Mogol a Martina Franca e a Gallipoli: «Nei testi il mio vissuto»

Mogol a Martina Franca e a Gallipoli: «Nei testi il mio vissuto»
di Eraldo MARTUCCI
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Sabato 30 Marzo 2024, 12:19 - Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 16:45

"La storia siamo noi", recitava il titolo di una nota trasmissione televisiva. E lo siamo davvero, con le nostre canzoni urlate fino al cielo. In tanti dicono che, soprattutto nell'amore, le parole non contano, conta la musica. Ma proprio quando pensi che siano troppe, le parole arrivano come gocce di memoria: «Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi». Quelle delle canzoni sono parole speciali, che restano nel cuore della gente. E alcuni clamorosi successi sono dovuti agli autori dei testi, che hanno contribuito a costruire il messaggio "vincente".
Massimo esponente di questa illustre schiera è Giulio Rapetti, universalmente noto come Mogol: duemila i brani scritti che gli hanno consentito di arrivare terzo, dopo i Beatles ed Elvis Presley, nella classifica mondiale dei dischi venduti, con la cifra record di 523 milioni. Il suo nome, però, rimane legato a Lucio Battisti: il loro sodalizio quindicennale ha dato risultati memorabili sul piano musicale e poetico. E sarà proprio lui, nel concerto "Emozioni", a raccontare alcuni tra i più grandi successi della musica italiana di tutti i tempi insieme alla splendida voce di Gianmarco Carroccia, l'artista che anche nell'aspetto richiama il grande cantautore scomparso nel 1998. Spettacolo che arriva in Puglia per un doppio, attesissimo, appuntamento: giovedì 18 aprile al Teatro Nuovo di Martina Franca e venerdì 19 al Teatro Italia di Gallipoli, organizzato da Ar Live.
 

Mogol, come è nata l'idea di questo spettacolo?
«Mi invitarono a partecipare a uno spettacolo su Battisti a Sperlonga, che ebbe un grandissimo successo.

Li ho visto questo ragazzo particolarmente bravo, praticamente con la stessa voce di Lucio e con una somiglianza somatica impressionante. In quell'occasione mi ha chiesto di lavorare insieme, e così abbiamo iniziato questa collaborazione, coronata ogni volta dalla risposta entusiastica del pubblico. Tutti cantano queste nostre canzoni che sono rimaste impresse nella mente e nel cuore di ciascuno».

Cosa avviene sul palcoscenico?
«Io racconto la storia del testo delle canzoni che verranno poi cantate da Carroccia. Storia che molto spesso fa parte della mia vita. È il mio metodo: cerco di esplicitare quello che dice la musica, ma poi ci metto dentro il mio vissuto. E dunque in quelle canzoni ci sono degli episodi che poi la gente ritrova ascoltandole, come ad esempio "Il mio canto libero". E si diverte tantissimo».

I suoi testi sono poesie, ma è sempre la musica a "suggerire" i versi?
«Si, e nella mia ultra sessantennale esperienza mi sono abituato a cercare di capire cosa dice la musica. Scrivo perciò le parole basandomi su questo concetto. D'altronde, solo quando la musica e le parole dicono la stessa cosa arriva l'emozione».

A questo proposito, con quale altro musicista ha trovato lo stesso feeling?
«Ce ne sono tanti bravi, ma per me sono forse solo tre quelli che considero al vertice. Lucio, appunto, e poi Mango, artista straordinario che non ha avuto purtroppo la fama che avrebbe meritato. Basta ascoltare i suoi dischi per rendersi conto della forza straordinaria del suo canto e dei suoi arrangiamenti. Un altro personaggio geniale è Gianni Bella, che ha composto canzoni meravigliose come "L'emozione non ha voce", di cui ho scritto il testo, e che Celentano ha magnificamente interpretato. E in questo spettacolo racconto alcune nostre canzoni, come "Dormi amore", sempre cantata da Adriano».

Pochi mesi fa è stato candidato al Nobel per la letteratura. Come ha accolto la notizia?
«Sono veramente onorato dalla candidatura e della stima di tutte queste persone e istituzioni che l'hanno proposta, come il Ministero della Cultura, la Siae e la società Dante Alighieri. Non voglio pensare a come andrà, ma il solo fatto di essere stato candidato è molto bello».

Nel 92 ha fondato in Umbria il Centro Europeo di Toscolano, una struttura no profit che aiuta giovani artisti.
«È la scuola più importante d'Europa, con oltre 3mila diplomati, e ne vado fiero. Io non prendo nessun compenso: è un regalo che ho voluto fare al mio paese, all'arte e alla musica».

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