Parrucche e cellulari nascosti: così truccavano gli esami della patente per i cinesi

Parrucche e cellulari nascosti: così truccavano gli esami della patente per i cinesi
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Sabato 24 Ottobre 2020, 13:22 - Ultimo aggiornamento: 13:49

Avevano costituito ben due organizzazioni criminali che avevano lo scopo di consentire a cittadini cinesi che non conoscono la lingua italiana né tanto meno le norme del Codice della Strada, di conseguire la patente di guida. L’indagine nasce nel mese di novembre 2018 quando grazie alla collaborazione tra la Motorizzazione Civile e la Polizia di Stato, gli agenti intervengono presso la sala esami della locale Motorizzazione a seguito di una segnalazione relativa ad un cittadino cinese, che con atteggiamento sospetto, sta effettuando la prova a quiz con le cuffie con cui ascoltare le domande. 

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Al termine della prova, peraltro superata, la Polizia Giudiziaria del Compartimento Polizia Stradale di Torino ha accompagnato il sospetto in una stanza, scoprendo tra gli indumenti e sotto una parrucca (essendo l’uomo completamente calvo) un cellulare ed un trasmettitore bluetooth. Strumentazione servita al candidato per ricevere suggerimenti da una terza persona all’esterno, in grado di ricevere le domande d’esame con il trasmettitore.

Immediatamente, anche in considerazione del complesso sistema adottato per consentire all’uomo il superamento della prova, la Polizia ha ipotizzato l’esistenza di un’organizzazione ben strutturata finalizzata al conseguimento illecito di patenti di guida e che quanto accertato non rappresentasse un episodio isolato.

L’esame dei tabulati telefonici e le intercettazioni telefoniche hanno dimostrato l'ipotesi. L’indagine, infatti, ha fatto luce su ben 2 organizzazioni criminali composte per la quasi totalità da cittadini cinesi che dietro il versamento di ingenti somme di denaro era in grado di garantire il conseguimento di patenti di guida a loro connazionali che, conoscendo poco o per nulla la lingua italiana, avrebbero avuto difficoltà insormontabili ad ottenerle in modo lecito, attraverso il superamento dei relativi esami di teoria svolti presso le Motorizzazioni di tutta Italia.

L’ascolto delle conversazioni telefoniche intercettate ha permesso alla Polizia di delineare il modus operandi dei coinvolti nell'attività criminale che fruttava sino a 7000 euro circa a patente a seconda del “servizio” offerto, che poteva riguardare la sola prova teorica o, come emerso nel corso delle indagini anche quella pratica.

Gli agenti hanno quindi individuato 9 soggetti di cui 7 di nazionalità cinese, un peruviano e un italiano, tutti domiciliati a Torino e appartenenti alle due distinte associazioni per delinquere. I candidati per le patenti, oltre a non avere la minima preparazione teorica, avevano enormi difficoltà nel comprendere la lingua italiana e quindi oltre a non essere in grado di leggere i testi dei quiz loro sottoposti, durante gli esami pratici non riuscivano a rispondere alle domande, anche a quelle di routine più elementari, poste loro dai vari esaminatori prima e durante l’esame di guida: circostanze queste che danno il segno dell’elevato pericolo che potevano costituire alla guida di un veicolo.

A ottobre 2019 è stata depositata una prima informativa alla Procura di Torino, nella quale venivano deferite in stato di libertà 63 persone, ritenute responsabili di aver truccato 55 esami per il rilascio di patenti di guida. Ne è seguita una seconda nel giugno 2020 nella quale erano indagati altri 45 cittadini cinesi coinvolti in altrettanti episodi illeciti.

Alla luce di ciò, mercoledì 21 ottobre, gli agenti della Squadra di Polizia Giudiziaria della Polizia Stradale di Torino, insieme alla Polizia Stradale di Cuneo, Novara, Rimini, Prato e Vasto (CH), hanno eseguito una misura cautelare emessa dal G.I.P., nei confronti di 9 persone: due in carcere e sette con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono state eseguite anche diverse perquisizioni in varie località, in particolare a Vasto (CH) dove, il capo di una delle due organizzazioni, ora in carcere, pur avendo mantenuto la residenza a Torino, aveva trasferito i propri affari. Sono stati infine emessi 50 decreti di sequestro a carico di quelle patenti illecite. 

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