Taranto non ce la fa: Mantova sarà Capitale italiana della Cultura

Taranto non ce la fa: Mantova sarà Capitale italiana della Cultura
di Anita PRETI
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Martedì 27 Ottobre 2015, 22:15 - Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 11:16

E due. In molti si augurano che non ci sia la terza. Scelta tra le dieci città finaliste al “concorso” Capitale italiana della Cultura, Mantova, la città del Mantegna, del Palazzo Te, del ricordo delle battaglie risorgimentali, ha così battuto le “rivali” concorrenti Aquileia, Como, Ercolano, Parma, Pisa, Pistoia, Spoleto, Terni. E Taranto. Che non è stata capitale europea e non è capitale italiana; al massimo potrà riprovarci l’anno prossimo, almeno questo è l’auspicio e il progetto del sindaco.

Taranto è la città del Museo nazionale archeologico, uno dei più importanti in Europa, la culla della Magna Grecia e quindi del filosofo Archita e del poeta Leonida, la patria di due grandi musicisti, Paisiello e Costa, di un grande commediografo, Viola, nonchè, solo pescando appena nell’album di famiglia, di Giacinto Spagnoletti e di Raffaele Carrieri, l’uno critico letterario tra i più autorevoli in Italia, l’altro critico d’arte ed autore di versi carichi d’amore per i luoghi della sua infanzia.

Ma tutto questo non conta perché i tarantini non hanno memoria, non vanno oltre l’immediato presente. Ed allora storia non ne puoi raccontare dinanzi a Parma, Pisa, Spoleto e, naturalmente, Mantova. La cultura, quella del passato, è stata sepolta nel dimenticatoio quanto a quella del presente non ne hai da vendere: sagre, feste di piazza, adunate a scopo degustazione, kermesse di suoni e rumori spacciate per recupero tradizioni, iniziative che falliscono sul nascere, estemporanei singhiozzi di mostre o conferenze, sì di questo sono i pieni a iosa i giorni ed i calendari.

Ma la cultura è un’altra cosa. Usando come base la vivacità culturale, che pure c’è stata, che pure è facilmente documentabile negli archivi pubblici cittadini, nel trentennio Cinquanta-Ottanta quando Taranto poteva essere un interlocutore di spessore nazionale, informandosi su quello che è accaduto ed è finito solo perché non ci sono più i suoi motori, gli umili di mente, ove ce ne fossero, avrebbero ancora un margine per l’azione, potrebbero pensare di costruire qualcosa ancora.

Si potrebbe ripartire da lì per cercare di costruire una candidatura più forte e attrezzata per la prossima competizione. Magari cercando di coinvolgere i ragazzi, i giovanissimi, operazione che potrebbe coinvolgere anche il MarTa, secondo quanto annunciato dalla neodirettrice Degl’Innocenti, che a breve si insedierà ufficialmente succedendo alla Dell’Aglio.

D’altro canto, Taranto è in ogni caso riuscita a superare gli step precedenti arrivando alla selezione finale tra le dieci candidate scelte dal Mibact. E, prima ancora, c’era stato l’impegno - altrettanto infruttuoso - per il progetto invero assai pretenzioso di Capitale della Cultura 2019, poi finito a Matera. Anche questa, in fondo, una possibile chiave di volta, se sfruttata, per elevare il livello culturale della città.

La città è attesa al banco di prova delle celebrazioni per il bicentenario del compositore Giovanni Paisiello per il 2016. Napoli, dove Paisiello studiò, sta già programmando le iniziative che coinvolgono ovviamente il teatro San Carlo. Il musicista, nato nella città vecchia di Taranto, viene onorato in questo momento nei teatri di New York e Riccardo Muti, oggi suo principale ammiratore, non mancherà nel corso dell’anno di rendergli omaggio. Taranto deve entrare in questa grande progettualità e ha tutte le carte in regola per farlo.