Il sindaco: «Non voglio quei soldi, fa l'avvocato delle multinazionali»

Marco Potì
Marco Potì
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Lunedì 25 Marzo 2019, 08:30 - Ultimo aggiornamento: 09:23
«Guardi, torno da Roma dove abbiamo preso parte a una bellissima manifestazione contro gas serra e cambiamenti climatici, però sì: ho letto le dichiarazioni di Conte. E dico solo che noi abbiamo fatto una scelta di coerenza». Marco Potì, sindaco di Melendugno e capofila della resistenza No Tap, aveva già sferzato duramente il premier Giuseppe Conte nel recente passato. Esattamente da quando ritiene siano state brutalmente tradite le promesse di stop al progetto. Adesso però carica ancora di più a testa bassa, se possibile: «Io e i miei consiglieri comunali riteniamo che sia più importante mantenere la parola con i propri concittadini, quando si riceve una delega, rispetto a eventuali cambiamenti d'atteggiamento». Poi ricostruisce: l'invito al tavolo di cui parla Conte risale «ai primi di marzo», «ho personalmente parlato con lui e ho dato la mia disponibilità a recarmi a Roma solo se le somme prospettate fossero state pubbliche. Lui mi ha chiarito che lo Stato non può impegnare quelle cifre e che i soldi sono di Tap. Gli ho garbatamente detto che non ci pare giusto accettare soldi da chi sta distruggendo il nostro territorio. Qualche giorno dopo, gli ho scritto una lettera per argomentare meglio il fatto che per me è una scelta di coerenza non accettare compensazioni». «Mi aveva pregato di tenere la notizia riservata. Oggi - rileva Potì - scopro che ne parla alla prima occasione in visita a Lecce, mettendola sul piano di uno sgarbo istituzionale. Posso dire che io sono stato corretto con lui , non mi pare di poter dire lo stesso».
Insomma: non c'è modo di «risarcire questa ferita, non si sono denari, soprattutto quei 30 denari, che possano rimediare. La ferita resterà per tutta la vita. Lo assicuro al presidente e ai ministri, alcuni dei quali conoscono bene questa terra: la comunità locale è ancora sotto choc per lo schiaffo ricevuto». «Il premier disse ad agosto, quando ci ricevette, che avrebbe valutato se nelle carte c'erano dei modi per bloccare il Tap. Poi ha posto il problema del risarcimento danni in caso di addio al progetto. E noi intanto non abbiamo mai visto un'analisi costi-benefici, come è invece successo per Tav. Senza trascurare che ancora oggi ci sono inchieste della Procura aperte: voglio vedere quale sarà l'atteggiamento di Conte davanti alle decisioni della magistratura. Con queste fughe in avanti non sta facendo l'avvocato degli italiani, ma l'avvocato d'affari delle multinazionali».
Stesso registro dal Movimento NoTap: «Oggi, signor Conte, ha chiarito ogni sua posizione, che fino a ieri traballava sul filo del subdolo e del doppiogiochismo. Oggi è chiara la sua posizione di totale accondiscendenza alle lobby, ma non lo farà mai in nome nostro, non sarà mai la voce di quel popolo che sta distruggendo. Può vendere pure la sua dignità, ormai ha imparato benissimo a farlo ma non in nostro nome».
F.G.G.
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