Le interviste ai candidati/Arturo Baglivo
«Il mio obiettivo è il ballottaggio Non temo nessuno, tutti uguali»

Le interviste ai candidati/Arturo Baglivo «Il mio obiettivo è il ballottaggio Non temo nessuno, tutti uguali»
di Francesca SOZZO
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Mercoledì 15 Maggio 2019, 21:45

Arturo Baglivo, candidato del Movimento 5 Stelle: cosa l'ha portato ad accogliere questa sfida?
«È veramente una sfida. E sarebbe facile dire che mi sono avvicinato al movimento perché credevo in un cambiamento. Ma l'ho fatto perché mi sono reso conto che il non interessarsi alla politica ha fatto sì che tante cose in Italia andassero non benissimo e soprattutto a Lecce».
Che sfida è quella di Palazzo Carafa?
«Molto interessante: ci abbiamo provato già nel 2017 con Fabio Valente, abbiamo registrato le criticità, ascoltato le persone e scritto con loro un programma; ma oggi spetta ai cittadini comprendere che non siamo uguali agli altri e che quando vogliamo fare una cosa cerchiamo di farla, se poi non ci riusciamo è perché non ci siamo riusciti ma ci siamo impegnati».
Ha detto che non interessarsi della politica ha creato dei danni, ma sono tanti coloro che non vogliono nemmeno recarsi alle urne: in che modo si possono recuperare?
«Ascoltandoli. Se noi non ascoltiamo i cittadini, le associazioni, le imprese perché le imprese dovrebbero occuparsi di politica? Se le loro richieste restano lettera morta, se ogni volta che gli si promette qualcosa poi non si mantiene poi veniamo considerati tutti uguali...».
Mi scusi, in cosa siete diversi voi?
«Nell'ascolto. Noi siamo portavoce delle persone con le quali abbiamo fatto un percorso insieme».
Ma questa partecipazione che tutti sbandierate e che poi diventa l'accusa nei confronti dei competitor per non averla messa in pratica, alla fine come si concretizza?
«Questo è un assist però, perché intanto dovrei dire che sono gli altri a non aver ascoltato i cittadini... O meglio non sono stati capaci di proseguire un dialogo, si deve fare periodicamente non una tantum. Noi abbiamo nel nostro programma la democrazia partecipata, momenti di ascolto anche con i giovani, anche quelli che non votano. Se non ascoltiamo i giovani non ascoltiamo il futuro. Sono loro che ci devono dire quali sono le loro idee e i loro problemi, non posso essere io adulto a imporre una mia visione».
A proposito di giovani: secondo lei Lecce è realmente una città universitaria?
«Una domanda molto imbarazzante...Lecce deve essere una città universitaria, ma non c'è stato mai un reale tavolo di confronto tra Comune e Università: perché un ragazzo dovrebbe venire a studiare a Lecce? Lecce offre poco in termini di servizi e di mobilità. Gli studenti ci hanno detto: noi quando finiamo le lezioni ad Ecotekne come torniamo a Lecce? Dopo le 20 non hanno modo di muoversi perché non c'è un mezzo di trasporto per Lecce».
Come si può incentivare tutto questo?
«Cercando di promuovere la città, adeguando i servizi, pensando a biblioteche sempre aperte per gli studenti e incentivando luoghi di cultura sempre aperti come accade in altre realtà universitarie, ma a Lecce senza trasporti è impossibile».
A proposito di trasporti: come migliorarli?
«Il trasporto urbano a Lecce è percepito come una delle cose non funzionanti. Ma se per arrivare in un punto devo prendere due linee diventa difficile. Dobbiamo ripensare al percorso urbano affidandoci a professionisti della mobilità anche aiutandoci con l'Università, non possiamo non sfruttare le competenze. Noi abbiamo proposto la linea ad alta mobilità lungo la circonvallazione, una linea veloce senza capolinea per collegare anche quelle che a Lecce continuiamo a chiamare periferie».
E come vorrebbe chiamarle?
«Quando di parla di Lecce facciamo sempre l'esempio dell'uovo al tegamino».
Si riferisce al Pug di Perrone?
«Sì. Ma a noi piace pensare alla frittata, non perché è un disastro ma perché tutte le parti della frittata sono amalgamate e hanno un buonissimo gusto. Non dobbiamo più ragionare in termini di quartieri dormitorio, ma se io non incentivo la presenza di negozi, di locali, di cinema come potranno mai le zone periferiche andare oltre l'idea di quartiere dormitorio?».
