Il doppio ex Bruno: "Torino-Lecce sarà una sfida tosta per entrambe"

Pasquale Bruno
Pasquale Bruno
di Antonio IMPERIALE
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Mercoledì 14 Febbraio 2024, 05:00
Torino-Lecce è il derby dell’animo. «Questione di cuore», dice con schiettezza, Pasquale Bruno, uno della “banda dei cinque” di San Donato che hanno vestito la maglia giallorossa del Lecce. Bruno, ma anche Domenico Progna, Marco Serra, Giuseppe Luceri, e da ultimo Fabrizio Miccoli. «Il Lecce è stata la mia vita. Lo è ancora. Molto di più della dimensione pallonara. Il settore giovanile, quattro campionati di B per cominciare. Oltre cento partite. Lecce è il Salento che vuole guardare avanti e che io amo con tutto me stesso. Salentino è il mio sangue, quello della mia famiglia». Te lo aspetti che ti racconti dell’amore juventino, la Juventus, tre anni, sessantasette partite, la Coppa Italia, la Coppa Uefa, Agnelli, Boniperti. E invece no. Il suo cuore è sì sotto la Mole, ma ha il colore granata, ha i colori e l’animo del Torino. E’ lì che ha vissuto da leader, amato e osannato. La Coppa Uefa contro il Real Madrid, contro l’Ajax, non vinta solo per i gol che valevano il doppio. «A Torino, nel Torino, c’è l’altra parte della mia affettività, quella maglia ha qualcosa di particolare per me, mi racconta ancora della dimensione umana con quei tifosi che ricordo come una sorte di setta mistica. Torino e Lecce sono due squadre alle quali tengo molto. Se mi chiedi però per chi vorrei morire, ti risponderei senza dubbio per il Lecce». E ti dice che la sconfitta di Bologna «è stata una vera ferita. Speriamo che le cose negative le abbiano buttate via tutte al Dall’Ara, i nostri ragazzi. Non si è salvato nessuno. Anche uno come Falcone è finito nel grigiore generale. Krstovic ha mancato un gol che era difficilissimo sbagliare, quello delle palle gol sciupate è un vizio che purtroppo ci portiamo dall’inizio della stagione. Il Bologna naviga a vista verso l’Europa ma il Lecce non c’è stato, era assente, incredibile». Ha perso qualcosa del vantaggio che aveva sulle ultime il Lecce, e la vittoria clamorosa dell’Udinese sulla Juventus è come un segnale di allerta.
Ecco che allora, questa seconda trasferta consecutiva sul campo torinese si carica di attese che sarebbe bene non tradire. «Attenzione - dice Bruno - non ci possiamo illudere che sarà una passeggiata marciare sino alla fine per la salvezza. Almeno non possiamo illuderci di brindare già alla seconda permanenza in serie A magari con cinque giornate di anticipo. Sarebbe fuori di ogni logica. Dobbiamo restare con i piedi per terra e sapere che ci sarà da sospirare sino alla fine. Accettando magari inciampi come quello di Bologna. Traendone però gli insegnamenti. Io penso che si possa rivedere il Lecce che con tanta voglia addosso è stato sempre capace di giocarsela contro tutti. Le amnesie nelle quali incorre talvolta sono legate probabilmente ad una esperienza piuttosto ridotta- Probabilmente mancano quei due-tre giocatori che nei momenti difficili possano tirare fuori il carattere, tirarsi giù le maniche. Abbiamo ragazzi di belle speranze, ma ci serve il furore agonistico che ti aiuta nei momenti di difficoltà. In attacco abbiamo giovani come Banda che fa cose egregie sino alle ultime giocate, e che deve superare il limite dell’ultimo passaggio, dell’ultimo tiro, è ancora una sorta di incompiuta. Quando supererà questi handicap sarà irresistibile. Dobbiamo fare meglio in area di rigore». E qui, Bruno vede le difficoltà della partita di Torino: «La squadra piemontese, reduce dal pareggio col Sassuolo, altra formazione che a sua volta aveva subito quattro gol dal Bologna, ha ribadito il suo gioco a uomo. Un po’ come si giocava ai miei tempi, con la marcatura stretta. Per gli avversari diventa tutto più problematico. Il Lecce dovrà tenerne conto. Dovrà fare ancor meglio in fase di impostazione. Ma deve soprattutto ritrovare quell’aggressività che mette in crisi l’avversario e che è stata la sua forza. Dovrebbe cambiare marcia soprattutto fuori casa. Lo dicono chiaramente le cifre. Ce la può fare». 
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