Produrre e proporre: cultura senza dividersi

di Renato MORO
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Venerdì 11 Dicembre 2015, 13:55
Domenica la Fondazione Notte della Taranta e la Fondazione Fòcara di Novoli firmeranno un’intesa che aprirà nuovi scenari per il settore della produzione e della proposta culturale. Non più ognuno per fatti suoi, non più due strade diverse, parallele ma diverse. È un percorso nuovo, ancora tutto da testare e verificare sul campo. Ma sicuramente un primo passo.

Un primo passo verso un obiettivo che da almeno un decennio in tanti auspicano ma che finora è stato impossibile raggiungere per una serie di motivi a cui non sono state estranee, in più di un’occasione, una inaccettabile forma di gelosia culturale, la (quasi) inguaribile sindrome del Campanile e le solite, intramontabili, gelosie politiche accompagnate dalle immancabili derive provincialistiche. L’obiettivo, che sulla carta per ora si sostanzia in una sorta di Comitato che riunirà le due Fondazioni affiancandole nella programmazione degli eventi, è in prospettiva quello di dare alla produzione culturale salentina - ma sarebbe bello parlare di produzione pugliese - una sorta di cabina di regia che ottimizzi la fase dell’elaborazione e quella della proposta fino a offrire un calendario di eventi che vada ben oltre l’estate, quindi spendibile per un’offerta turistica in grado di coprire le quattro stagioni.

Un argomento particolarmente delicato, perché va a coinvolgere le diverse sensibilità di cui è costellato il mondo della cultura regionale. Forse ancora più delicato se si pensa che un discorso improntato sulla sinergia e sulla condivisione non può non toccare il nervo scoperto dei contributi che la Regione eroga annualmente. Perché è evidente che qualsiasi progetto di integrazione dell’offerta culturale non potrebbe sposarsi con la concezione meteorologica della partecipazione pubblica la quale vede la sua più alta manifestazione nella solita pioggia di contributi. Che, come tutte le piogge, beneficia indistintamente senza alcun tipo di selezione.

È interessante, dunque, il percorso che Fòcara e Notte della Taranta vogliono intraprendere. A questo punto c’è da chiedersi perché non ampliare il tavolo e invitare anche altre realtà. Il Salento non difetta di proposte e non è certo una novità se sottolineiamo come spesso, soprattutto nella stagione di massima concentrazione della presenza turistica, soltanto un supereroe capace di teletrasportarsi sarebbe in grado di seguire gli eventi importanti senza perdersene uno.

Appuntamenti che si accavallano, che si concentrano in pochi giorni lasciando al resto della settimana le briciole, programmati autonomamente senza che l’organizzatore di turno si prenda la briga di andare a vedere cosa accade in casa d’altri: così può accadere che in un venerdì d’agosto ci si trovi in agenda il concerto della rockstar, la sagra che non vogliamo perderci, l’opera lirica, la commedia teatrale e la tappa del Festival della pizzica. E può accadere anche che in una fresca sera di settembre, quando ancora alberghi e B&B sono strapieni di turisti, a questi ultimi non resti altro - pena la noia - che rassegnarsi al karaoke della piazzetta più vicina.

E se qualcuno obiettasse che in fondo è cosa giusta e bella poter scegliere, siamo pronti a calare l’altro asso: spesso, infatti, sono gli eventi dello stesso genere (musica o teatro o sagre o altro) che si ripetono in una sola data, con gli orari e le distanze che non lasciano scampo.

Programmare è la parola chiave per allargare e arricchire l’offerta. Il percorso che vogliono intraprendere le Fondazioni di Melpignano e Novoli non dovrebbe lasciar fuori realtà importanti come il Festival della Valle d’Itria, la Fondazione Notte di San Rocco, Fasanojazz, le varie stagioni teatrali, liriche e sinfoniche, il Carnevale estivo di Crispiano, il Negroamaro festival di Brindisi, l’Isola che vogliamo di Taranto, il Mercatino del gusto di Maglie e le sagre più seguite o le iniziative private come il cartellone del Gondar di Gallipoli che è ormai uno dei più importanti dell’estate italiana se non europea. Non si tratta di proporre una chiassosa assemblea di organizzatori che alla fine non riuscirebbe a decidere alcunché e magari finirebbe col dividere ciò che ancora le gelosie e i campanili non sono riusciti a dividere. Quello che serve è una sorta di cabina di regia, un patto e un tavolo dal quale partire per una politica che sostenga la produzione e distribuisca meglio l’offerta, ampliandola in modo che la destagionalizzazione sia qualcosa di più di un concetto astratto difficile da pronunciare. Si tratta, in definitiva, di presentare un’immagine del Salento, e della Puglia in genere, come di una regione in grado di produrre e proporre cultura e spettacolo tutto l’anno, capace di valorizzare le tradizioni ma anche di aprirsi al nuovo.

Con le Province ormai spogliate del loro tradizionale ruolo e con i Comuni alle prese con altri problemi legati alla gestione del territorio dovrebbe essere la Regione ad assumersi l’onere di favorire il coordinamento. Novoli e Melpignano stanno per fare il primo passo, non resta che coinvolgere gli altri e insistere in questa direzione. Se ci crediamo.
Renato Moro