Le interviste ai candidati/Mario Fiorella
«Riunificheremo la sinistra Al ballottaggio? Tutto aperto»

Le interviste ai candidati/Mario Fiorella «Riunificheremo la sinistra Al ballottaggio? Tutto aperto»
di Francesca SOZZO
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Martedì 14 Maggio 2019, 22:01 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 19:21

Politiche sociali, periferie come nuovo-centro della città e una Lecce che sia attenta alle esigenze degli universitari. Mario Fiorella, candidato sindaco di Sinistra Comune si racconta e spiega ai lettori la sua visione di città.
La sinistra a Lecce esiste ancora?
«Sì. È un po' sparsa ma si sta riunificando».
Chi sono quelli di sinistra e cosa chiedono?
«Alcuni sono già rappresentati dai partiti e dalle associazioni: Lecce bene Comune, Rifondazione, Articolo Uno malgrado qualcuno dica di no: ne abbiamo ben 5 in squadra. Ci stiamo riunificando grazie a questo impegno elettorale».
Chi è Mario Fiorella?
«Io sono uno e tante cose. Ho fatto cinquant'anni di magistratura, ma mi sono sempre calato nella realtà sociale, dagli anni 70 le battaglie insieme ai movimenti, operaio, delle donne, degli studenti, con l'obiettivo di ottenere delle riforme come lo Statuto dei lavoratori, i consultori, la riforma sanitaria. Poi l'impegno ambientalista, nato con la lotta contro il nucleare; nell'87 organizzai il referendum qui a Lecce contro la centrale a carbone di Cerano...».
Oggi invece si parla di Tap: a favore o contro?
«Noi siamo contrari alla Tap. È del tutto inutile, mal posizionata e illegittima. E lo stesso vale per il gasdotto Snam che sta già attraversando il Salento senza che il Comune di Lecce abbia mosso nessuna obiezione: ben 16 chilometri di attraversamento anche vicino al parco di Rauccio sono già in fase di realizzazione ottemperando solo a due prescrizioni su 16. È un'opera allo stato del tutto illegittima e inutile perché quel gas non serve a nessuno».
Mettiamo caso che lei diventi sindaco: quale sarà il primo atto da primo cittadino?
«Il primo atto è quello di attuare le Consulte. Ho saputo da Salvemini che esiste il regolamento, ma questo non significa che esistono le Consulte».
Perché sono così importanti?
«Perché le decisioni, qualsiasi esse siano, devono essere vagliate, meditate dal basso per poi risalire al punto politico. La politica deve avere una preparazione a livello della gente e la gente si deve riabituare ad essere ascoltata, non lo è più».
Anche per voi è fondamentale la partecipazione? Perché sembra se ne faccia un uso fin troppo sbandierato, ma poi in concreto...
«Per noi la partecipazione è l'aspetto fondamentale perché la città è fatta di cose comuni. La gente deve ricominciare a sentire che esistono cose comuni e anche se sono pubbliche o private appartengono alla città, a tutti. Le strade, la sua cultura, le chiese per cui non è necessario pagare un ticket...».
Mi scusi, ma secondo voi come si potrebbero tenere aperte?
«Basterebbe utilizzare meglio le professionalità o crearle all'interno della Lupiae servizi che è sotto valorizzata ed è diventata un peso per la città, invece dovrebbe essere una vera risorsa».
Quindi siete a favore delle società partecipate?
«Sì, credo siano importanti. La Lupiae ha oltre 200 lavoratori sotto utilizzati: occorre dare nuove funzioni, nuove professionalità e non solo quelle di potare - spesso malamente - il verde o i lavori cimiteriali».
Chiudendo gli occhi: Fiorella che città immagina?
«Io sono legato a Lecce come immagine di Lecce: la vita, i rapporti tra centro e periferie. Immagino una città molto più coesa, in cui ci siano più vicinanze, più rapporti tra la gente. Ho la fortuna di avere una certa età e di essere vissuto in una Lecce diversa dove andare al mercato sotto la tettoia era un momento di socializzazione oltre che di spesa; immagino una città diversa in cui le tradizioni, la leccesità rimanga come pregio e che sia coesa, unita, solidale, in cui le periferie siano nuovi centri di attrazione».
E come si possono cambiare le periferie?
«Distribuendo nelle periferie incentivi che siano uffici pubblici, una sede universitaria allocata alla 167, biblioteche comunali che non dovrebbero essere nel centro della città, perché non sono solo il luogo in cui si fanno delle letture, ma dove ci si incontra, si confrontano idee».
