Comdata: sciopero proclamato
Braccia incrociate per una settimana

Comdata: sciopero proclamato Braccia incrociate per una settimana
di Pierpaolo SPADA
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Sabato 2 Dicembre 2017, 12:02 - Ultimo aggiornamento: 12:35
LECCE - Sciopero dal 4 al prossimo 10 dicembre. All’esito della due giorni di assemblee programmate dai sindacati nella sede aziendale allo “Spazio”, è questa la decisione assunta a maggioranza dagli operatori Comdata di Lecce. L’iniziativa di protesta si articolerà in ordine alle diverse tipologie di contratto. I lavoratori con contratto full time e part time a trenta ore si asterranno dal lavoro nelle ultime due ore di ogni turno, mentre tutte le altre tipologie contrattuali nell’ultima ora di ogni turno.
I lavoratori e i loro sindacati si oppongono alla scelta dell’azienda di implementare il regime di flessibilità già vigente nel mega call center operativo a pochi chilometri da Lecce con circa 1300 dipendenti. Solo l’altro ieri le rsu di SlcCgil, FistelCisl e Uilcom – come vi abbiamo riferito ieri - avevano comunicato a tutti i lavoratori la negativa evoluzione della trattiva con l’azienda inerente proprio le nuove proposte relative alla flessibilità. «Il tavolo è stato interrotto», avevano scritto i rappresentanti sindacali invitando, nel contempo, i lavoratori a esprimere la propria preferenza riguardo l’opportunità o meno di avviare una dura azione di protesta. Nello stesso comunicato, i rappresentanti dei lavoratori avevano fatto riferimento alla distanza generatasi tra le loro proposte e quelle dell’azienda, esprimendosi in questi termini: «Le proposte aziendali, pur rappresentando un avanzamento verso le nostre richieste, non hanno trovato accoglimento, in quanto a nostro giudizio sono insoddisfacenti e non risolvono i problemi di una attività sempre più schiacciata su turni pomeridiani/serali e sui fine settimana».
Nella nota diramata sono specificati, con dovizia di particolari, le condizioni alle quali oggi sono sottoposti gli operatori di Comdata: «Turni sbilanciati su orari pomeridiani, serali e notturni, domeniche lavorative per oltre due mesi consecutivi, turni di otto ore spezzati (sino a 4 ore di intervallo tra una prestazione e l’altra nella stessa giornata), richieste di orario straordinario e supplementare ossessive e continue a tal punto da configurarsi non più come eccezionali. Una flessibilità – dicono rsu e segreterie provinciali - divenuta insostenibile che ha spinto il sindacato ad aprire una vertenza che dura ormai da diversi mesi e che non ha mai trovato interlocutori disponibili a trovare soluzioni che rispondessero alle esigenze dei lavoratori. La risposta aziendale, che i turni di lavoro sono modulati esclusivamente sui cosiddetti “picchi di traffico”, è comprensibile ma non è sufficiente per le esigenze di questo sito, si dovrebbe invece implementare con lavorazioni presenti anche su altri territori che prevedono attività anche in orari mattutini».
È un regime di flessibilità che, tra l’altro, le organizzazioni sindacali sospettano sia in via di sperimentazione solo al sito di Lecce, visto che negli altri siti non avrebbe trovato applicazione. I tempi di conciliazione di vita e lavoro degli operatori rischiano di essere del tutto compromessi: «Assistiamo, infatti, - aggiungono i sindacati - a richieste di riduzione dell’orario di lavoro da parte di lavoratori nella speranza di conciliare meglio i tempi familiari e lavorativi, a diversi casi di dimissioni volontarie, a richieste continue di spostamento di commessa nella speranza di trovare un equilibrio piu accettabile e delle lavorazioni meno faticose. Lo sciopero - così concludono - rappresenta quindi una prima necessaria e dolorosa risposta, sapendo che questo percorso si prospetta lungo e difficile, ma che non impedisce alla parte datoriale di ripristinare il confronto con le organizzazioni sindacali che sempre a Lecce sono state in grado di trovare soluzioni costruttive e soddisfacenti per tutte le parti in gioco».
 
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