Datteri su Facebook ma il piatto è “falso”. Nei guai ristoratore leccese

Datteri su Facebook ma il piatto è “falso”. Nei guai ristoratore leccese
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Giovedì 19 Maggio 2016, 07:02 - Ultimo aggiornamento: 11:07
Linguine ai datteri di mare. Piatto pubblicizzato sabato scorso sulla pagina di Facebook da una nota locanda-ristorante di Lecce. Il piatto del giorno. Anzi, della serata, come è stato messo bene in evidenza.
Ma è andato in bianco chi si è fatto programmi culinari trasgressivi per gustare il succulento mollusco messo al bando dal regolamento dell’Unione europea che vieta il consumo, la detenzione, il commercio e la pesca. 
Datteri, però, non ce n’erano in quella locanda del centro del capoluogo barocco. E non tanto perché quella pubblicità sul social più frequentato anche dalle attività commerciali, è stato notato non solo dai buongustai che chiudono volentieri un occhio quando c’è di mezzo il palato, ma anche dai militari della Guardia costiera che sono andati farsi un giro prima dell’ora di cena.
Datteri non ce n’erano perché sono stati spacciati per i sì pur ottimi cannolicchi, ma pur sempre parenti poveri del nobile mollusco.
All’apparenza possono essere scambiati l’uno con l’altro, ma il cannolicchio - specie completamente diversa - vive nella sabbia, misura fino a 15 centimetri, è più chiaro, ha una forma più squadrata e può essere pescato senza particolari restrizioni.
Il dattero è più corto, più rotondo, il colore è marrone scuro e vive all’interno degli scogli: il che comporta necessariamente la distruzione delle rocce calcaree. Il deturpamento dell’ambiente sottomarino contro cui, in tanti, si battono.
Gli investigatori del gruppo impegnato nei servizi a tutela dei consumatori se ne sono andati a mani vuote. Nel senso che non hanno potuto sequestrare nulla. Ma il controllo è servito lo stesso allo scopo: il ristoratore è stato denunciato per frode in commercio.
Tanto perché avrebbe pubblicizzato un piatto che poi non sarebbe stato in grado di offrire ai commensali che magari in quella locanda erano andati proprio per risvegliare il sapore delle linguine ai datteri sopito dalla normativa Ue. Un piatto che è servito sostanzialmente ad attirare la clientela, ma virtuale. Sapore compreso.
Certo, il ristoratore si sarà fatto due conti con l’avvocato per arrivare alla conclusione che poi gli poteva andare ancora peggio. Perché se i militari della Guardia costiera avessero trovato i datteri sarebbe stato denunciato sia la violazione delle normative che tutelano questi molluschi ma anche per ricettazione.
Ne sa qualcosa un imprenditore leccese finito sotto processo, con queste accuse, e poi assolto a dicembre del 2012, per un piatto di datteri notato da una commensale particolarmente attenta all’ambiente ed intransigente con i trasgressori.
E.M.
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