Radio, amica centenaria. Oggi si ricorda Domenico Modugno

Domenico Modugno
Domenico Modugno
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Martedì 9 Gennaio 2024, 07:06 - Ultimo aggiornamento: 09:54

Fuochi d'artificio e auguri a profusione, tricche-tracche e cotillons, celebrano ormai da settimane i 70 anni della Televisione italiana. È una grande festa condita in tutte le salse, importante e del tutto giustificata, che però rischia di far passare in sordina un altro anniversario che non è meno importante del primo, anzi a ben guardare lo è forse ancor di più. Un secolo fa, infatti, 100 anni tondi tondi in questo bisestile 2024 appena cominciato, quando ancora si sarebbero dovuti attendere altri tre anni perché l'inventore statunitense Philo Farnsworth nel proprio laboratorio di San Francisco creasse il primo rudimentale apparecchio televisivo, qui in Italia muoveva i primi passi la sorella primogenita della oggi settantenne Rai Tv: la Radio.

Erano le ore 21 del giorno 6 del mese di ottobre di quel 1924 quando gli italiani - o almeno i fortunati possessori di un apparecchio adatto alla ricezione - ascoltarono la prima trasmissione radiofonica. Un evento storico, sebbene alquanto scarno: il primo annuncio con la voce di Ines Viviani Donarelli (violinista nel concerto che inaugurò le trasmissioni e moglie del primo direttore artistico della radio), un po' di musica d'opera, da camera, da concerto, poi le previsioni del tempo e qualche notizia di borsa. Niente di eccezionale (il programma, non l'evento), ma la Radio era nata.

Un evento storico

Si chiamava Uri, Unione Radiofonica Italiana, come la società fondata qualche mese prima, il 27 agosto, alla quale era stata affidata in concessione la radiodiffusione in Italia. Ma nel gennaio del 1928 fu ribattezzata Eiar, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche. E bisognerà attendere il 26 ottobre del 1944 perché cambi nome ancora una volta trasformandosi in Radio Audizioni Italia, ovvero Rai, e il 10 aprile del 1954 perché diventi Radiotelevisione Italiana, conservando la stessa sigla.

In quel 1928, però, il regime - erano gli anni del Fascismo - comprese subito il grande potere della radio come strumento di diffusione e propaganda, culturale sì, ma anche politica. Gli apparecchi radiofonici erano ancora un bene "d'elite", pochi potevano permettersene uno, e così nel giugno del 1933 fu varata la "Radiorurale", un ricevitore a prezzo imposto studiato apposta per la diffusione in ambienti collettivi e soprattutto nelle zone delle bonifiche agrarie. Non era ancora per tutti, in quanto poteva essere acquistato solo dagli enti governativi e dagli istituti scolastici, ma grazie a esso oltre tre milioni di scolari italiani ebbero modo di conoscere la radio e soprattutto la lingua italiana.

In cent'anni di vita, ne ha fatta di strada la radio italiana. Sorella maggiore, sebbene talvolta messa nell'ombra, della più giovane televisione. Maggiore e, diciamolo, più discreta. Se infatti la Tv è una specie di "ospite d'onore" dei salotti buoni, quello al centro dell'attenzione, che tiene banco con i suoi racconti, le sue facezie, la sua magniloquenza, la Radio è invece l'amico fedele e discreto, quello che ci resta accanto senza voler rubare la scena, che ci rallegra con una barzelletta, ci tiene su cantandoci un motivetto o ci fa compagnia raccontandoci sottovoce una storia. Quello, soprattutto, che non ci dice "guardami, quando ti parlo".
È forse proprio per questo che se i settant'anni della televisione hanno accompagnato e raccontato settant'anni di storia e di vita degli italiani, la vera colonna sonora di quella vita, già da un trentennio prima, l'abbia rappresentata proprio la radio.

"Cento, un secolo di radio", s'intitola il programma condotto da Umberto Broccoli che dalla fine dello scorso settembre rovista negli archivi della radiofonia dove si conservano "le voci e le note che hanno accompagnato da sempre la scenografia del racconto". E che ogni giorno, dal lunedì al venerdì dalle 17.05 alle 17.30, racconta su Rai Radio1 il ruolo della Radio dalle sue origini ai giorni nostri. La Radio e i suoi protagonisti. Come la puntata che andrà in onda oggi pomeriggio, dedicata interamente a Domenico Modugno.

"Mr.Volare" esordì alla radio con la sua chitarra nel 1953 con una propria trasmissione dal titolo "Amuri Amuri".

La sigla era "Ninna nanna" e a volere Modugno in radio era stato il dirigente Fulvio Palmieri. Nel programma di oggi verrà proposto innanzitutto qualche passaggio autobiografico di Modugno tratto da "Il mio spettacolo", andato in onda sul secondo canale sabato 28 ottobre 1961. Domenico Modugno, però, non è stato solo musica, televisione e radio, ma anche tanto teatro. Rimane indimenticabile la sua partecipazione alla grande commedia musicale di Garinei & Giovannini dal titolo "Rinaldo in campo". Così Broccoli farà ascoltare anche qualche battuta dell'artista proprio sul debutto a Torino del "Rinaldo in campo", in un'intervista di Leoncillo Leoncilli del 12 settembre 1961. Infine, per la rubrica dedicata ai grandi scrittori della radio, alcuni versi del paroliere Franco Migliacci, autore anche di "Nel blu dipinto di blu".

L'immortale "Volare". Immortale come la Radio.
 

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