Il Pug targato 5 Stelle cosa prevede?
«Mi rendo conto che il Pug così come è stato proposto dalle precedenti amministrazioni e costato svariate centinaia di euro, vada rifatto completamente. Non perché non possa essere ripreso in alcune parti, ma perché non ha avuto quella visione dell'attualità. Io non posso prendere un piano urbanistico vecchio 15 anni per una città che è cambiata senza peraltro aver fatto i piani settoriali, il piano per verde e aver preso in considerazione la realtà sociale del nostro territorio».
Lei vorrebbe una città green. Le chiedo: oggi Lecce in una scala da uno a dieci, quanto è green?
«Ah, che orrore! Intanto non c'è stata una promozione della cultura green. L'effetto serra lo vediamo da anni e sappiamo perfettamente cosa significa. Lecce è una città con un clima arido e non posso - sempre in assenza di un piano del verde - mettere degli alberi che hanno bisogno di molta acqua non è razionale. Non c'è stata una reale incentivazione all'utilizzo di energia elettrica, allo sviluppo del fotovoltaico. Intanto noi vorremmo che tutti gli edifici comunali fossero dotati di fotovoltaico in una logica non solo di riduzione di anidride carbonica, ma anche in una possibilità di risparmio. Sappiamo che per illuminare la città spendiamo quasi 2 milioni e mezzo di euro. La riduzione del traffico veicolare è un altro passo: incentivando l'uso di auto ibride ed elettriche, aumentando il numero di colonnine di ricarica e iniziando a ragionare seriamente sulla limitazione del traffico utilizzando i parcheggi di interscambio».
Centro storico, chiuso o aperto alle auto?
«Il centro è bello perché è vivo e abitato. Per me deve essere chiuso alle auto, escluse quelle delle persone che ci vivono, che rendono quel centro vivibile. Se ai residenti che non hanno garage offro spazi per la sosta assegnati allora avrò ottenuto di dare la possibilità di continuare a vivere in centro senza disagi».
Baglivo, che risultato pensa di ottenere il 26 maggio?
«Se io dicessi che non puntiamo ad andare al ballottaggio sarei falso. Però posso dire una cosa? Mi piace sperare in un cambio di logica politica: cioè che la nostra campagna faccia capire ai leccesi che è possibile realmente cambiare le cose».
Ma come fate a migliorare la performance del 2017 (circa il 5%) con un Movimento che anche a livello nazionale è in calo?
«Noi abbiamo peccato tanto in comunicazione continuiamo a farlo, perché legati alla logica del movimento di risparmiare e fare le cose affidandoci al volontariato delle persone. Ma penso che in una campagna elettorale è bene far conoscere il nostro programma altrimenti perché ci dovrebbero votare? Noi abbiamo continuato per due anni ad andare nelle piazze leccesi e abbiamo ascoltato le persone. Io spero che abbiano capito chi siamo e cosa stiamo facendo al governo nazionale».
Chi preferirebbe incontrare al ballottaggio tra i suoi competitors?
«Sono tutti uguali».
Chi teme di più?
«Non temo proprio nessuno. Secondo me rappresentano tutti con alcune sfumature di diversità la stessa visione di politica. Com'è? L'uno o l'altro per me pari sono».
Perché i leccesi dovrebbero votare per lei?
«Per proseguire il vero cambiamento. Perché siamo questi, perché non c'è nessuno dietro che può all'improvviso spuntare. Non è così per gli altri: c'è il civismo cosiddetto che è rappresentato da decine di liste e non rappresenta una chiarezza nell'azione politica. Lo dico sempre: votateci solo se avete visto il nostro programma e se sapete cosa vogliamo fare per Lecce».
Baglivo diventa sindaco (può fare tutti gli scongiuri del caso...), qual è il primo atto da primo cittadino, tenendo conto che dovrà avere a che fare con un ente che sta affrontando un Piano di riequilibrio pluriennale..
«Non faccio promesse, non si possono fare.

Il primo atto è capire qual è la reale situazione della città, senza questo non potremo andare da nessuna parte. E poi iniziare immediatamente i tavoli di confronto perché tutti - almeno così sento - hanno voglia di risolvere i problemi della città».

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