno immessi sul mercato nel 2024. Il processo, in completa economia circolare, abbattendo i costi energetici di trasformazione della pianta, ci consentirà di avere prezzi più competitivi per i clienti».  

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