Lecce, slitta la ripresa dei lavori in via Alvino: le attività commerciali temono di ritrovarsi tra le ruspe proprio durante il Natale

E intanto c’è un esposto in Procura per la verifica del progetto

Lecce, slitta la ripresa dei lavori in via Alvino: le attività commerciali temono di ritrovarsi tra le ruspe proprio durante il Natale
di Stefania DE CESARE
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Giovedì 5 Ottobre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 13:00

Una nuova recinzione con pannellature di legno. E poi ruspe, scavi, polvere e rumori. Si riaccendono i riflettori su via Alvino. E intanto c’è un esposto in Procura per la verifica del progetto. 
A due mesi dallo stop dei lavori per la mitigazione del rischio idrogeologico, necessari per la messa in sicurezza del tratto di strada che costeggia l’Anfiteatro romano, è conto alla rovescia per la ripresa del cantiere di via Alvino, che avrebbe dovuto riaprire già fine settembre.

L'opera è in stand-by

L’opera è in stand-by da agosto: una decisione presa dal Comune per venire incontro alle necessità degli esercizi commerciali della zona, preoccupati di possibili danni economici alle proprie attività nel periodo di maggior afflusso turistico. La ripresa dei lavori, come detto, era prevista per settembre ma il caldo delle ultime settimane ha fatto slittare l’avvio delle opere. E così dopo la pausa estiva, lunedì i tecnici del settore Lavori pubblici insieme all’assessore Marco Nuzzaci effettueranno un sopralluogo per capire come andare avanti con le operazioni e limitare i disagi. 
Finora gli interventi (da febbraio a luglio) hanno riguardato solo un quarto della strada e per la precisione il tratto iniziale (che si incrocia con via Verdi), dalla parte dell’Anfiteatro.

Ora si proseguirà sempre a ridosso del monumento, ma spostandosi dalla parte del Bar Alvino. Terminata questa fase, si passerà a quella più delicata e “invasiva” che prevede i lavori sul lato dove ora si affacciano i locali e i negozi, con la rimozione del marciapiede. Quindi sia il Misvago che l’Alvino non potranno tenere fuori i tavolini. Intanto questo ritardo dei lavori preoccupa le attività che sorgono sulla via. «Si è già visto - dicono gli esercenti - che con il cantiere i locali non lavorano. Per questo ci auguriamo che i lavori non vadano a compromettere ad esempio il periodo natalizio. Per il primo tratto, di estensione identico a questo secondo, sono stati impiegati quasi sei mesi. Anche a partire adesso, si arriverebbe ad affrontare il Natale tra ruspe e polvere. E poi c’è anche Pasqua: che si fa? Si monta e si smonta ogni volta il cantiere? Capiamo che i lavori vanno fatti ma ci auguriamo che l’amministrazione comunale riesca a trovare una soluzione».

L'esposto dell'ex soprintendente

Gli interventi su via Alvino, insieme a quelli previsti per il centro storico, si sono resi necessari a causa delle condizioni di dissesto della pavimentazione che determinano il ristagno delle acque meteoriche. Ma c’è chi ha rilevato delle irregolarità e chiede delle indagini per far luce su alcuni aspetti. A presentare l’esposto in Procura è stato l’ex soprintendente Luigi Tondo, che questa area la conosce molto bene avendola scavata nel passato, rappresentato dal legale Ivan Zeppola, che ha riscontrato delle anomalie legate al progetto e al cantiere. La prima è l’assenza di una cartellonistica adeguata. Una mancanza ritenuta «grave perché il cantiere impiega non solo operai ma anche mezzi meccanici», al punto che «si potrebbe parlare di un cantiere irregolare» tanto da «rendere illegittima la spesa sostenuta e anche l’eventuale consulenza di esperti esterni che, pur visitato il cantiere alcun dubbio avrebbero rilevato in merito all’assenza del cartello», sostiene. 
La seconda questione riguarda la tutela della pavimentazione storica: «La ditta incaricata avrebbe provveduto a rimuovere un numero imprecisato di basoli, danneggiandoli», aggiunge. Nell’esposto si fa richiesta di una perizia qualificata per prendere visione dei basoli rimossi e accertare il danneggiamento causato dai lavori, «ciò in considerazione del fatto che si è fatto nel cantiere uso costante di piccoli escavatori, indubbiamente legittimo per spostare basoli già rimossi manualmente dalle posizioni originali, ma che potrebbe portare a quasi inevitabile danneggiamento». La terza irregolarità riguarderebbe la fase progettuale: la rete prevista per unificare la pavimentazione, a protezione dalle acque, potrebbe essere dannosa per l’anfiteatro romano in quanto «permette il venire a crearsi di un piano su un terreno la cui consistenza effettiva non è stata verificata, con presumibile rischio di affossamento e anche di movimenti incontrollabili in orizzontale, tenendo conto anche di possibili rischi sismici, venendo a costituire una sorta di vasto elemento mobile in prossimità proprio dell’anfiteatro romano con rischio elevatissimo di scollamento che potrebbe distruggere e danneggiare in modo deleterio proprio l’anfiteatro». Non solo: «Il progetto non avrebbe previsto uno studio adeguatamente idrogeologico».

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