Mangini: «Oltre la verità l’essenza del reale»

Mangini: «Oltre la verità l’essenza del reale»
di Giorgia SALICANDRO
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Mercoledì 20 Luglio 2016, 20:08
Che la “tensione verso la realtà” abbia nuovamente inizio: sarà questo il saluto, e l'augurio, portato in dote alla Festa del Cinema del reale di Specchia all'apertura della sua tredicesima edizione. Ambasciatrice della “missione” affidata al cinema documentario sarà, questa sera, Cecilia Mangini, che insieme al direttore artistico Paolo Pisanelli alle 20.45 saluterà il pubblico di Castello Risolo.
Un lunghissimo percorso militante, quello di Mangini, vocato a interrogare le contraddizioni del presente nella sua evoluzione storica, è l'ideale “pilastro” delle nuove narrazioni del reale proposte dal festival, non a caso dedicato quest'anno a “Voci, incanti, tradimenti”. La lezione della pioniera della fotografia e del documentario, prima donna a imbracciare la macchina da presa nel secondo Dopoguerra, approda a Specchia insieme allo speciale showcase di “Cecilia Mangini. Visioni e passioni”, mostra fotografica itinerante a cura di Paolo Pisanelli e Claudio Domini, realizzata con il sostegno di Apulia film commission e già transitata dal Bef&st di Bari e dai Cineporti di Foggia e Lecce. Tredici anni di scatti - dal '52 al '65 - per carpire luoghi e volti potenti come icone, ma di cui tuttavia Mangini sottolinea piuttosto i conti che non tornano. Lo sguardo affilato di Alberto Moravia, Carlo Levi a confronto con se stesso davanti a uno specchio, Charlie Chaplin in una pausa dal proprio personaggio, come anche Curzio Malaparte, a riposo in un letto d'ospedale, l'amico di sempre Pier Paolo Pasolini in ascolto dei suoi “ragazzi di vita” a Monteverde: volti di artisti, scrittori, intellettuali colti nell'atto di porre, e di porsi, una domanda che resta necessariamente aperta.
Questa sera saluterà la tredicesima edizione di Cinema del reale. Qual è il suo augurio al cinema documentario oggi?
«Oggi la tensione verso la realtà è più che mai indispensabile, in un momento in cui c'è una forte tendenza allo psicologismo, all'individualità, al ripiegamento su piccoli fatti esistenziali. Questo non significa concentrarsi sulla realtà sociale in senso stretto: ciò che è importante è riuscire a far propria la realtà al punto da portarla agli altri, avere la capacità di coglierne gli aspetti che la rendono eterna».
È quindi una questione di “visione” della realtà?
«Fotografia e cinema consentono di “scavalcare” la verità e di arrivare a raccontare quello che è “veramente reale”, l'essenza di ciò che è accaduto e accade, e addirittura di prevederne i possibili sviluppi. Le arti visuali, la fotografia, il cinema, la scultura, sono un mezzo più sicuro, più importante, più affidabile per arrivare all'essenza delle cose: attraverso l'icona abbiamo l'immediata sensazione che la realtà sia “quella”».
Lavori come il documentario “Brindisi 66” o gli scatti alla Fiera del Levante “interrogano” il boom economico degli anni Sessanta. Che cosa cercava e, soprattutto, che cosa ha trovato?
«Inizialmente salutavo queste fabbriche come l'inizio di una nuova era per il Meridione, ma non è stato così. La vicenda è complessa: intorno alla classe operaia che si è formata in quegli anni è avvenuta un'importantissima promozione sociale: i figli degli operai, ad esempio, sono andati all'Università. Ma purtroppo, nonostante questo, ciò che resta è un atroce disastro ecologico. Bisogna stare attenti, mai accontentarsi dell'apparenza, cercare sempre le contraddizioni».
Se dovesse girare un documentario che racconti le contraddizioni del nostro presente pugliese oggi, dove andrebbe a cercarle?
«Nel 2013 ho girato “In viaggio con Cecilia” insieme a Mariangela Barbanente, raccontando le contraddizioni legate all'Ilva di Taranto. Ciò che sarebbe da fare oggi è un documentario su ciò che è successo a Taranto dopo quella straordinaria stagione in cui la città ha sentito che bisognava appropriarsi del proprio destino: un momento bello, vitale della città, la volontà di trasformare il racconto delle proprie disgrazie da lamentela a denuncia, che oggi è completamente scomparso, fiaccato da una serie infinita di decreti legge e ordinanze».
 
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