L'Imam di Lecce: «Non comprate prodotti israeliani innaffiati col sangue dei palestinesi»

Il post su Facebook scatena il dibattito

L'Imam di Lecce: «Non comprate prodotti israeliani innaffiati col sangue dei palestinesi»
di Stefania DE CESARE
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Martedì 5 Dicembre 2023, 13:26 - Ultimo aggiornamento: 13:48

Una condanna agli orrori della guerra attraverso il boicottaggio dei prodotti israeliani perché «sono innaffiati col il sangue dei civili e dei bambini palestinesi. Chi difende questi criminali è altrettanto colpevole».

Il post contro l'avocado prodotto in Israele: «Un frutto che non comprerei per nulla al mondo»

È il messaggio lanciato dallImam di Lecce Saifeddine Maaroufi che tramite i social è intervenuto sul conflitto in corso tra Israele-Hamas. Qualche giorno fa il capo della comunità islamica di Lecce ha pubblucato un post  su Facebook la foto di un avocado venduto in una catena di discount della città, e proveniente da Israele, corredato dal commento: «Un frutto che non comprerei per nulla al mondo». 
Una frase immediatamente scambiata per una sorta di appello a tutti i musulmani, un invito ai suoi seguaci affinché non acquistino prodotti Made in Israele, che ha sollevato - come era facilmente prevedibile - un botta e risposta sui social tra i sostenitori della causa israeliana e quella palestinese. 
«Non consumare prodotti israeliani – ha spiegato in uno dei tanti commenti al post – è un modo pacifico per esprimere il rifiuto di un genocidio che le tv mondiali trasmettono in diretta quotidianamente».

Un conflitto del quale l’Imam ha fornito dei numeri: «Sono 14.000 le vittime sotto le bombe israeliane, negli ultimi 50 giorni, di cui 6.000 bambini e 4.000 donne. Ai quali aveva precedentemente tagliato acqua, luce e viveri da due mesi. E nelle carceri, dove trattiene minorenni senza processi per mesi, pratica impunemente torture e affama i giovani detenuti. Bisogna essere a un livello bassissimo di moralità per difendere costoro». 

L'appello a non acquistare neanche farmaci

Oltre che a boicottare i prodotti provenienti da Israele, l’Imam ha invitato a non acquistare farmaci prodotto da una multinazionale farmaceutica israeliana, preferendo quelli generici. 
«La questione va oltre l’avocado per sé ovviamente – ha spiegato -, ma si cerca di sensibilizzare il consumatore nei confronti di chi lo produce e soprattutto ai crimini e i massacri che commette quotidianamente il paese che lo produce. Il principio del boycott è una forma pacifica di resistenza davanti alla becera violenza». 

Oltre 500 commenti

Circa 500 i commenti lasciati sotto il post del numero uno della comunità islamica leccese. Molti utenti, però, hanno condannato la presa di posizione dell’Iman: «Sinceramente non sono favorevole al boicottaggio ma sono ovviamente contraria all'occupazione e guerra da parte di Israele. Io non pratico il boicottaggio coatto semplicemente perché purtroppo con la globalizzazione molti connazionali si trovano a lavorare per multinazionali tra cui quelle di israeliani». 

L'Imam: «Nessun problema con gli ebrei»

A poche ore dal post, però, l’Iman ha voluto chiarire meglio il senso del suo intervento. «Le persone hanno interpretato questa mia esternazione come antisemitismo – ha specificato l’Imam -. Ma non è così. Non ho nessun problema né con la fede ebraica né con gli ebrei. Anzi ebrei e mussulmani hanno un credo molto simile. Io ho solo espresso una mia posizione. Da consumatore ho detto di non voler acquistare quel prodotto in quanto proviene da territori occupati illegalmente. Se qualcosa viene da un territorio usurpato e dove a oggi c’è un massacro in corso io non posso accettarlo. Il mio non era un appello alla violenza o all’odio».
« Se devo consumare preferisco farlo in modo etico - conclude l’Imam -. Come non consumerei prodotti dove si sfruttano bambini o si inquina, allo stesso tempo non compro da zone in cui si sta bombardando la popolazione civile. È una azione pacifista che magari avrà il suo peso, magari no. Ribadisco non è un appello alla mia comunità. Ho parlato di me. La mia azione vuole condannare quello che sta succedendo. Le persone devono ragionare e non reagire come se fossimo allo stadio».

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