Focolaio Covid fra i pazienti più fragili dell'ospedale: quelli ricoverati nel reparto di Oncologia. Dodici malati positivi - trasferiti ieri al Dea su disposizione della Asl - e altri quattro contagiati fra il personale sanitario: si tratta di quattro infermieri, mentre i medici sono risultati tutti negativi ai tamponi effettuati nei giorni scorsi. Tre degli infermieri contagiati, come da protocollo sono stati sottoposti al vaccino Pfizer: per garantire la sicurezza degli ospedali e dei pazienti, infatti, medici, infermieri e personale ospedaliero sono in cima alla lista delle categorie da sottoporre a vaccinazione prioritariamente, in Puglia come altrove.
Un quarto infermiere, invece, non ha potuto sottoporsi al vaccino.
Un quadro estremamente delicato, che solleva dubbi e domande circa le decisioni assunte nella gestione di questa emergenza dalla direzione dell'ospedale prima e dalla Asl poi, risalendo la catena di comando fino alla Regione. Dubbi e domande che, ovviamente, tengono conto di una doverosa premessa: nessuno può avere certezza che il contagio all'Oncologico sia avvenuto “attraverso” l'infermiere non vaccinato. Anzi.
Primo: a quante dosi di vaccino sono stati sottoposti i tre infermieri vaccinati e contagiati? E' stata ricostruita la catena di somministrazione per accertare che le dosi siano state somministrate nelle esatte - e difficili - condizioni indicate dalla casa farmaceutica? (Temperatura, catena del freddo, etc).
Secondo: l'Istituto superiore di Sanità e il Cts sono stati informati di quanto accaduto nel reparto Oncologico dell'ospedale di Lecce e dei contagi fra personale vaccinato?
Terzo: il vaccino Pfizer funziona grazie a una molecola denominata RNA messaggero (mRNA), molecola che contiene le istruzioni per produrre una proteina presente sul nuovo coronavirus. Una volta prodotta, questa proteina “allena” il nostro sistema immunitario a riconoscere il virus e combatterlo. Se il quarto infermiere non poteva assumere il vaccino Pfizer perché incompatibile con la sua terapia farmacologica, perché non si è valutata la somministrazione di un altro tipo di vaccino, alla luce della disponibilità di quello prodotto da AstraZeneca?
Quarto: acclarata l'impossibilità di immunizzare l'infermiere per motivi che prescindevano dalla sua volontà, perché non si è valutato un suo trasferimento - anche solo temporaneo - in reparti a “basso rischio”?