Ma qui entra in gioco il Pug, atteso da decenni dalla città che aspetta di espandersi. Come si recupera questo tempo perso?
«Io credo che non tutti quelli che oggi si presentano come sindaci, o lo sono già stati, abbiano tutto questo interesse ad avere un Pug. Perché per molti è andata bene avere un Prg di trent'anni che si è pensato di poter aggirare con delle deroghe il più delle volte fatte per un interesse privato. Oggi Lecce è cambiata e tutto deve essere rifatto dando un indirizzo alla crescita della città. Occorre una pianificazione che sia il frutto di più intelligenze e professionalità, esperti che devono nominati attraverso un concorso chiaro e trasparente non con incarichi affidati seppur a docenti universitari. Occorre partire però da una meditazione su quello che vogliamo sia Lecce anche nel mondo del Mediterraneo».
E lei cosa vuole che sia la città?
«Una città per il turismo, per il commercio oppure tutte queste cose insieme con scelte che siano meditate in cui deve prevalere l'interesse pubblico».
Per far questo forse si dovrebbe partire dai trasporti pubblici e dai collegamenti...
«Dovremmo avere un collegamento diretto con aeroporto di Brindisi, inutile pensarne un altro a Galatina. Molta importanza hanno anche i collegamenti stradali: in passato sono stati fatti degli errori ad esempio per la tangenziale. Hanno fatto una circonvallazione che avrebbe dovuto abbracciare i Comuni limitrofi, così non è stato. E poi ci vuole un sistema di trasporti affidato ad un solo gestore con un unico biglietto».
Lei ha detto che Lecce non è una città universitaria: perché?
«Perché Comune e Ateneo sono andati per strade diverse. Si sono ignorati e si sono messi in concorrenza su chi fabbricava di più e meglio (o peggio). C'è bisogno che Lecce capisca che l'Università è la più grossa impresa che esista. Si deve programmare e progettare insieme partendo da vocazioni economiche, sociali e rinforzare nuovi corsi di laurea».
Intanto Lecce è una città da serie A, calcisticamente parlando. Quali gli interventi necessari per adeguare Lecce alla massima serie partendo dallo Stadio?
«Ma il raggiungimento di tale traguardo pone anche una sfida: dotare la città di un'impiantistica degna della massima serie calcistica nazionale riqualificando al contempo una zona per troppo tempo lasciata ai margini. Intendiamo perimetrare un'intera area che va dallo svincolo della tangenziale est a piazza Palio e lavorare alla formazione di un parco interamente dedicato al tempo libero e allo sport. E vogliamo adeguare l'impianto sportivo dello stadio e quelli minori del cosiddetto antistadio. E vorremmo farlo sollecitando il governo centrale a rifinanziare il piano Sport e periferie del Coni, costruendo sinergie con l'Università del Salento, il Cusi - Centro Universitario Sportivo Italiano - e ovviamente con l'Unione Sportiva Lecce».
Un punto forte della vostra campagna elettorale sono le politiche sociali: perché insistete tanto? Fanno acqua da tutte la parti?
«Non posso dire che non sia stato fatto nulla, ma che è stato lasciato tutto al volontariato sì. Abbiamo oggi grosse differenze sociali e la forbice di divario è molto ampia. Il punto di partenza è risolvere la questione casa. E la social housing può essere una soluzione: l'Istituto Margherita si presta benissimo invece che venderlo, così come l'istituto Garibaldi. Qualcosa che crei nuovamente socialità e non avere dei ghetti in cui ci sono soltanto anziani, coppie, extracomunitari».
Quindi è solo in parte d'accordo con la social housing di Salvemini?
«Dipende da cosa si fa. Mi è stato detto che in fondo al Galateo ci sarà quello che immagino io. Lo spero...».
Cosa vi aspettate da questa campagna elettorale: quale risultato?
«Non mi piace fare pronostici. Ma io spero di avere un risultato che consenta di avere dei rappresentanti in consiglio comunale».
Ma questo vale per il primo turno...al ballottaggio cosa accadrà?
«Ci penseremo perché entra in gioco la governabilità. Io credo avremo la possibilità di dire la nostra anche in relazione a quello che viene proposto. Perché io questa volta non sarei andato a votare per Salvemini, sono rimasto deluso dalle cattive compagnie».
Quindi non è scontato il voto per Salvemini?
«È probabile.

Non scontato. Noi siamo una lista anti fascista e anti parafascista. Ci sono delle cose che non accetteremo mai».

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